Adaptations, le critiche dell’Istituzione scolastica Emile Lexert
A sostegno e a completamento di tutte le documentazioni che stanno argomentando in questo periodo la difficile situazione venutasi a creare per la realizzazione delle Adaptations, l’Istituzione Scolastica Emile Lexert contribuisce evidenziando a sua volta le criticità riscontrate in un anno e mezzo di lavoro
SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO
1. Per conseguire gli obiettivi di apprendimento nelle discipline non linguistiche (DNL) affrontate in lingua non italiana, gli insegnanti hanno dovuto: a. trattare anticipatamente i contenuti in lingua italiana; b. semplificare gli argomenti; c. dilatare i tempi necessari. Ciò ha comportato lo svolgimento di un numero di argomenti minore rispetto a quelli normalmente programmati;
2. Nella scelta dei supporti delle lezioni di DNL in lingua non italiana, gli insegnanti hanno dovuto scegliere tra due possibilità: a. utilizzare video, le schede e libri di testo con contenuti adeguatamente approfonditi, ma con un linguaggio troppo complesso; b. utilizzare video, le schede e libri di testo con un linguaggio adeguato rispetto alle competenze degli studenti, ma con contenuti troppo poco articolati;
3. Gli insegnanti hanno osservato un impoverimento nelle competenze in lingua italiana, in quanto: a. Il linguaggio specifico delle discipline, già difficile da far assimilare in lingua italiana, risulta trascurato, con conseguente impoverimento lessicale; b. In lingua italiana, a causa delle numerose ore dedicate all'insegnamento in altre lingue, si osserva una riduzione significativa dell'acquisizione delle competenze di comprensione, espressione e argomentazione;
4. Le fragilità di apprendimento e di comportamento degli alunni vengono amplificate, poiché le lezioni in lingua non italiana pongono tutti gli alunni al di fuori della zona di comfort;
5. Le istituzioni scolastiche non hanno più potuto gestire in maniera autonoma e proficua le ore di compresenza degli insegnanti di lingua, in quanto vincolate dal decreto assessorile 26729/55 del 20/12/2016. Tale situazione ha comportato una drastica riduzione delle attività di recupero e potenziamento;
6. La mancanza di un numero sufficiente di docenti disciplinari adeguatamente preparati in lingua inglese ha portato ad un sovraccarico di lavoro per tutti e ad un'organizzazione oraria frammentata e instabile per gli insegnanti di lingua inglese;
7. In conclusione, la sperimentazione, così come applicata, ha penalizzato tutti gli alunni che si sono trovati a metà del loro percorso scolastico (prima o seconda secondaria di primo grado) senza gli strumenti per poter affrontare un insegnamento in lingua come previsto dalle Adaptations.
SCUOLA PRIMARIA
1. I contenuti disciplinari previsti dalle indicazioni ministeriali risultano sviliti e ridotti, con conseguente impoverimento delle competenze in uscita, in alcuni casi già carenti;
2. L’utilizzo dell’inglese durante il 33% del monte orario complessivo di insegnamento delle educazioni penalizza un momento fondamentale della sperimentazione della lingua italiana in un contesto laboratoriale che prevede anche l’uso di un linguaggio settoriale (termini legati alle parti del corpo, alle diverse tecniche del disegno, al linguaggio musicale). Considerando che il restante 66% dell’insegnamento viene veicolato per metà tempo in lingua italiana e per metà tempo in lingua francese, ne consegue che l'utilizzo della lingua italiana in tale contesto è notevolmente ridotto, con ricadute negative nell'apprendimento, in quanto: a) Il minor uso della lingua italiana rallenta lo sviluppo dei processi cognitivi in particolare in classe prima elementare, dove è necessario avviare la letto scrittura, conoscenza di base dalla quale dipende la costruzione di altri saperi. Si precisa inoltre che alla scuola dell'infanzia e primaria numerosi bambini non sono di madrelingua né francese né italiana; b) Il minor uso della lingua italiana costituisce un ostacolo alla didattica inclusiva: gli alunni DSA e BES, sempre più numerosi, incontrano maggiori difficoltà di apprendimento; gli alunni provenienti da altre regioni d’Italia o da paesi non francofoni non hanno accesso ai saperi disciplinari veicolati in una lingua da loro poco o per nulla conosciuta;
3. Si è creata una frammentazione nel team docenti di modulo, in quanto la mancanza di un numero adeguato di docenti sufficientemente formati per attuare una didattica secondo la metodologia CLIL (LIVELLO B2) costringe l'Istituzione ad organizzare l’orario scolastico di alcuni insegnanti in modo troppo frammentario a discapito della efficacia didattica;
4. Le attività di recupero degli alunni in difficoltà e di potenziamento delle eccellenze sono state quasi del tutto eliminate, in quanto la maggior parte delle compresenze dei docenti competenti in inglese ora vengono utilizzate per l’affiancamento degli insegnanti delle educazioni; 5. Sono carenti, presso le scuole e nelle biblioteche regionali, i materiali cartacei e digitali essenziali per la didattica CLIL nella fascia d’età 6-10 anni.
Si sottolinea quindi, come già espresso da colleghi di altre Istituzioni scolastiche, l'inopportunità di un provvedimento di legge che, avendo come finalità ultima quella di produrre un arricchimento linguistico e lessicale dei ragazzi, determina invece un impoverimento delle competenze in tutte le discipline. In conclusione, gli insegnanti dell'Istituzione Scolastica Emile Lexert sono fortemente preoccupati che l'aumento delle ore di lingua inglese, sommate a quelle da svolgere in lingua francese, pregiudichi la qualità dell'insegnamento e l'effettiva preparazione degli alunni.
Pertanto si richiede all'Amministrazione di: sospendere la sperimentazione; ripristinare i progetti bi-plurilingue e condividere con il mondo della scuola le modalità di potenziamento delle lingue.