Della scomparsa della Valle d’Aosta e degli autonomisti già scomparsi

Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni di un nostro lettore sullo stato di salute dell'autonomia valdostana.
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I lettori di Aostasera

Se mai ci si arriverà, la Réunion rischia di non trovare più la Valle d’Aosta. D’altra parte non dovranno cercare lontano le responsabilità, sarà sufficiente chiedere conto ai “colonnelli” della nuova-vecchia Union e agli altri presunti autonomisti al Governo che tutti insieme stanno facendo di tutto, purtroppo,  per facilitare il lavoro a chi la Valle d’Aosta la vuole cancellare.

Difficile dire se siamo di fronte a dinosauri ormai fuori dal tempo, certo è che la Giunta Testolin passerà alla storia come uno dei momenti più bassi dell’autonomia valdostana, sperando che non ne sia anche il funerale.

Chissà dove hanno letto negli scritti di Chanoux, quelli che dovrebbero esserne gli interpreti moderni, che nei concorsi regionali l’ordinamento della Valle d’Aosta non deve essere tra le materie d’esame oppure che il francese è improvvisamente diventato il male della sanità valdostana e non un “atout” (ops…), però poi buttano lì accordi con ospedali dall’altra parte della frontiera e si stupiscono se i nostri operatori sanitari trovano lavoro (e soddisfazioni) nel vicino Valais.

L’assoluta incompetenza diventa poi clamorosa in materia di infrastrutture, tra chiusure del Monte Bianco programmate, annullate e poi accorciate sempre subendo e mai facendo sentire la voce della Valle d’Aosta anzi lasciando senza nessun imbarazzo Cirio parlare di Monte Bianco, minacce di chiusura del traforo del Gran San Bernardo da parte della società concessionaria vallesana ormai esasperati dall’inesistenza della controparte valdostana, e non va meglio pensando alla ferrovia che perderemo per tre anni per risparmiare cinque minuti di viaggio, al fantasmagorico tram-treno fino a Courmayeur l’equivalente del people-mover di qualche anno fa, o ancora a Cime Bianche fulgido esempio di presa in conto del cambiamento climatico…

Finito? Neanche per sogno. Dopo l’abbandono della Valle dei grandi fornitori di servizi (telefonia, gas, ecc..) che ormai sono entità immateriali contattabili solo con le “apposite app”, ora anche lo Stato cancella la Regione Autonoma Valle d’Aosta e abbandona, nel silenzio dei nostri rappresentanti, i cittadini valdostani: l’Ispettorato del Lavoro è diventato “area metropolitana Torino – Aosta”, l’Inps e l’Inail probabilmente ripiegheranno presto su Torino, la Ragioneria Generale dello Stato lo ha già fatto da tempo.

E per concludere in bellezza nessuno ha trovato il tempo e il coraggio di chiarire a quelli che la memoria storica cercano di cancellarla, che ci sono voluti morti e distruzioni per cancellare l’offesa di Porta Littoria e tornare a La Thuile e che la toponomastica è cosa seria, per cui i valdostani possono risiedere in Frazione Le Breuil di Valtournenche e loro, in tuta assolutamente nera e lucida, possono tranquillamente continuare a sciare nel comprensorio di Cervinia.

Si sarebbe anche potuto segnalare alla Ministra Santanché – ma il nostro Assessorato del Turismo latita come sempre – che dovrebbe trovare il tempo, tra un Twiga e un aeroporto a Cortina, di controllare il mirabolante sito del Ministero del Turismo “Italia.it” che, oltre a continuare a mancare della versione francese e a perseverare invece in strafalcioni senza pari, mette in bella mostra per la Valtournenche una bellissima foto del Cervino… dal lato di Zermatt……

Insomma, la fine della Valle d’Aosta si avvicina velocemente, resterà solo lo Charaban, ma probabilmente sarà in calabrese per avere ancora un pubblico pagante…..

Lettera firmata

5 risposte

  1. Finché non usciremo dall’autoreferenzialità del microcosmo autonomista, non andremo da nessuna parte. Anche perché, e su questo occorre non essere ipocriti, dobbiamo guardarci bene in faccia e ammettercelo: la maggior parte di coloro che siedono oggi nell’aula di palazzo regionale, in Piemonte non sarebbero assunti nemmeno per fare gli uscieri al palazzo della Regione. Quindi io non starei a scomodare Cirio. Anzi ben venga che ci sia qualcuno in grado di portare anche i nostri problemi a Roma, perché se aspettassimo i nostri amministratori pubblici e i nostri due parlamentari, il rischio è che il Traforo del Monte Bianco venga chiuso per non riaprire mai più.
    Siamo dei provincialotti che hanno tanto da imparare. L’ombelico del mondo non è qui.

    1. Anch’io concordo con questo messaggio che a me pare efficace. La specificità va tutelata, i motivi ci sono ma occorre uscire dal piccolo cabotaggio e da un’inconcludente autoreferenzialità. Secondo il mio parere, la Vallée, malgrado la sua ridotta popolazione, ha delle potenzialità incredibili da valorizzare e sviluppare per la sua storia invero originale e per la sua bellezza incomparabile. Uno scrigno di gioielli.
      AostaSera ha fatto benissimo ad aprire queste riflessioni.
      Io non sono Valdostano ma amo questa Regione tous azimuts.
      Saluti a tutti, Mars

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