Quando la mensa diventa un ostacolo: nostro figlio e l’ADHD

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una famiglia con un figlio ADHD - DOP: "Nostro figlio è come tutti gli altri. Per il quarto anno di fila siamo alle prese con la lotta per trovare qualcuno che abbia le competenze per occuparsi di lui in un'ora e mezza di mensa".
Mensa
I lettori di Aostasera

Nostro figlio è come tutti gli altri. E ne siamo assolutamente convinti. Eppure, sembra che la società senta il bisogno di escludere, ghettizzare e punire chi ha una divergenza, chi non rientra nei canoni standard imposti e accettati.
Nostro figlio è un ADHD – DOP. Sappiamo che in Valle d’Aosta esistono dei bambini come lui e che le famiglie, come la nostra, si trovano spesso in difficoltà, rimbalzate da una istituzione ad un’altra per qualunque cosa, perché, parliamoci chiaro, per la società questi bambini sono un problema da risolvere.

Anche noi, tre anni fa, abbiamo dovuto fare i conti con questi acronimi che di fatto, fino a qualche giorno prima, non sapevamo cosa significassero e cosa comportassero. L’ADHD il cui acronimo significa Attention Deficit Hyperactivity Disorder (Disturbo da deficit di attenzione e iperattività) e il DOP – Disturbo Oppositivo Provocatorio, sono due disturbi del neurosviluppo che colpisce bambini, adolescenti e adulti, causando difficoltà nell’attenzione, impulsività e iperattività.

Detta così, sembra una cosa assolutamente vivibile. Una situazione cui far fronte senza grandi problematiche. Cosa sarà un bambino che ha “l’argento vivo addosso”? Vi assicuriamo che la realtà è totalmente diversa.

Un bambino ADHD ha un cervello che funziona in maniera diversa dai cosiddetti normotipici. I bambini, e comunque le persone ADHD, hanno una mente brillante ma che processa contemporaneamente mille idee, mille pensieri e spesso, queste persone, sono frustrate perché non hanno un attimo di tregua. Il loro cervello è in continuo movimento. Come il loro corpo. Immaginate un ragazzino che si sveglia alle 6.30 del mattino e che fino alle 21 non si concede un attimo di riposo. Non perché non voglia farlo, ma perché non gli è permesso, spesso. Da se stesso.

Ma l’ADHD ha anche altre sfaccettature, spesso poco gradite alla società, ma vi assicuriamo anche a noi genitori che ogni giorno combattiamo con loro, per loro e a volte contro di loro, per spiegare regole e motivazioni. Senza voler scrivere un trattato, considerando che noi non siamo degli specialisti, vi parliamo del nostro di bambino. Quasi 10 anni. ADHD – DOP e frequentante la quarta elementare.

Per il quarto anno di fila siamo alle prese con la lotta per trovare qualcuno che abbia le competenze per occuparsi di lui in un’ora e mezza di mensa. Siamo a fine anno e a 20 giorni dalla conclusione dell’anno scolastico, senza un preavviso dettato anche solo dalla cortesia, abbiamo ricevuto una email che ci avvisava (era giovedì 8 maggio 2025) che da lunedì 12 maggio 2025 lui non avrebbe più avuto accesso alla mensa, liquidandoci con un “il Comune, consapevole del disagio che questa decisione comporta per la famiglia del minore…”.

No, il Comune non sa cosa vuol dire. La cooperativa ha cercato una soluzione, non possiamo certo negarlo, ma la persona che lo ha seguito da gennaio fino a pochi giorni fa, di sicuro non aveva le competenze, per quanto eravamo convinti che fosse riuscita a creare con lui un bel rapporto. Eppure, ci spiace dirlo, queste cooperative partecipano a delle gare d’appalto e spesso garantiscono ai bambini disabili la presenza di persone FORMATE e competenti.

È il quarto anno che si va avanti così. Il quarto anno che delegano i genitori a cercare una persona in grado di accompagnare nostro figlio nell’ora e mezza di mensa, dichiarando che “non abbiamo personale specializzato”. A che pro, quindi, fare promesse che non possono essere mantenute?

Dichiarare di avere dei professionisti in grado di essere un punto di riferimento, un soggetto che educhi all’integrazione e che non costringa il ragazzo a pranzare con i dipendenti comunali e l’assistente, lontano dagli altri bambini Come madre, vi assicuro, che reagirei anche io male a sentirmi perennemente esclusa. È sicuramente più semplice tenerlo lontano dagli altri bambini. Ma non fa bene a lui. Credete che, ADHD e non ADHD, sentirsi sempre la mela marcia o la persona sacrificabile, il capro espiatorio aumenti l’autostima di qualcuno?

Il primo anno, era in seconda elementare, c’erano dei professionisti anche durante il servizio mensa ed è stato palese che le cose andassero bene. Mai una segnalazione, mai un problema comportamentale. C’erano persone in grado di capire, di guidare, di imporre delle regole ma senza escluderlo. Ma, anche in quel caso, è stata la nostra psicoterapeuta, nonché nostra amica ormai visto che lo segue da molto tempo, a trovare dei nomi, delle persone che sapessero fare e che non avessero paura di lui.

Ed ancora per altri due anni, sia a settembre che a fine scuola, lo stesso identico problema: non abbiamo personale formato e specializzato. La Dirigente scolastica ha tentato di portare all’attenzione degli assessorati la situazione, chiedendo supporto. Il Comune dove viviamo ha cercato soluzioni che, in realtà, non era tenuto a trovare, non essendo lui firmatario del contratto con i referenti del servizio mensa. E di questo, come famiglia, non potremmo mai ringraziare abbastanza.

Il corpo docente conosce nostro figlio e lotta ogni giorno per i suoi diritti. E le aziende dove noi lavoriamo, grazie al cielo, sono fatte da persone che hanno compreso le nostre problematiche e che ci stanno venendo incontro perché, diciamocelo chiaro, l’alternativa è che uno di noi genitori si licenzi per poter coprire un’ora e mezza al giorno. Ma non è scontato.

Sappiamo che come noi, ci sono tantissime famiglie nella nostra situazione. E noi lottiamo. Per nostro figlio, ma anche per tutti quei bambini, quei genitori che non hanno voce. Che hanno perso le speranze. Che ormai sono stanchi di sentire il peso del giudizio degli altri, di sentirsi giudicati da chi liquida la situazione con “i vostri figli sono maleducati” o peggio ancora “ma voi non vi occupate di loro”.

Fosse così, non saremmo qui oggi. A portare avanti una battaglia che chiede inclusione. Ma vera inclusione e non la giornata dei calzini spaiati di cui tutti parlano ma che il giorno dopo viene dimenticata. Noi con quei calzini spaiati li indossiamo 365 giorni all’anno, 24 ore su 24.

Lettera firmata

5 risposte

  1. Più di vent’anni fa a mio figlio veniva diagnosticato un disturbo di iperattività e come madre di un bimbo “problematico” mi sono sempre sentita messa all’angolo dalla maggior parte dei genitori ma pensavo che i tempi fossero maturi per un cambiamento ovviamente non è ancora così. Le Istituzioni in tutto questo tempo come mai non hanno investito fondi per supportare le famiglie che si trovano ad affrontare mille problemi soprattutto nell’ambito scolastico???

  2. Pienamente d’accordo!!!
    Stessi identici problemi avuti in passato o avuti con vari centri estivi o sport a cui mio figlio, stessa età, per anni ha voluto partecipare, ma escluso per il personale non formato e specializzato!!
    Credo che MAI riusciremo ad essere ascoltati e capiti come genitori.
    Non molliamo!!

  3. Purtroppo il nostro sistema scolastico e i servizi annessi non sono proprio compatibili con chi ha una diagnosi ADHD. Per esempio come possiamo
    immaginare di gestire questi studenti tenendoli seduti ore e ore, potendo svolgere pochissima attività fisica e manuale (e non diteci che basta farli uscire 2 minuti ad ogni cambio d’ora!) ? Non ci sono neanche spazi per loro. Non c’è personale formato. Anche gli insegnanti più sensibili alla tematica si sentono frustrati perché si rendono conto che nonostante la buona volontà , la scuola italiana così com’è organizzata non è fatta per chi è iperattivo… Eppure qualcosa si deve fare! Non possiamo lasciare sole né le famiglie né le scuole che hanno studenti con ADHD. È un problema di tutti e va affrontato mettendoci le risorse e le competenze necessarie (bilanciando anche il monte ore delle discipline teoriche con quelle più fisiche e manuali … ne beneficerebbero anche gli altri studenti)

  4. Salve proprio oggi mi sto informando x fare un corso da privata chiaramente ma ho scoperto che in valle non esiste ….siamo fuori dal mondo anche se vuoi aggiungere competenze …non ho parole

  5. Salve mi chiamo Coralie Dayne sono educatrice specializzata in disabilità. Lavoro come educatrice in Svizzera ma il martedi e il mercoledì sono a riposo e sono in valle d’Aosta. Se posso dare un aiuto questa famiglia per un’ora a pranzo posso rendermi disponibile. È una realtà. Non ci sono persone formate correttamente. In Valle d’Aosta si continuano ad assumere come educatori di sostegno personale non formato e non competente. Si offrono contratti di lavoro vergognosi (uguali a qualsiasi altra persona non formata, o con una formazione in un altro ambito, perche si pensa che il nostro mestiere non abbia valore, che chiunque possa farlo, che sia facile. Questi sono i risultati) a persone che hanno dedicato anni, soldi e tempo a formarsi, rendendo l’opzione dell’andare all’estero per lavoro non più una scelta, ma un’obbligazione se si vogliono vedere riconosciuti i propri sforzi, le proprie competenze ed il proprio valore.

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