Ford Mustang Bullitt, un mito lungo 50 anni
Ci sono vetture che diventano delle icone e sfuggono al trascorrere del tempo. Restano tali e immutabili, eppure sempre attuali. Basta qualche piccolo adattamento ai tempi e il loro fascino attraversa con naturalezza anni e, anche, decenni. Un esempio? La Ford Mustang, che abbiamo già recensito su queste colonne. Oggi è la volta del Model Year 2019, rivisitazione della sesta generazione, presentata nel 2015.
La forza della tradizione: cinquantacinque anni dall’esordio, centomila esemplari venduti all’anno, tre quarti negli Stati Uniti, di cui è ritenuta, a ragione, uno dei simboli, e non solo in tema di quattro ruote. È la vettura “americana” per eccellenza: grande, muscolosa e potente. Gli elementi di novità del MY 2019 sono, in particolare, il cofano spazioso abbassato di venti millimetri che rende ancora più “cattivo” il modello, in uno con le prese d’aria fissate sotto il paraurti anteriore. A livello di propulsori, il V8 da cinque litri sviluppa 450 cavalli per una velocità massima di 249 km/h e un’accelerazione da 0 a 100 km/h in soli 4″3; il 2.3 litri 4V in linea Ecoboost eroga 290 cavalli.
Ma a noi, catturati dai miti, interessa maggiormente la versione “Bullitt”. Nell’ottobre del 1968, quindi cinquant’anni fa, compariva al cinema il film “Bullitt”, che si aggiudicava l’Oscar per il miglior montaggio. Era la storia di un tenente di Polizia, Frank Bullitt, magistralmente impersonato da uno Steve McQueen in stato di grazia. Appartiene alla leggenda la sequenza degli undici minuti di inseguimento dell’uomo della legge, sulla Mustang, per la precisione una Fastback GT, su quelle montagne russe che sono le strade di San Francisco. Noi ragazzini, che sognavamo l’America, chiudevamo gli occhi e ci immaginavamo al fianco di McQueen su quella macchina stupenda.
Crediamo sia stato l’unico caso nella storia della cinematografia in cui un mezzo meccanico è assurto al ruolo di protagonista insieme agli attori in carne e ossa, il grande Steve e la splendida Jacqueline Bisset. Cinquant’anni dopo, la rivisitazione è riuscitissima. Il V8 5.0 litri, rivisto per l’occasione, vede la potenza incrementata di dieci cavalli, passando dai 450 del modello normale a 460 per una velocità massima di 263 km/h, e si giova del dispositivo dello scarico “Active Valve Performance Exhaust”, che ripropone il sound della progenitrice. La trazione è rigorosamente posteriore, come rigorosamente manuale è il cambio con il pomello bianco di allora ma ottimizzato attraverso il sistema “Rev – Matching”.
Sulla consolle, la schermata iniziale è a tema “Bullitt”. In Italia l’unico colore è il “Dark Highland Green”, proprio quello ammirato nel 1968, che si accompagna a dettagli cromati e cerchi in alluminio tipo Torq Thrust da 19″. La Brembo partecipa alla riedizione, dotando la “Bullitt” di pinze rosse per i freni, efficaci anche dal punto di vista estetico. All’interno, spiccano i sedili in pelle della Recaro che ci caratterizzano per le cuciture a contrasto. Notevole, per l’infotainment, l’impianto da 1.000 Watt della Bang&Olufsen, che dispensa piacere vero. Ogni esemplare (sessantotto in Italia) presenta una targhetta numerata. Prezzo del gioiello, euro 57.400.