C’è una data, ed è quella del 13 aprile 2022: il giorno dopo il suo 43° compleanno e “per fatalità 13 è 31 al contrario”. Quello stesso 31 che ha indossato per 17 anni al Chievo Verona (maglia poi ritirata), dal 2002 al 2019, per un totale di 517 presenze e 139 reti con i gialloblù, e che indosserà anche nella sfida della sua Clivense contro il Pozzo. Sergio Pellissier è pronto a tornare in campo, “perché giocare almeno cinque minuti era una promessa che avevo fatto per dire di aver partecipato anch’io”, racconta.
La Clivense è la sua creatura, nata dopo varie vicissitudini e anche delusioni, un progetto ambizioso che gli sta dando soddisfazioni: i biancoblù guidano il girone B di Terza Categoria veronese con 9 punti di vantaggio sul Borgo S. Pancrazio (che ha una partita in meno) ed una sola sconfitta stagionale. “L’idea è quella di crescere il più possibile e concludere al meglio”, racconta il calciatore di Fénis. “Mi sto vivendo tranquillamente la vita da presidente, quando vado allo stadio me la godo. Ci sono tante responsabilità, è un impegno grosso ma la passione è quella di sempre ed è quella che aiuta. Quando provi affetto per una società, come ho sempre fatto anche da giocatore, ci metto del mio, a maggior ragione ora che la società l’ho fondata io insieme ad Enzo Zanin”.
Sergio Pellissier racconta di essere atleticamente “fermissimo da tre anni, muovermi è un‘impresa titanica. Ho fatto due allenamenti con la squadra, ne farò un altro la prossima settimana, me li farò bastare. Il giorno dopo il primo allenamento la schiena era un po’ acciaccata, dopo il secondo avevo fastidio alle ginocchia, infatti oggi mi sarei dovuto allenare ma starò fermo”.
L’annuncio ieri su Sky
Il valdostano aveva annunciato il suo ritorno in campo ieri ai microfoni di Sky Sport con simpatia: “Mi auguro di non fare brutta figura perché non gioco ormai da tre anni. La problematica più grande non è quella di correre, ma capire che non puoi più farlo come prima. Io basavo le mie qualità sullo scatto, ora devo gestirmi in altri modi. Mi auguro che la categoria mi aiuti a non fare brutta figura. Giocherò davanti, sono nato attaccante e morirò attaccante. Mi piace tirare, fare gol ed esultare: non so se ci riuscirò, ma ci proviamo”.
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