In questi giorni si parla molto del traforo del TMB, di come poter rendere tale collegamento affidabile, intendendo con questo l’ipotesi che venga realizzato un secondo tunnel.
Al di là delle posizioni solo ideologiche è necessario affrontare con serietà e realismo tutte le soluzioni che possano garantire un collegamento affidabile e sicuro, ma senza che queste comportino l’ampliamento delle capacità di transito (in coerenza con la Convenzione delle Alpi). Anche quella di una seconda galleria, in grado di separare in sicurezza i flussi di traffico e alternativa alla prima in caso di una sua chiusura. Ed è infatti in questa direzione che si sono mossi tutti i principali tunnel stradali nell’arco alpino (traforo del Frejus, tunnel stradale del San Gottardo). Significativo che anche l’elettorato elvetico, notoriamente virtuoso ed attento alle tematiche ambientali, ha detto “sì”, tramite un referendum, alla costruzione di una seconda galleria stradale, e lo ha fatto, non certamente per aumentare il transito dei mezzi pesanti, ma bensì incrementare la sicurezza del tunnel stradale e scongiurare una eventuale chiusura. Una scelta quella degli elvetici che è stata fatta, ed è significativo dirlo, durante l’inaugurazione del nuovo tunnel ferroviario del San Gottardo. Ciò dimostra che una cosa non esclude l’altra.
Per rispondere quindi alle legittime preoccupazioni di chi teme l’aumento dei “Tir” nella valle, è sufficiente vincolare l’eventuale costruzione della seconda canna, al fatto di rendere le due gallerie percorribili su una sola corsia per senso di marcia. L’altra corsia servirebbe da corsia d’emergenza permettendo alla polizia, alle ambulanze e ai vigili del fuoco di procedere rapidamente in caso di incidente. Progettando in questo modo la circolazione, i transiti non cambierebbero rispetto a oggi, delle due corsie aperte oggi nel vecchio tunnel ne rimarrebbe aperta una soltanto in una direzione, mentre nel nuovo tunnel resterebbe aperta una sola corsa nella direzione opposta, migliorando così ulteriormente la sicurezza nella circolazione stradale all’interno del tunnel, senza provocare alcun aumento di traffico, assicurando così la salvaguardia dell’ambiente alpino.
Un dato certo è che una nuova canna aumenterebbe dell’80% la sicurezza. In caso di incidente o di incendio in uno dei due fornici, l’altro collegato al primo da by-pass percorribili anch’essi dai mezzi d’intervento, servirebbe ulteriormente, sia da via di soccorso che da via di fuga. A marzo del 1999, se il tunnel fosse già stato a due canne non ci sarebbero stati trentanove morti. Il raddoppio della galleria eliminerebbe inoltre il rischio di scontri frontali e laterali fra due veicoli. Altro vantaggio, non indifferente, sarebbe quello di consentire, di poter fare i lavori di manutenzione in piena sicurezza, senza interrompere il traffico, chiudendo il fornice dove si svolgono e ristabilendo temporaneamente nell’altro una circolazione bidirezionale.
Altro aspetto che va considerato sono il costo delle nostre autostrade, in gran parte questo è dovuto al fatto di aver costruito un’autostrada con un tracciato inserito su lunghissime gallerie, proprio per ottenere il massimo rispetto per il territorio e l’ambiente. Un’opera che ha permesso di liberare dal traffico, soprattutto da quello pesante, i numerosi centri abitati e gli insediamenti turistici dell’Alta Valle. Possiamo correre il rischio di buttare tutto al vento? Così da subire oltre al danno dei costi anche la beffa di far diventare quell’investimento inutile?
Anche sulla questione inquinamento, c’è da far chiarezza, oggi al traforo del Monte Bianco è vietato il transito ai mezzi pesanti obsoleti e quindi più inquinanti, ed oltretutto a transitare nel traforo del TMB, sono per la quasi totalità i meno inquinanti. Ciò nonostante, dal versante francese del Monte Bianco emerge un dato sconcertante, l’aria risulta più inquinata di Parigi. Eppure l’allarme inquinamento non riguarda il versante italiano. Ora, quel che è certo, è che il traffico veicolare pesante è una delle cause dell’inquinamento dell’aria, ma non di certo tra le principali e questo non spiega, essendo presente in ugual misura in entrambi i versanti, perché in Valle d’Aosta non si verifica lo stesso problema.
Quindi per concludere, i trasporti nella nostra regione, devono finalmente diventare un’opportunità e non solo un problema, affrontiamo quindi questa discussione con serietà e maturità, nel merito, senza avere preclusioni ideologiche, perché ne va del futuro della nostra Regione.
Fabio Marra
2 risposte
La seconda canna del Fréjus, parallela a quella attuale, è per le auto/camion e manca poco alla sua apertura. Dovrebbe permettere di far defluire maggiormente il traffico, utilizzandola in un solo senso di circolazione. Mi dico che ogni uovo progetto di tunnel per mezzi su routa sia anacronistico, antistorico, non sostenibile ed anti-ecologico. Meglio sarebbe forzare la mano affinché il trasporto pesante passasse su rotaia progressivamente e a velocità più spinta, lasciando l’esistente alle auto. Il treno è più sicuro, più rapido, meno inquinante e meno impattante.
Ritengo pertinenti e incisive queste osservazioni, ma non adeguatamente dettagliate proprio per i casi citati, in realtà gli unici esistenti.
Al Fréjus sono in corso i lavori per la seconda galleria ferroviaria per il Treno Alta Capacità, quella progettata 40 anni fa e da sempre ampiamente contestata. Per quanto riguarda il traforo stradale, mi risulta che la “seconda canna”, sia allo stato di semplice ipotesi.
Il Tunnel del Gottardo è lungo circa il 50 % in più di quello del Monte Bianco, per cui le questioni di sicurezza sono certamente più significative.
Infatti, esso è stato sin dalla prima costruzione predisposto per una seconda canna con questa funzione. Ciò nonostante, il costo dei lavori previsti supera i 2 miliardi di Franchi (almeno 2,5, in Euro). Essi saranno a carico della sola Svizzera (non risultano debiti o deficit di bilancio statale paragonabili ai nostri): quel traforo non ha i notevoli problemi -amministrativi, burocratici, diplomatici- di internazionalità che invece esistono per Fréjus e Monte Bianco. I lavori veri e propri ancora non sono iniziati. Si prevede però che finiranno nel 2032, 16 anni dopo il referendum che ha per la prima volta superato il quorum con il 57 % di favorevoli: un po’ più del risicato repubblica/monarchia del 1946, ma di certo non una percentuale bulgara o da anti-pirogassificatore.
Sebbene il dr. Marra non chiarisca da dove nasca la percentuale di incremento della “sicurezza” da lui citata, è ovvio che un secondo tunnel unidirezionale è molto più sicuro, soprattutto qualora progettato e gestito in maniera ben diversa da quanto prefigurato dalle sommarie indicazioni proposte dal Dottore. Tra l’altro, infatti, le normative europee in vigore, emanate sull’esperienza della tragedia dell’incendio al Monte Bianco, impongono una corsia separata qualora il traffico giornaliero superi i 20.000 transiti giornalieri totali.
Il transito annuale al Monte Bianco non ha MAI superato i 2 milioni di veicoli all’anno, mentre nel mese di agosto, quello più trafficato, non ha MAI raggiunto la media di 8.000 veicoli al giorno.
Come sottolinea lo stesso dr. Marra, la Convenzione internazionale in vigore impone per le nuove costruzioni di non superare i volumi di traffico esistenti, che sono largamente inferiori ai limiti previsti per una seconda corsia separata.
Rimane quindi confermato quanto accennato nel mio scritto precedente: la costruzione di una canna di sicurezza è superflua, addirittura anche con trazione “fossile” fino all’eternità.
A tal proposito, circa l’esito dell’incendio del 1999, non mi sento di condividere la posizione del dr Marra, sia perché le certezze appartengono alla matematica elementare e non ad un evento così complesso, sia per la concreta “predisposizione” al fuoco di motori che si chiamano “a scoppio” non per caso.
Infine, è un dovere precisare che dati e informazioni qui riportate sono rapidamente verificabili presso siti web ufficiali.
Ezio ROPPOLO