Sono passati diversi mesi da quando ho partorito e mi sono chiesta molte volte se avrei dovuto condividere la mia esperienza o semplicemente evitare di parlarne e provare a dimenticarla. Io ho avuto una gravidanza fisiologica senza nessun tipo di complicazione e dopo aver superato di due settimane il termine, insieme ai ginecologi che mi hanno visitato abbiamo optato per l’induzione. Dopo un primo approccio più blando tramite farmaco la situazione stava andando avanti a rilento.
Hanno quindi deciso dopo 12 ore di ricovero di portarmi in sala parto per iniziare a somministrare l’ossitocina. Dopo altre dodici ore di contrazioni ero pronta per spingere ma il bambino non era posizionato correttamente. Per altre sei ore hanno provato a spostarlo tramite manovre dolorose e invasive che sono risultate inefficaci. Dopo 18 ore di sala parto più le 12 precedenti in reparto sono arrivata al punto di essere stremata. Per mia fortuna le mie condizioni e quelle del bambino erano ancora buone, ma il posizionamento del piccolo era peggiorato ulteriormente. Io non ero più lucida e in mente avevo solo di riuscire a farlo nascere.
Per fortuna mia madre e il mio compagno mi hanno parlato e fatto capire che stavo iniziando a tirare troppo la corda. In questa situazione il medico di turno non ha preso posizione e ha lasciato che fosse l’ostetrica a guidare tutto il parto. Abbiamo dovuto discutere con l’ostetrica e supplicare di portarmi in sala operatoria per un cesareo. Io non ero più in grado di sopportare il dolore, mi sentivo svuotata e sconfitta. Dopo tutte quelle ore di fatica e dolore non potevo ancora vedere mio figlio. Dall’ecografia hanno poi confermato che non fosse possibile proseguire con un parto naturale. Ascoltando le storie di altre mamme ho capito che queste situazioni si creano solo quando alcuni operatori sono in turno.
Ho deciso di condividere questa esperienza perché vorrei che venissero seguiti dei protocolli uguali per tutti e che una madre non debba sperare di essere in sala parto con il medico “giusto” che sappia fermare l’ostetrica che a tutti i costi deve proseguire per un parto naturale. Io e mio figlio non abbiamo avuto problemi anche dopo tutte quelle ore di travaglio ma comunque prolungare un parto per così tanto, ancora di più se indotto, è rischioso. Da quello che continuo a ascoltare confrontandomi con altri genitori, queste situazioni si ripropongono da anni. Sapevo benissimo che il parto fosse un’esperienza complessa e dolorosa ed ero pronta ad accettarlo, ma non credo sia giusto mettere a rischio la salute di un neonato e della madre solo per raggiungere a tutti i costi un “parto naturale”
Lo spazio della sala dovrebbe essere un luogo di ascolto e attenzione nei confronti dei bisogni della madre e del bambino e per me e per tante altre donne non è stato così.
Lettera firmata
La ricerca di un figlio può essere lunga, faticosa, a volte persino disperata. Tante prove da superare, tante delusioni da affrontare. Poi, finalmente, la luce: un test positivo. Una gioia immensa, impossibile da descrivere a parole. Una gioia che, dopo nove mesi, ho potuto stringere tra le braccia. Ma è stata una conquista sofferta, segnata da un parto durissimo, che mi ha lasciata senza forze e con una paura profonda, condivisa anche da mio marito. A un certo punto, ho davvero pensato che non ce l’avrei fatta. Quelle venti ore trascorse in sala parto sono sembrate infinite. Non so nemmeno da dove iniziare per raccontare ciò che ho provato. So solo che, per fortuna, il corpo femminile ha una forza straordinaria: quella di riuscire a dimenticare gran parte del dolore, una volta che si tiene in braccio il proprio bambino.
Ma chi era accanto a me – mio marito – ricorda ogni dettaglio e mi ha aiutata a ricostruire questo pezzo della nostra vita. Non voglio entrare troppo nei particolari, ma sento il bisogno di dire una cosa: mai avrei immaginato un parto così. Nel 2025, trovo assurdo portare una donna all’estremo, insistere su un parto naturale quando non ci sono le condizioni per portarlo a termine. Dopo diverse stimolazioni, le contrazioni non arrivavano, o erano troppo deboli. Eppure mi sono ritrovata a dover spingere senza contrazioni. A quel punto, quando il cesareo non era più un’opzione, l’unica “salvezza” è stata l’episiotomia, l’uso ripetuto della ventosa e la manovra di Kristeller, sia per far uscire il bambino che per espellere la placenta. Alla fine mio figlio è venuto alla luce. Per fortuna.
Ma in quei momenti, sì, ho pensato anche al peggio. E purtroppo, una volta arrivata in reparto, le cose non sono migliorate. Le attenzioni per una donna sfinita, dopo ore in reparto e un parto così duro, sono davvero poche. E la cosa più difficile da accettare è che non è permesso avere accanto una persona cara. Dopo venti ore in sala parto, vi assicuro che ne avevo un bisogno vitale. Ma non solo per me: avevo anche un neonato da accudire, perché non è più previsto che i bambini restino al nido. Mi chiedo: è davvero questa la vicinanza che si offre a una neomamma, che ancora non conosce nulla di questo nuovo mondo?
Mi sembra che stiamo tornando indietro, non andando avanti. E mi dispiace immensamente, perché il ricordo del parto dovrebbe essere indelebile per la gioia… e invece lo sarà, per me, per il dolore. Spero davvero, con tutto il cuore, che queste parole possano arrivare a chi di dovere. Che si possa trovare una soluzione, o almeno rivedere alcune modalità, affinché il parto possa essere vissuto con più serenità, dignità e umanità.
Lettera firmata
8 risposte
Io ho avuto 3 figli e nel 2002 e 2017 l esperienza è stata molto pisitiva. L ultimo nel 2022 un incubo, nonostante in fase di visita presso ricovero ho acconsentito ad una eventuale epidurale in fase di travaglio mi è stata negata( ma su, come puoi chiederla, dopo averne fatti 2 il terzo è una passeggiata…. così mi è stato risposto) e durante il parto dopo 2 ore mi hanno fatto uscire il bambino con tutto il sacco integro e solo dopo essere uscito lo hanno rotto… nato ” con la camicia” dicono… ma io mi chiedo se possa essere possibile far soffrire così tanto…. ero sfinita…. e dopo che il medico mi ha subito prescritto il latte artificiale perché il bimbo era piccolo ho dovuto subire un intero pomeriggio di “massaggi” perché non era possibile che non avessi un minimo di montata lattea …. tutto questo perché l infermiera e l oss di turno erano contrarie all aggiunta…. dopo 4 ore dove non c è stato un minimo segnale mi hanno dato l aggiunta, solo perché il bambino continuava a piangere… ma mi hanno continuato a dire che ero io che non ero capace a farlo attaccare al seno😪 esperienza assolutamente negativa!!
Parlo per mia esperienza personale, forse sono stata fortunata, ma dubito fortemente si tratti di fortuna! Purtroppo si tempo ne ho passato un bel po’ in ospedale e ho avuto il piacere di conoscere quasi tutte le ostetriche,infermiere ,OSS e medici e posso solo dire che mi hanno sempre supportato, consolata e aiutata in qualsiasi momento io ne ho avuto bisogno. Non hanno mai esitato un attimo a tenere la mia bambina al nido perché io avevo bisogno di fare una doccia o riposare un po’ tranquilla, anzi ero io a non voler lasciare la piccola perché la volevo con me.! Forse la mia è stata fortuna.. chissà! Ma io ringrazio tutti i dipendenti dell’ospedale bouregard di Aosta per aver reso la mia lunga permanenza in ospedale un po’ meno triste!
Nel 2013 ho avuto una figlia.
Ho perso le acque alle 23:00, ho iniziato ad avere le contrazioni alle 17:00 del giorno dopo e ho partorito alle 15.00 di quello seguente.
Dal momento in cui ho avuto le contrazioni sino al parto, ogni ora facevo il punto della situazione con le ostetriche. Alla mezzanotte del secondo giorno mi hanno proposto di dormire un pò con una piccola dose di morfina.
Dal mio risveglio in poi, sono stata visitata tutte le ore e a dilatazione adeguata mi hanno chiesto subito se desideravo l’epidurale.
Al mio sì, 5 minuti dopo è arrivato l’anestesista.
Poco prima della nascita mi hanno chiesto se desideravo allattare il bambino, una scelta personale a cui mai nessuno, dalle ostetriche al ginecologo, aveva dato giudizio o parere alcuno .
Non avevo ancora scelto. Con molta dolcezza mi é stato proposto di tenere il bimbo in braccio e decidere in quell’istante.
Non ho sofferto. Sono stata curata e coccolata.
Le 10 ostetriche che si sono alternate in quelle 35 ore sono venute tutte a salutarmi dopo il parto.
Ero in Francia, a Grenoble.
GRAZIE per le testimonianze.
Queste mamme dimostrano resilienza; non tutte hanno le risorse per metabolizzare dei traumi del genere e le conseguenze nel tempo possono essere drammatiche.
Siccome il n. di cesarei è un indicatore di qualità in ostetricia, bisognerebbe che chi di dovere accerti che i comportamenti citati non siano frutto di un sistema di incentivi, e che i professionisti vengano messi nelle condizioni di agire secondo le migliori evidenze scientifiche. Considerando, inoltre, che l’umanità non è un ingrediente opzionale, ma insito nella professionalità.
Per non parlare del terrorismo sull’allattamento al seno.
Mia figlia dopo un’esperienza non felice ad Aosta è andata a Biella a partire tutto un’altro mondo….
Ho fatto tre cesarei e ancora ringrazio i medici per aver evitato il parto naturale che alla fine vogliono solo le ostetriche, anche quando ci sono situazioni molto complicate. E spesso e volentieri le ostetriche non hanno figli, chissà perché…
Eppure la Vda si sente all’altezza di tante situazioni e se ti permetti di fare dei commenti sembra che tu sia il polemico di turno. Si parla francese in valle? Allora andate a vedere cosa fanno alla maternità di Bourg St. Maurice. Rai vda fa dei servizi in francese, colga l’occasione e vada ad intervistare i neo genitori della Tarantaise. Mia figlia è stata seguita come una principessa e suo marito è rimasto in camera con lei per 3!notti