“L’onestà fu il suo ideale, il lavoro la sua vita, la famiglia il suo affetto, l’aiutare il prossimo nella sua comunità la sua missione”. Sono le parole con cui i Volontari del soccorso di Châtillon e Saint-Vincent ricordano Enrico Perron, uno dei componenti storici della loro “famiglia”, morto negli scorsi giorni a 74 anni dopo una malattia.
In paese era noto non solo per l’attività a servizio della comunità, a bordo delle ambulanze e dei mezzi dell’associazione, ma anche come commerciante, per aver gestito la ferramenta in via Tour de Grange a Châtillon. Tanti, nella mattinata di oggi, coloro che si sono riuniti nella chiesa parrocchiale per l’ultimo saluto all’amico e conoscente.
Perron lascia la moglie Igea, il figlio Erik e il fratello Luigi, oltre alle nipotine che tanto adorava, e diversi altri parenti. Tra i numerosi messaggi di cordoglio che hanno popolato i social network dopo la notizia della sua morte, anche quello del medico dell’emergenza 118 Antonio Iriti, che proprio nella base di Châtillon dei volontari ha svolto numerosi turni di automedica, condividendo con loro tanta vita, professionale e non solo.
“Una bella persona che ha fatto tanto per la comunità, accompagnando e aiutando il sistema d’emergenza con la sua collaborazione costante. – ha scritto – Ci ricorderemo dei tuoi modi garbati e della tua grande disponibilità. Ho un grande dispiacere e mando le mie più sentite condoglianze alla famiglia e a tutti i volontari che hanno avuto il privilegio di collaborare con lui”.
Mauro Cometto, presidente dei Volontari della media valle, ha ricordato il collega pubblicando una foto dell’evento per i 40 anni del sodalizio, sottolineando che “i tuoi occhi lucidi esprimono tutto l’amore, la passione e dedizione che, per 43 anni di servizio, ti hanno contraddistinto nella nostra attività di volontari del soccorso e fatto amare da tutti noi”.
Di respiro più personale, ma anche chi scrive condivide con piacere un ricordo del compianto Enrico. E’ legato a diversi turni d’ambulanza svolti assieme, in particolare nella serata del martedì, quando un automezzo dell’associazione effettuava un turno ad Aosta. Una delle prime cose che mi ha insegnato Perron, a fianco dei consigli di carattere tecnico che non mancavano mai, sono state alcune formule per salutare e ringraziare i pazienti, in particolare in lingua araba.
Era il 2008 ed Intervenire a favore di cittadini di origini straniere era tutt’altro che infrequente e Perron, fiero appartenente della “vecchia scuola” dei volontari valdostani, aveva chiari soprattutto due concetti: che sulle ambulanze salgono solo persone e che un soccorritore non giudica, aiuta. Una lezione difficile da dimenticare e che si è riverberata anche nella vita senza la tuta da soccorritore.