Unique Bodies: il corpo queer attraverso le narrazioni mainstream
Per il terzo anno consecutivo, tra le ultime settimane di settembre e le prime di ottobre Aosta si colora di arcobaleno: tornano infatti gli eventi divulgativi e di intrattenimento dell’Aosta Pride, che culmineranno il 12 ottobre nella seconda parata della storia di Aosta. Nonostante ci sia ancora chi non può sopportare la vista o anche solo l’esistenza della comunità queer e di chi la sostiene, le strade della nostra città saranno di nuovo riempite da persone che manifesteranno e faranno rumore a favore dei diritti LGBTQIA+ con le loro voci e i loro corpi.
Sono infatti “i corpi” il tema del Pride di quest’anno, i corpi e il corpo in ogni sfumatura, accezione e pluralità: il corpo politico in primis, che simboleggia nella sua importanza i diritti individuali, l’autonomia e l’autodeterminazione, alla base della dignità e del rispetto. Con il corpo occupiamo spazi, comunichiamo, esistiamo.
Nel mondo del cinema, il corpo è un potente medium attraverso cui trasmettere emozioni e temi complessi. Il corpo serve come mezzo primario di espressione: attrici e attori comunicano sentimenti e intenzioni attraverso la postura, i gesti, le espressioni facciali; movimenti impercettibili e sottili permettono di esprimere una moltitudine di emozioni, trascendendo anche le barriere linguistiche.
Il corpo, inoltre, permette di riflettere sulle norme sociali e le narrative culturali: la bellezza, il genere, l’etnia, l’identità sono tutti temi che si affrontano, sfidando oppure rinforzando gli stereotipi e le aspettative con cui abbiamo a che fare nella società di tutti i giorni. Il corpo queer in particolare, con tutte le sue sfumature e lotte, è un argomento importante da affrontare, soprattutto con la recente visibilità ottenuta dai coming out di diverse attrici e attori LGBTQ+. Uno sviluppo importantissimo che si è avuto nell’ultimo decennio è stato nell’aumento di attrici e attori il cui corpo e identità coincidano con quelle dei personaggi, quindi attori disabili che interpretano personaggi disabili, attrici lesbiche che interpretano donne lesbiche, attrici trans che interpretano donne trans, e così via; questo non solo assicura una maggior rappresentazione, ma anche maggior chance lavorative per queste attrici e attori, che spesso affrontano il rifiuto a causa della loro identità, sessualità o corpo non conforme.
In questo articolo si vuole provare ad analizzare alcune serie tv e film che hanno mostrato sullo schermo corpi queer, nella loro vulnerabilità, nella loro potenza e nella loro unicità.
Orange Is The New Black (2013)
In questa serie ambientata in una prigione femminile, i corpi queer sono centrali alla narrativa e sfidano le tradizionali rappresentazioni di genere e sessualità. Lo show ci mostra una vasta diversità nei suoi personaggi LGBTQ+ femminili, con esperienze che evidenziano l’importanza dell’intersezionalità tra razzializzazione, classe e identità. La rappresentazione di corpi queer di ogni etnia, forma ed età, serve a smantellare gli stereotipi, mostrando vite multisfaccettate che si estendono al di là dell’orientamento sessuale. Per esempio, personaggi come Piper, Poussey, Sophia e Alex vivono le loro sessualità e identità all’interno della prigione, mostrando come il sistema complichi le sfide affrontate dalle comunità marginalizzate. Le relazioni che si formano in questo ambiente enfatizzano spesso l’importanza della solidarietà, della resilienza e dell’intimità in queste dure realtà. Inoltre, la serie affronta tematiche come la violenza sessuale, il consenso e la complessità del desiderio, utilizzando lo humor e la vulnerabilità, enfatizzando l’umanità e l’individualità dietro le storie di ciascun personaggio per aiutare il pubblico a comprendere più profondamente le loro esperienze.
POSE (2018)
In POSE, i corpi queer si mostrano in una vivida narrazione che celebra la resilienza della comunità LGBTQ+ nella cultura delle “ballroom” degli anni ‘80 e ‘90 a New York. Lo show mette al centro le vite di donne transgender e uomini gay, esplorando i temi di identità, accettazione lotta contro l’oppressione sistemica, soprattutto nel contesto della crisi dell’AIDS. Personaggi come Blanca, Pray Tell e Angel incarnano le complessità del genere e della sessualità, spesso sfidando le norme sociali della mascolinità e femminilità. La serie evidenzia le lotte che le persone queer affrontavano e affrontano tuttora, come la discriminazione, la povertà e la violenza, e al tempo stesso mostra la loro forza, la loro creatività e la loro abilità di trovare famiglie scelte, che vanno al di là dei legami biologici e che si formano attraverso lotte e bisogni comuni. POSE enfatizza l’importanza della visibilità e della rappresentazione, in particolare della comunità trans, spesso marginalizzata anche all’interno della comunità LGBTQ+ stessa e dai media mainstream. Attraverso un ricco storytelling e sviluppo dei personaggi, lo show non solo celebra le voci queer ma affronta anche le questioni di etnia, classe e privilegio, illustrando come l’intersezionalità dia forma alle esperienze vissute dalle persone queer. POSE è un potente tributo alla resilienza queer, presentando le loro storie con dignità, complessità e speranza.
Sex Education (2019)
I corpi queer in questa serie sono celebrati ed esplorati attraverso una lente complessa che esprime la sessualità e l’identità delle e degli adolescenti. La serie mostra un diverso cast di personaggi LGBTQ+, come Otis, Eric e Adam, che affrontano la propria identità in modi diversi, riflettendo il vasto spettro di esperienze queer. Lo show smantella gli stereotipi rappresentando le relazioni queer con profondità e vulnerabilità, mostrando le gioie e le sfide del coming out e della ricerca dell’amore. I temi di accettazione e scoperta di sé sono prevalenti, con personaggi che affrontano pressioni sociali, aspettative familiari e le proprie lotte internalizzate. Il percorso di Eric, in particolare, evidenzia l’intersezione tra la razzializzazione e l’essere queer, raccontandolo mentre naviga le aspettative imposte su di lui in quanto adolescente nero e gay. La serie inoltre esplora temi come il consenso, la salute sessuale e l’importanza del supporto delle amicizie, creando uno spazio dove i corpi queer non sono solo accettati ma amati.
Priscilla La Regina del Deserto (1994)
Questo road trip movie australiano sfida le tradizionali rappresentazioni dei corpi queer attraverso una narrazione vibrante e un’estetica colorata (non a caso vinse l’Oscar per i migliori costumi), presentando un viaggio di scoperta e accettazione all’interno della comunità LGBTQ+. Le due drag queen, Tick e Adam, e la donna transgender Bernadette, viaggiano attraverso l’Australia, affrontando pregiudizio e bigottismo lungo la strada. Lo stile e le performance flamboyant celebrano la cultura queer, enfatizzando il potere trasformativo del drag come forma d’arte e mezzo di espressione. Il film ci porta attraverso una riflessione su fluidità, sessualità e ricerca dell’appartenenza, evidenziando la fatica che i corpi queer possono soffrire in una società eteronormativa. Inoltre, mostra momenti di vulnerabilità e forza, in particolare nel personaggio di Bernadette, le cui esperienze evidenziano l’intersezionalità tra l’invecchiamento e l’identità di genere. I corpi queer in questo film non vengono rappresentati come figure marginalizzate, ma come persone multidimensionali e capaci di ispirare gioia con la propria espressione di sé, incoraggiando nell’audience una comprensione più vasta della comunità.
Tutto su mia madre (1999)
Non si può parlare di corpi queer e cinema senza citare Pedro Almodóvar. Si potrebbe parlare di molti suoi film in cui vengono affrontati questi temi, ma per questo articolo si è scelto “Tutto su mia madre”. In questo film, il regista ci offre una toccante esplorazione dei corpi queer attraverso la lente delle relazioni materne, dell’identità di genere e delle complessità delle relazioni umane. Sono presenti personaggi diversificati, tra cui una donna transgender, Agrado, la cui identità espressa così apertamente serve da potente rappresentazione dell’autenticità queer, evidenziando l’importanza dell’accettazione di sé e del tumultoso percorso verso il raggiungimento della stessa. Il film segue Manuela, una madre che sta attraversando un lutto e un mondo dove i legami familiari vengono ridefiniti attraverso l’amore e la lealtà, enfatizzando come la maternità trascenda i legami biologici. Il regista tesse trame di fluidità di genere, sessualità e di lotte affrontate da individui queer in una società spesso marcata dallo stigma e dalla discriminazione. Attraverso le ricche interazioni tra personaggi, si sottolinea l’importanza della famiglia scelta, che fornisce sicurezza e sostegno in un mondo duro che vuole emarginare. L’estetica vibrante e la teatralità della narrativa amplificano la visibilità dei corpi queer, trasformando ciò che potrebbe essere percepito come vulnerabilità in forza e bellezza. Questi corpi queer sfidano i concetti normativi di genere e famiglia esprimendo un senso di solidarietà e comunità, affermando l’idea che l’amore e la comprensione sono centrali all’esperienza umana, al di là delle costrizioni sociali e biologiche.
Moonlight (2016)
In “Moonlight”, i corpi queer sono rappresentati come luoghi di vulnerabilità, intimità e trasformazione. La narrazione, divisa in tre fasi distinte della vita del protagonista Chiron, esplora come le pressioni sociali e le esperienze personali formino la sua identità e la sua relazione con il proprio corpo. Il percorso di Chiron riflette un divario tra la conformità e l’accettazione di sé in un mondo che spesso emargina le identità queer, in particolare nel contesto della mascolinità nera. Il film illustra in modo toccante le intersezioni tra etnia, sessualità e mascolinità, mostrando momenti di connessione e tenerezza, come la relazione tra Chiron e Kevin. Momenti che, se da una parte evidenziano la bellezza e la complessità dell’amore queer, sanno anche metterci di fronte alla dura realtà della violenza e alienazione che spesso subiscono le persone LGBTQ+.
Le narrazioni focalizzate sui corpi queer nella storia del cinema e della servilità televisiva sono molteplici: questi titoli sono solo alcuni che affrontano le tematiche in maniera positiva, mostrando non solo le lotte e le vulnerabilità che le persone queer affrontano, ma celebrando anche la diversità, la forza e la resilienza con cui la comunità LGBTQ+ vive la quotidianità, proseguendo il percorso attraverso una società che spesso vuole costringerle a conformarsi, a non vivere nella propria autenticità. Citando direttamente il manifesto politico di Aosta Pride 2024, “abitare il proprio corpo significa ribadire la propria unicità”, ed è proprio questa unicità che bisogna celebrare in ogni sua forma.
di Mirko Arieta