Che cosa racconta:
Una madre trentenne con una bambina di otto anni che corre ogni giorno per le strade di Roma, dalla periferia alla città, fa la parucchiera “porta a porta”. Fortunata è il suo nome, ma lo è solo nella vita. E' una donna che vibra, pulsa, lotta incessantemente per conquistare il proprio sogno: aprire un negozio di parrucchiera nel tentativo di conquistare la sua indipendenza e il diritto alla felicità.
Come lo racconta:
Castellitto torna a lavorare con sua moglie Margaret Mazzantini che firma una sceneggiatura originale. La protagonista ci viene subito presentata con una lunga inquadratura fissa solo sulle sue gambe il cui camminare senza sosta e sgraziato resta il tratto forte di tutto il film. Con lei percorriamo le strade di una Roma calda, deserta ed ostile, dove il disagio quotidiano non lascia spazio alla speranza. Jasmine Trinca costruisce il suo personaggio attorno all'elemento fondamentale delle zeppe alte e scomode.
Una curiosità:
Castellitto ha scelto come titolo Fortunata perchè è un aggettivo qualificativo femminile, ma anche il nome di una donna, e soprattutto un destino, anche se nel film ci sono uomini che non sono d'accordo sulla sua felicità.
Perché vederlo:
Sicuramente per il ruolo più maturo della carriera di Jasmine Trinca che ha vinto la miglior interpretazione femminile all'ultimo Festival di Cannes. Una pellicola che guarda al cinema italiano di ieri (Accattone e Mamma Roma di Pasolini), per parlare del nostro presente, non così diverso. Una nota di merito va anche ad Alessandro Borghi, nel suo essere troppo debole e dipendente per permettersi anche solo l'idea di un cambiamento.
Una battuta:
Lo psicologo a Fortunata: “Cos'è un gioco? – Sì, lei non gioca mai? – Sì… al Lotto. – Se non gioca lei, con questo nome. Fortunata.”