“Una Tac avrebbe potuto salvare mia madre?”

Le riflessioni di un lettore dopo la vicenda del gatto del primario del Parini.
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Mi rivolgo a codesta spettabile redazione ed ai lettori, per esprimere il mio smarrimento e sconcerto dopo aver letto la notizia sulla tac effettuata ad un gatto, presso l’ospedale Parini.

Tale vicenda ha sollevato in me e suppongo in molte persone, non pochi interrogativi.

Non solo, mi ha suscitato sgomento e fatto rivivere un momento molto doloroso, la morte di mia madre avvenuta al Parini lo scorso 24 ottobre a causa di un’infezione da tossicità alimentare accidentale, dopo aver assaggiato, non mangiato, dei funghi (da lei raccolti).

In riferimento a quanto accaduto è stato inevitabile chiedermi se una tac, effettuata tempestivamente, avrebbe potuto salvarle la vita.

Purtroppo i sintomi di nausea e vomito, comparsi nei giorni successivi, sono stati sottovalutati e non ricondotti all’episodio, ma attribuiti a una semplice influenza intestinale e di conseguenza Le è stata somministrata una semplice terapia a base di Imodium e Plasil.

Decorsi due giorni dal trattamento farmacologico, non vedendo miglioramenti, è stato contattato il 118, con trasferimento al pronto soccorso dove mia madre ha trascorso l’intera giornata del sabato, tra accertamenti vari e opinioni contrastanti in merito ad un eventuale ricovero piuttosto che a dimissioni con terapia antibiotica, senza essere sottoposta ad una tac: proprio perché di sabato!?

Nel tardo pomeriggio, a seguito dell’aggravamento delle sue condizioni, è stata trasferita in terapia intensiva, dove è stata sottoposta ad ulteriori analisi e, nei giorni immediatamente successivi, ad una tac che ha evidenziato l’infezione in corso, purtroppo, in fase molto avanzata. I medici hanno esposto da subito la gravità del quadro clinico: l’infezione aveva causato una insufficienza epatica, poi progressivamente estesa anche agli altri organi. Con stupore ed impotenza abbiamo appreso che il trapianto del fegato, quale prospettiva di salvezza, Le era precluso, in quanto, ahimè, la legge impone un limite di età allo stesso, ossia 70 anni, salvo in casi eccezionali, limite superato da mia madre con i suoi 79 anni, portati in modo eccellente con energia e dinamicità.

Ringrazio ancora a nome mio e della mia famiglia, tutto il personale medico ed infermieristico della terapia intensiva, del reparto dialisi, i chirurghi ed il centro trapianti di Torino che, per oltre dieci giorni, con impegno e professionalità, hanno fatto l’impossibile mediante terapie di plasmaferesi, dialisi, interventi, eccetera e non hanno smesso di supportarci e sperare con noi. Grazie!

Ripeto e continuo a chiedermi: una semplice tac fatta lo stesso sabato, giorno di accesso al pronto soccorso, sarebbe servita ad evidenziare da subito il problema e consentire di iniziare tempestivamente la terapia di plasmaferesi, unica alternativa al trapianto, propedeutica a salvare la vita di mia madre?  Salvare la vita di una “persona” che poteva forse godere di qualche altro anno di vita ma che, anche a causa anche di una legge forse un po’ datata, ha dovuto, rassegnarsi a morire!

Lettera firmata

Una risposta

  1. Scrivo sperando di rasserenare gli animi.
    Tralasciando la discussione sul giudizio della TAC a un gatto al Parini, una TAC addome fatta prima non avrebbe salvato la vita alla signora.
    Non sono un’esperta intensivista, però conosco le linee generali di questa patologia.
    L’avvelenamento da funghi è un’evenienza gravissima, che non dipende dalla quantità di funghi ingerito.
    Anche piccole quantità causano un danno epatico gravissimo che ha un andamento fulminante, il cui unico trattamento salvavita è il trapianto. Il fegato è uno dei pochi organi insostituibili. Se si instaura un’insufficienza epatica improvvisa e grave, come nell’avvelenamento da funghi, a cascata cedono tutti gli altri organi, senza scampo.
    La plasmaferesi può essere iniziata prima se si è certi della diagnosi che si fa con la storia clinica, cioè l’anamnesi, e gli esami del sangue. La TAC addome non è indispensabile per tutto questo. Certo, essendo ormai un esame radiologico estremamente comune e disponibile sempre, si può fare con facilità (il rischio però è di aggravare un’insufficenza renale con il mezzo di contrasto).
    Purtroppo, nonostantegli articoli sui giornali di risultati mirabolanti nel campo della medicina, la nostra vita rimane sempre appesa a un filo.

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