Un fatto grave che invita a riflettere sull’idea di ospitalità

La segnalazione di un lettore.
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L’11 agosto, in piena stagione turistica e in un periodo ricco di eventi e occasioni di svago in tutta la Valle d’Aosta, un episodio accaduto in un hotel di una nota località a vocazione turistica solleva interrogativi profondi sul senso stesso dell’accoglienza.

Un cliente, persona con disabilità, si è trovato nella surreale e inaccettabile condizione di dover passare la notte in auto, accanto alla propria sedia a rotelle, perché impossibilitato a rientrare nella propria stanza. L’hotel, infatti, non disponeva di una portineria notturna, non aveva fornito indicazioni sugli orari di chiusura, né consegnato chiavi o codici di accesso. Nessuna comunicazione, nessun presidio, nessun supporto: solo un telefono che squillava a vuoto per lungo tempo, senza risposta e senza trasferimenti di chiamata.

Ci si interroga su cosa sarebbe potuto accadere in caso di emergenza all’interno della struttura. E se ad essere rimasta fuori fosse stata una famiglia con bambini?

L’hotel ha successivamente deciso di non far pagare il pernottamento, ma un simile gesto – seppur doveroso – non può rimediare al disagio e allo sconforto vissuti da una persona lasciata sola, senza assistenza, chiusa fuori dalla propria stanza.

In una regione che fa dell’accoglienza e della qualità dell’esperienza turistica un elemento distintivo, episodi come questo non possono passare sotto silenzio. Non per alimentare polemiche, ma per continuare a interrogarci – con serietà – su cosa significhi davvero accogliere.

Accogliere è, prima di tutto, prendersi cura. È garantire attenzione, ascolto e presenza, soprattutto quando si ha a che fare con persone che vivono condizioni di fragilità o disabilità, di qualunque tipo esse siano. È prevedere, organizzare, comunicare con chiarezza. È mettere la sicurezza e la dignità di ogni ospite al centro, sempre.

C’è ancora molta strada da fare perché l’ospitalità diventi davvero un valore concreto, accessibile, inclusivo e rispettoso delle esigenze di tutte e tutti. Ma ogni episodio come questo deve diventare un’occasione per crescere, per imparare e – soprattutto – per non ripetere.

Lettera firmata

9 risposte

  1. Mi spiace molto sentire queste lamentele… Questi disguidi accadono soprattutto perche’ ci stiamo affidando troppo alla tecnologia
    ( vedi cassette per prendere e posare chiavi,pagamenti online e codici e password) perdendo il RAPPORTO UMANO!

  2. Certi orrori ci sono anche nelle altre regioni. Un fatto brutto ma condannare tutta la Valle è un po fuori luogo. E sono d’accordo su Aosta. Invivibile. Ci si pensa solo di piste ciclabili e di elezioni in vista

  3. Mi dispiace dover scrivere questo, ma normalmente vado in vacanza sulle Dolomiti e quest’anno ho volutamente cambiare e venire in Valle d’Aosta, nulla a che vedere con l’ospitalità trentina

  4. La valle d Aosta si sta rivelando una Regione debole e impreparata. Per rendersene conto basta passeggiare x la citta di Aosta . Sporca , con rifiuti e bottiglie di birra lasciate (vedi torre del lebbroso diventata un bivacco ) e deiezioni canine abbandonate e maleodorante di urina animale ma soprattutto umana . Una volta venivano lavate le strade . Una volta ! Per nn parlare poi dell ospedale Parini dove gli ex “angeli” ora lasciano una ragazza di 19 anni x 4 ore sulla barella del PS xke una frattura spinale nn era urgente !

  5. Siamo nell’era tecnologica dei checkin virtuali, delle chiavi dentro lucchetti su strada o dentro cancelli che non si aprono se non hai il codice, anche in resort 5 stelle in Costa Azzurra e se non hai connessione internet sei “ciulato” perché, a volte, ti chiedono il vrrsamento on line anticipato o paghi o non entri. Poi è un diritto l’accesso ma se uno ha problemi: sedia a rotelle, vuol far tardi ..
    . sarebbe opportuno informarsi sugli usi della struttura che, forse non è più il Grand Hotel del passato di qualche capitale europea dove la reception, consierge o come si chiama era garantita 24/24 ore.

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