Egregio Presidente Lavévaz,
Sono un ex insegnante dell’Istituto Musicale in pensione dal 1° novembre scorso. Venerdì 18 novembre sono salito ad Aosta da Venezia in treno insieme a mia figlia di nove anni.
Arrivati alla stazione di Chivasso, alle ore 18:40, ho letto sul tabellone che il treno proveniente da Torino P.N. e diretto ad Aosta aveva un ritardo di 10 minuti. Poi il ritardo è aumentato progressivamente: praticamente alla terza fermata aveva già accumulato un ritardo di 30 minuti… Quando finalmente è arrivato si è presentato un altro problema: quello di riuscire a salire perché il treno era pieno come un uovo. Un signore che viaggiava regolarmente sulla tratta Milano – Nus, con aria sconsolata mi ha detto: “dovrebbe vedere quando inizia la stagione sciistica, tra sci, snowboard e bagagli, è un miracolo riuscire a salire!”
Io ero posizionato tra la bicicletta di un pendolare la mia valigia e questo signore che stava appoggiato alla sbarra di metallo dei primi posti a sedere. Con la mano anch’io mi tenevo alla sbarra per mantenermi in equilibrio, cercando di non toccare il mio “compagno di viaggio”, mentre mia figlia era in piedi in un angolino vicino al pulsante di segnale di pericolo. Il triste pendolare ha detto mia figlia: “stai attenta a non toccare il pulsante se no il treno si ferma e non riusciamo più a partire, è già successo!”. Arrivati finalmente ad Ivrea siamo riusciti a trovare un posto a sedere. Un viaggio da delirio, che si è concluso ad Aosta con circa 40 minuti di ritardo.
Per carità, può succedere qualche problema sulla linea, anche se è inammissibile che nella tratta Chivasso – Ivrea il confort del treno sia pari a quello di un carro bestiame, in un periodo in cui la pandemia ha solo “mollato” un pochino, ma non ha ancora concluso il suo passaggio!
Lunedì 21 novembre sono andato in stazione per il viaggio di ritorno. Ho preso il treno delle 14:40 per andare a Milano, dove dopo avrei preso Italotreno per Venezia.
Fino a Châtillon tutto regolare, peccato che in questa stazione (la terza!) il treno è stato fermo per 30 minuti. Il Capotreno era nella sala controllo della stazione di Châtillon per cercare di capire a quale santo si doveva votare. Poi, Dio ha fatto che siamo riusciti a ripartire. Appena ne ho avuto l’occasione ho chiesto al Capotreno cosa potevo fare, dato che a Chivasso avrei sicuramente perso la coincidenza per Milano, dove dovevo prendere il treno per Venezia: gentilmente mi ha detto di rivolgermi alla biglietteria di Chivasso perché lui, più di questo non poteva fare!
A Chivasso siamo arrivati con 54 minuti di ritardo (allego screenshot del cellulare), dove mi sono subito recato in biglietteria per capire cosa potevo fare. Ho segnalato il mio problema e la sola cosa che ho ottenuto è il rimborso del biglietto da Aosta a Chivasso per me e mia figlia: 11,50 euro! Mi sono dovuto comperare un altro biglietto Milano – Venezia a 73,50 euro, oltre ad aver perso il biglietto di Italotreno, altre 29,70 euro, che non era rimborsabile!
Vede dott. Lavévaz, io mi chiedo, è questa la Valle d’Aosta, Regione a vocazione turistica, che spende soldi per pubblicizzare le piste da sci, quando il problema è riuscire a raggiungerle con mezzi che non siano solo l’automobile?
Lei ha fatto parte del CdA dell’Istituto Musicale fino all’agosto 2019, giusto in tempo per deliberare gli acconti sugli arretrati dei docenti, un pasticcio che ancora non è stato risolto; tra conti sbagliati, acconti che devono essere restituiti o, come nel mio caso, di un “finto acconto” costruito ad hoc per essere portato in detrazione dagli arretrati dovuti, dire che vergognoso e fare un complimento.
Il problema non è avere una maggioranza risicata di 18 consiglieri con conseguente immobilismo, perché anche negli anni in cui avevate una maggioranza schiacciante non siete riusciti a fare una linea ferroviaria normale e ancora oggi, siamo nel 2022, non c’è un treno diretto che colleghi Aosta con Milano.
Egregio dott. Lavévaz, quando le avanza un po’ di tempo si faccia un bel giretto su questo treno delle meraviglie con tanto di annunci bilingui, magari nelle fasce orarie di punta e si ricordi che il mondo non finisce a Pont-Saint-Martin, ma… inizia!
Paolo Manfrin
Una risposta
Tutti i giorni è strapieno, so di persone che non sono riuscite a salire. Ma perchè non mettono una carrozza in più? E’ sempre pieno, significa che le persone hanno bisogno e usano volentieri questo servizio che, tra l’altro, riduce anche l’inquinamento. Per il resto parole sante quelle scritte. Anni di nulla, anche quando eravamo strapieni di soldi.