Aborto, i numeri sull’applicazione della 194/78 in Italia e in Valle d’Aosta
La mozione, a prima firma del Consigliere leghista Andrione, che sarà discussa in Consiglio comunale di Aosta nei prossimi giorni, ha riaperto anche in Valle d’Aosta il dibattito sulla 194 e sulla sua applicazione.
Nel 2018 sono stati quarant’anni dalla sua approvazione avvenuta il 22 maggio 1978. La legge 194 regola le “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”, e per la prima volta in Italia depenalizza e disciplina le modalità di accesso all’aborto, considerato fino a quel momento un reato penale. Un argomento naturalmente molto spinoso, che tira in ballo questioni legali, etiche e religiose. Credo importante mettere da parte, per ora, le opinioni e lasciare che a parlare siano i dati, per capire qual è e quale è stato l’impatto della depenalizzazione dell’aborto e come è cambiata la situazione dall’approvazione della legge a oggi.
I numeri e qualche riflessione, che vi presento, sono estratti dalla Relazione trasmessa in questi giorni al Parlamento dal Ministero della Salute sull’attuazione della Legge 194/78 per la tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria di gravidanza.
Si tratta dei dati relativi all’anno 2017, raccolti dal Sistema di sorveglianza epidemiologica coordinata dall’Istituto superiore di sanità, dal Ministero della Salute, dall’Istat e da Regioni e Province autonome.
La prima considerazione che balza agli occhi, guardando i numeri, è che gli aborti sono in calo. Un trend che va avanti inalterato sin dal 1982. In particolare, nel 2017 le regioni hanno riferito un numero totale di 80.733 interruzioni di gravidanza, il 4,9% in meno rispetto all’anno precedente e il 65,6% in meno rispetto al 1982, anno in cui si è osservato il più alto numero di interruzioni volontarie di gravidanza in Italia.
La Ministra della Salute Grillo ha dichiarato che il tasso di abortività del nostro Paese è fra i più bassi tra quelli dei paesi occidentali
Il trend si conferma anche guardando indicatori che tengono conto del numero di donne in età fertile e del tasso di natalità. Questi indicatori, ossia il tasso di abortività (numero di interruzioni volontarie di gravidanza su 1000 donne tra 15 e 49 anni) è risultato pari a 6,2 per mille nel 2017 (-63,6% rispetto al 1982) e il rapporto di abortività (numero di interruzioni volontarie di gravidanza per 1000 nati vivi) ha visto una riduzione del 53,4% dal 1982 a oggi.
Si conferma l’influsso positivo della contraccezione di emergenza (pillola del giorno dopo o dei cinque giorni dopo) grazie anche alla disposizione che ha cancellato l’obbligo di ricetta per le donne maggiorenni e questo ha avuto anche una ricaduta positiva sugli aborti clandestini, che sarebbero anch’essi in calo.
I dati ci aiutano, tra l’altro, a capire quali sono le caratteristiche delle donne che fanno ricorso all’interruzione volontarie di gravidanza.
Il dato da evidenziare è che il ricorso all’aborto è diminuito in tutte le classi di età, in particolare tra le giovanissime. I tassi più elevati restano tra donne di età compresa tra 25 e 34 anni, in particolare le donne straniere hanno tassi di abortività più elevati rispetto alle italiane.
Un altro dato interessante è quello relativo agli obiettori di coscienza, cioè i professionisti sanitari che non praticano l’interruzione volontaria di gravidanza. Mentre gli aborti sono in calo, la percentuale di obiettori è rimasta più o meno stabile nel tempo: nel 2017 in Italia il 68,4% dei ginecologi e il 45,6% degli anestesisti era obiettore.
Anche per il 2017 è stata effettuata la rilevazione dell’attività dei consultori familiari per IVG. E’ stato richiesto, come per gli anni precedenti, il numero di donne che hanno effettuato il colloquio previsto dalla legge 194/78, il numero di certificati rilasciati, il numero di donne che hanno effettuato controlli post interruzione per prevenire l’abortività ripetuta.
Emerge un numero di colloqui superiore al numero di certificati rilasciati (48.769 colloqui vs 34.800 certificati rilasciati) che indica l’effettiva azione per aiutare la donna “a rimuovere le cause che la porterebbero all’interruzione di gravidanza”
In Valle d’Aosta, in valori assoluti, le IVG sono passate dalle 540 del 1982, alle 161 del 2017, la percentuale di ginecologi obiettori nel 2017 era pari al 17,6%, mentre tra gli anestesisti si sale al 25%.
Da rilevare il dato negativo per la Valle d’Aosta relativo ai tempi di attesa per il rilascio della certificazione e alla trasmissione dei dati per le attività legate all’IVG.
Forse quindi è di come rendere più efficienti i servizi che dovremo dibattere nella nostra Regione e su come le istituzioni, ai vari livelli, dovrebbero intervenire.
Antonella Barillà