Uomo, 43 anni, residente in Valle d’Aosta, diplomato: è questo l’identikit del maestro di sci valdostano tracciato dalla ricerca condotta da TurismOk per conto dell’Associazione Valdostana Maestri di Sci. Lo studio, realizzato attraverso la raccolta, elaborazione e restituzione infografica dei dati, ha offerto all’Associazione una fotografia del sistema-sci in Valle d’Aosta.
L’obiettivo era comprendere chi lavora sulle piste, passo fondamentale per lo sviluppo del settore. Dei 1600 professionisti attivi, la fascia più rappresentata – circa 800 persone – ha un’età compresa tra i 20 e i 39 anni. Gli over 40 sono 520. L’età media è di 43 anni, leggermente inferiore a quella delle guide alpine (47). Il maestro più anziano ha 85 anni, il più giovane 20. La componente femminile, che rappresenta il 25% del totale, contribuisce ad abbassare l’età media: il 39% delle maestre ha tra i 20 e i 30 anni.
L’81% dei maestri è residente in Valle d’Aosta, il 18,5% in altre regioni italiane e una piccola quota, lo 0,5%, all’estero (in Svizzera, Regno Unito, Belgio, Francia e Svezia). La conoscenza delle lingue è un altro punto di forza della categoria: 1233 maestri parlano almeno tre lingue (italiano, francese e inglese), 208 ne conoscono quattro, mentre 23 almeno cinque.
Il 43% dei professionisti è in possesso di un diploma di scuola superiore, il 15% ha conseguito una laurea triennale e il 22% una laurea magistrale. Tra i laureati, il 40% ha seguito percorsi formativi attinenti al turismo (19%), allo sport (19%) e alla medicina (12%).
La maggior parte dei maestri è specializzata nello sci alpino (77%), seguita da coloro che insegnano snowboard (14%) e sci di fondo (9%). Il 5,3% è abilitato in più di una disciplina. Solo l’11% dei maestri possiede una specializzazione specifica: 165 sono formati per l’insegnamento a persone con disabilità e 65 nel telemark.
La media stagionale delle ore lavorate nel 2025 è di 279, con il 40% dei maestri che supera le 300 ore. Il record individuale è di 850 ore. Il 30% dei professionisti offre piena disponibilità lavorativa durante l’inverno; il 33% considera quella del maestro di sci la propria unica occupazione stagionale. Altri si dichiarano disponibili in modo saltuario (26%), solo durante le festività (16%) o nei weekend (16%). Per questi ultimi, nel 67% dei casi l’attività da maestro si affianca a un altro lavoro invernale, prevalentemente nel settore turistico (31%), ma anche in altri comparti.
Durante l’estate, molti maestri di sci svolgono altre attività professionali. Il 40% possiede anche un’abilitazione come guida cicloturistica o di mountain bike, mentre altri sono accompagnatori di turismo equestre, guide alpine, allenatori, istruttori o guide escursionistiche e naturalistiche.
Sono 1012 i professionisti che operano all’interno delle 23 scuole di sci valdostane. La scuola più grande è quella del Monte Bianco, con 163 professionisti, seguita dall’Evolution di Pila con 91 maestri. All’estremo opposto si trovano le realtà più piccole, come Valgrisenche, con 5 maestri, ed Estoul, con 6.
Nel complesso, le scuole hanno erogato nel 2025 267.000 ore di lezione a oltre 94.000 clienti, concentrando il picco dell’attività nei fine settimana (22% il sabato, 20% la domenica). La clientela è composta per l’89% da italiani, inglesi, svizzeri, francesi e belgi.
I maestri di sci sono anche utenti degli impianti di risalita: 1359 hanno acquistato uno skipass. Il fatturato generato dalla sola categoria dei maestri è stato di 480.000 euro, pari allo 0,4% del fatturato complessivo delle società di impianti. Nelle ultime sette stagioni, il valore è cresciuto del 6,1%. I primi ingressi riconducibili ai maestri sono stati 93.000 (pari al 2,5% del totale), con un utilizzo medio stagionale dello skipass pari a 63,5 giorni.
La ricerca ha messo in evidenza anche le principali sfide del settore. La più urgente è la difficoltà nel reperire maestri nei periodi di alta domanda: il 70% delle scuole segnala criticità a riguardo. Il 50% ritiene necessaria una consulenza per migliorare la gestione amministrativa, mentre il 40% denuncia difficoltà fiscali. Solo il 60% utilizza i social media per promuoversi, mentre il 20% non adotta alcuno strumento promozionale, né utilizza il logo ufficiale.
Le attività estive sono limitate: solo il 10% delle scuole rimane attivo con proposte specifiche durante la stagione calda. Anche sul fronte ambientale, le iniziative di sostenibilità sono ancora marginali: solo il 10% delle scuole ha adottato misure in questa direzione. Sul piano logistico, il 30% segnala problematiche legate all’assenza di alloggi per i maestri e alla difficoltà di garantire continuità nel personale.
“Come presidente in carica, ritengo importante – alla luce dei cambiamenti in atto nella nostra società – fermarci a riflettere e rappresentare in numeri la nostra realtà”, spiega a corredo della ricerca Beppe Cuc, presidente dell’Associazione valdostana maestri di sci. “Il turismo è in continua evoluzione e per rispondere alle nuove esigenze dei nostri ospiti dobbiamo conoscere non solo il nostro magnifico territorio, ma anche ciò che possiamo offrire come professionisti. Questo lavoro è uno strumento prezioso, utile a comprendere chi siamo, cosa facciamo e a presentarci a chi non ci conosce. È rivolto soprattutto ai giovani e alla loro visione della professione, che unisce attività all’aria aperta e stile di vita sano. Le scuole di sci valdostane, fondamentali per lo sviluppo delle località turistiche, troveranno in questa indagine spunti utili per affrontare al meglio il mercato nazionale e guardare con attenzione alla crescita del turismo internazionale”.
L’auspicio dell’Associazione Valdostana Maestri di Sci è che questi numeri si traducano in nuove opportunità, rafforzando il ruolo della categoria come punto di riferimento per il turismo invernale della regione.




2 risposte
Non so chi le ha detto che il corso costi 20 mila euro, l’iscrizione ha un costo decisamente inferiore inoltre è possibile accedere ad un voucher di formazione erogato dal Dipartimento Politiche del lavoro e della formazione che copre l’80% dell’importo.
Mi sfugge inoltre in base a quali informazioni è arrivato alla conclusione che ci siano molti giovani maestri a cui interessa andare a sciare con lo skipass a prezzo scontato piuttosto che insegnare ( skipass che costa comunque più dei 200€ da lei menzionati ).
Concludo dicendo che il lavoro del maestro non è solo insegnare lo spazzaneve ai turisti.
Saluti
Mi piacerebbe che il presidente Cuc in persona leggesse questo commento.
Si dice che c’è carenza di maestri, ma io lo farei volentieri. Peccato che col sistema attuale messo in piedi anno dopo anno da maestri che probabilmente lo sono diventati almeno inizialmente al bar, adesso per diventare maestro bisogna iniziare a 5 anni. Bisogna fare agonismo, gare e punteggio Fisi. Bisogna passare una selezione difficilissima se non sei un ragazzo agonista e poi fare un corso che mi si dice che costa almeno 20 mila euro. Ragazzi che sono diventati maestri a mio avviso ce ne sono molti, ma a questi più che insegnare interessa andare a sciare con lo stagionale che pagano 200 euro alla faccia di quello per i comuni mortali che ne costa 1600. Questi ragazzi sono spesso stati spinti dai genitori a fare tutta la trafila, ma poi da grandi per altri motivi e probabilmente per propensione loro naturale finiscono per fare un’altra professione che evidentemente ritengono più interessante. Io scio da molti anni, faccio sci alpinismo, ho fatto sci ripido e scio anche a Telemark. Penso che avrei le capacità per insegnare lo spazzaneve ai turisti.