Una vita nel segno delle tradizioni e del teatro popolare: Giorgio Celesia se n’è andato e lascia un vuoto nel panorama culturale valdostano. Un volto, una mimica, un modo di interpretare il teatro popolare sempre riconoscibili e soprattutto inconfondibili, i suoi marchi di fabbrica erano questi, oltre all’attenzione maniacale, a detta di chi con lui ha recitato e vissuto, che metteva in tutto ciò che era teatro.
“Dello Charaban ne ho sentito parlare credo da quando sono nato – racconta Michel Celesia, uno dei figli di Giorgio che con lui ha recitato nel 2007 e nel 2008 sul palco del Giacosa -, e ricordo che quando mi chiesero di far parte del gruppo. E non fu lui a chiedermelo, lui mi disse solo che se avessi preso parte a questa avventura lo avrei dovuto fare seriamente, non per ridere“.
Insomma, lavorare per davvero e non per ridere, ma al tempo stesso far ridere, come sapeva fare lui che era però anche grande attore, come ricorda Sergio Jovial che con lui ha condiviso le scene per circa 30 anni: “Era in grado di interpretare ogni ruolo: valdostano o siciliano? Per Giorgio non c’era differenza, lui recitava qualsiasi ruolo e sempre con un impegno raro. Era qualcuno che teneva particolarmente alla tradizione e alla cultura valdostana, aveva un carattere un po’ burbero al primo impatto, ma sapeva anche essere di una sensibilità unica, qualità che lo rendeva speciale”.
A ricordare l’attore sono in tanti, la sua famiglia di sangue e anche la famiglia d’arte, quella benda dello Charaban che in queste ore si è stretta attorno a Michel e ai suoi famigliari, quel gruppo di attori che con Giorgio ha condiviso edizioni ed edizioni, sempre rincorrendo la risata e cercando di mantenere viva una tradizione e custodire il fuoco del teatro popolare che alimenta la cultura valdostana da sempre.
Era per Lo Charaban che Giorgio Celesia viveva, al ritmo delle battute ovviamente, come ricorda ancora Michel: “Non mancava mai una prova e per lui la settimana degli spettacoli era la Settimana Santa. Quando ha iniziato faceva il militare e ovviamente doveva rientrare in caserma a degli orari prestabiliti, ma il suo amore per il teatro popolare aveva addirittura convinto il maresciallo, suo responsabile, a firmargli dei permessi per rientrare dopo la mezzanotte nella settimana in cui si esibiva sul palco”.
“C’è poco da dire, forse perché c’è troppo e le parole mancano. Dopo anni passati insieme, come due fratelli non solo di palco, legati anche da grandi affinità caratteriali e culturali, mi sento vuoto e molto triste – spiega Mile Danna, uno degli storici della benda -. Ho troppi ricordi, troppi momenti da elencare; anche se Giorgio aveva smesso da qualche anno di recitare rimaneva sempre uno della famiglia con il quale ho condiviso tante feste, tanti momenti di vita e tanti anni, quasi 40, sulla scena insieme”.
E per chi lo ricorda non solo come attore, ma come vero federatore del gruppo, Giorgio Celesia ha fatto molto per rendere Lo Charaban quel rituale che ancora porta i valdostani a teatro, come ama sottolineare Flavio Albaney, altro amico che ha condiviso tante edizioni e serate con l’attore di Pollein: “Giorgio è stato anche importantissimo per le novità che apportò alle avanscene proponendo fiati e suonatori di fisarmonica in playback; era uno che nello Charaban credeva tantissimo e perché questo non fosse solo uno spettacolo, ma una vera festa collettiva, ideò la veillà che proponeva colazione e grande attesa per i biglietti il giorno prima della vendita. Insieme stravolgevamo spesso delle pièce e ci divertivamo a recitare, ma sempre con serietà e professionalità, la stessa che ha fatto sì che molti nuovi ingressi nella compagnia di teatro avvennero proprio grazie a lui che spesso urlava, ma altrettanto spesso piangeva di gioia“.
E dietro all’attore che tutti hanno apprezzato e che tutti oggi piangono, rimane anche il ricordo dell’uomo e del papà, racchiuso da una semplice frase di Michel che vale per tutti i suoi figli e che con poche parole serve a definire un tutto immenso: “Giorgio è stato un papà che non ci ha mai fatto mancare niente”.
I funerali avranno luogo nella chiesa di Pollein oggi, venerdì 15 novembre, alle 14.30.