Siamo fuori tempo massimo, serve una legge contro l’odio
Per costruire il cambiamento sociale e culturale che tanto auspichiamo riteniamo opportuno portare lo sguardo, anche nella nostra rubrica, sul cosiddetto DDL ZAN che, approvato alla Camera dei Deputati il 4 novembre 2020, dopo mesi di ostruzionismo è in questi giorni in discussione al Senato.
Il DDL “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità” è un testo breve, 10 articoli in tutto, che punta innanzitutto a modificare l’articolo 604-bis e 604-ter del Codice penale sul reato di “istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa”, facendo però salva la libertà d’opinione. L’articolo 604-bis del codice penale prevede infatti “la reclusione fino ad un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro per chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi” e punisce “con la reclusione da sei mesi a quattro anni chi, in qualsiasi modo, istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”.
Con il DDL Zan si vuole estendere il reato anche a motivi legati a genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità, prevedendo la circostanza aggravante della finalità di discriminazione (modificando l’articolo 604-ter Cod. penale).
Di questo disegno di legge si è parlato e se ne continua a parlare molto, spesse volte a sproposito; molte sono state anche le manifestazioni svolte nel mese di giugno in favore della sua approvazione, anche ad Aosta. Al contrario, le motivazioni addotte per il suo affossamento ci paiono per nulla convincenti; l’unica certezza è che ad oggi, in Italia, una legge contro l’odio non esiste, consentendo di fatto l’impunità a chi offende anche pesantemente con termini misogini, omobitransfobici e abilisti e incita o agisce con comportamenti violenti per queste motivazioni.
Riteniamo che una legge che punisce i crimini d’odio per motivi basati sull’identità di genere non metta a rischio altre norme a favore delle donne; la stessa identità di genere è un concetto ormai acquisito nel nostro ordinamento giuridico e anche in molte convenzioni internazionali, ed è stata oggetto di alcune sentenze della Corte Costituzionale, e consenta di tutelare anche chi non si riconosce nel binarismo di genere.
Certamente riteniamo che sia necessario, oltre al piano normativo, procedere a scardinare stereotipi e cambiare modelli culturali, tenendo conto che sono passaggi difficili. Spesso si sente dire che un certo termine “suona male”, invece è solo una questione di abitudine: il linguaggio è fondamentale e sarebbe essenziale che a dare il buon esempio fossero le pubbliche amministrazioni e la scuola. Prevenire e lottare contro le manifestazioni di omofobia e transfobia nelle scuole e educare gli studenti al principio della pari dignità delle persone sono quindi assolute necessità, per garantire a tutti un clima scolastico sereno e una società più civile, giusta e inclusiva.
Il DDL Zan, ad esempio, non impone, insistendo sull’autonomia scolastica, l’organizzazione di eventi per il 17 maggio, la Giornata internazionale contro l’Omobitransfobia, ma questa può diventare una opportunità importante per tutte le scuole, anche paritarie, per coltivare un forte momento di riflessione sulle questioni del rispetto dell’alterità, dell’identità e dell’orientamento sessuale, in piena armonia con i principi di libertà sanciti dalla Costituzione e, in particolare, dall’articolo 3.
Fondamentale, nel provvedimento, è anche lo stanziamento di 4 milioni di euro all’anno per i Centri contro le discriminazioni motivate da orientamento sessuale e identità di genere, per prestare assistenza legale, sanitaria, psicologica, e anche vitto e alloggio alle vittime dei reati di odio e discriminazione.
In Valle d’Aosta l’Associazione Arcigay ha iniziato a raccogliere, attraverso un Google Form, disponibile sul sito e sulla pagina FB, alcuni dati relativi a episodi di violenza omobitransfobica. In questi mesi, pur nei limiti della condivisione e della diffusione, sono state raccolte circa venticinque testimonianze che, seppure statisticamente poco rappresentative, sono un primo tentativo di occuparsi di una criticità fina ad ora inesplorata: il 75% di chi ha compilato il modulo ha confermato di aver subito discriminazioni di carattere omobitransfobico, che vanno dagli insulti (62,5%), alle minacce (12,5%), al bullismo in ambito scolastico (12,5%), alla violenza fisica e percosse (12,5%). Più nel dettaglio, sono state raccontate situazioni di aggressioni e violenze sui mezzi pubblici, in locali come bar e ristoranti, a insulti urlati per strada. Nel 56,3% dei casi non c’è stato nessun intervento di aiuto e supporto da parte di terze persone. Il 50% delle persone che hanno compilato il Form ha un’età compresa tra i 19 e i 25 anni, il 43,8% dai 15 ai 18 e il 6,3% dai 36 ai 45 anni.
Ci pare importante, infine, sapere dal Senatore Lanièce, (senza voler mettere in discussione con questo la corretta e rispettabile espressione del suo pensiero), che parteciperà al dibattito in Senato, quale sia il testo condiviso a cui vorrebbe pervenire per dare la sua approvazione al testo del DDL Zan, come già sottolineato in risposta ad una lettera-appello dell’Arcigay Valle d’Aosta. Non ci è chiaro infatti cosa oggi impedisca al Senatore di seguire l’esempio della deputata Elisa Tripodi che ha dato voto favorevole al DDL Zan nel novembre 2020, quando era in votazione alla Camera.
Il DDL è semplicemente un testo che va guardato per ciò che contiene – e non per le paure irrazionali e immotivate che provoca, troppo spesso strumentalizzate – e per il sostanziale e concreto aiuto alle vittime di crimini di odio e discriminazioni che vivono ogni giorno un’enorme, e spesso solitaria, sofferenza in ogni ambito di vita.
Coloro che volessero fare segnalazioni anonime di discriminazione verso la comunità LGBT+ sul territorio valdostano possono compilare il form al seguente link