Bionaz ferma per un anno lo snowfarming: “Ma la tecnica funziona”

Una serie di circostanze complicate, tra il meteo e un impianto sottodimensionato, hanno spinto il sindaco Nicase ad una pausa per quest'anno. Previsto l'acquisto di due nuovi cannoni per la produzione della neve. Soddisfatti a Gressoney-La-Trinité: "Resa e funzionamento sono innegabili".
snowfarming bionaz
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Lo snowfarming funziona e vale la pena proseguire su questa strada. Lo pensano i sindaci di Bionaz, Valter Nicase, e di Gressoney-La-Trinité, Alessandro Girod, le uniche due località valdostane che adottano questa tecnica che, producendo neve artificiale durante l’inverno e coprendola con degli speciali teli dalla primavera, consente di utilizzarla ad inizio della stagione successiva per creare piste da sci di fondo (o biathlon). Una tecnica adottata già da diverse stagioni che quest’anno soprattutto per Bionaz presenta luci e ombre.

Alla località della Valpelline avevamo dedicato una parte del nostro dossier di dicembre 2024 sul cambiamento climatico. Nella primavera scorsa era stato coperto un cumulo di 3.800 metri cubi, che aveva consentito di aprire una pista da circa 1,2 km attorno al 20 novembre 2025. Quest’anno, a causa di una serie di circostanze complicate, Valter Nicase ha deciso di “prendersi una pausa di un anno”: “Il nostro impianto è sottodimensionato, con due cannoni se faccio il mucchio di neve non posso preparare la pista da fondo, e viceversa: o una, o l’altra. L’anno scorso siamo riusciti a tamponare grazie a due macchinari che ci ha prestato Brusson, mentre per l’anno prossimo abbiamo già perfezionato l’acquisto di due macchine usate da Madonna di Campiglio che sicuramente ci permetteranno di lavorare meglio”.

Quest’anno sono stati inizialmente accumulati 1.200 metri cubi, prima di prendere la decisione di fermarsi, “perché non c’erano più le condizioni, peraltro con diverse gare di mezzo tra cui i Campionati italiani Children che avevano ovviamente la priorità”. A creare problemi è anche l’alta temperatura dell’acqua dell’impianto, che esce a 5 gradi, motivo per cui conviene produrre la neve artificiale se ci sono temperature al di sotto dei -5°. Un altro elemento in ballo è la posizione del cumulo, che già l’anno scorso Nicase voleva rivedere: “Vogliamo spostarlo da lì in una zona più favorevole. Affideremo uno studio di fattibilità ad un professionista perché non sembra, ma a livello burocratico è tutto molto complicato: il mucchio di neve non è classificato come opera temporanea perché rimane fermo per più di 6 mesi, quindi per spostarlo da dov’è oggi c’è bisogno di tutta una serie di permessi e documenti. È un po’ una follia, ma è come fare una vasca dell’acquedotto”. Nonostante le complicazioni di quest’anno, “la tecnica funziona, bisogna continuare ad andare in questa direzione finché è possibile. Se tra una ventina d’anni non ci sarà più neve lavoreremo con lo skiroll, ci stiamo già attrezzando”, conclude con amara ironia Nicase.

Cumulo snowfarming Gressoney la Trinité
Cumulo snowfarming Gressoney la Trinité

Che lo snowfarming funzioni lo dice senza tentennamenti anche Alessandro Girod: “Inizialmente c’era un approccio un po’ scettico, ma la resa ed il funzionamento sono innegabili. E non solo perché ci permette di anticipare la stagione, ma anche perché aiuta a creare un ottimo fondo per la pista”. A Gressoney-La-Trinité si è partiti qualche anno dopo Bionaz: il primo anno è stata prodotta meno neve (attorno ai 4-5.000 metri cubi) ma se ne è persa anche meno, mentre l’anno scorso, a fronte di una produzione tra i 6-7.000 metri cubi, la perdita è stata attorno al 40-50% a causa dell’elevata piovosità.

Quest’anno abbiamo accumulato 11.000 metri cubi, molti di più dell’anno scorso”, commenta Girod. “Nel 2024 abbiamo scoperto il mucchio a metà novembre ma abbiamo usato poca neve perché poi ha nevicato. Quest’anno speriamo di aprire un anello di 1,5 km, ma tutto dipenderà dalle condizioni climatiche”.

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