Ognunə di loro non solo contribuisce a una maggiore visibilità queer nel cinema, ma offre anche nuove prospettive narrative e formali che arricchiscono il linguaggio cinematografico. Questə sono lə tredici registə di cui vogliamo parlarvi in questi articolo. I loro lavori, pur molto diversi tra loro, condividono un impegno comune: mettere in discussione le norme, amplificare le voci marginalizzate e raccontare storie autentiche, spesso autobiografiche, con coraggio e creatività.
Cogliamo inoltre l’occasione per darvi appuntamento oggi, venerdì 10 ottobre alle 21.00, alla Biblioteca Ida Desandré in viale Europa per l’apertura dell’Aosta Pride Week (https://www.aostapride.it) con la proiezione di cortometraggi insieme ad AIACE VDA e in collaborazione con Sicilia Queer Filmfest.
L’ingresso è gratuito. Prenotazioni su EventBride (https://www.eventbrite.it/e/biglietti-cinequeer-cortometraggi-aosta-pride-week-2025-1696616899819?aff=oddtdtcreator)
Cheryl Dunye
Una pioniera del cinema queer nero, la cui opera mescola autobiografia, documentario e finzione con uno stile originale e diretto. È una delle prime registe a portare esplicitamente la prospettiva di una donna lesbica afroamericana sul grande schermo, nonché la prima regista nera lesbica ad aver diretto un lungometraggio.
Vi consigliamo la visione di The Watermelon Woman (1996), un film fondamentale che esplora l’identità, la memoria e il cinema attraverso la storia di una giovane videomaker alla ricerca di un’attrice nera dimenticata. Si tratta di un’opera ironica, politica e profondamente personale.
Céline Sciamma
Una delle voci più raffinate del cinema contemporaneo, esplora nelle sue storie temi delicati come l’identità di genere, l’adolescenza e l’amore queer, con uno sguardo empatico e poetico.
Tra le sue opere, ci sentiamo di proporvi Portrait de la jeune fille en feu (2019), che ha ottenuto il premio per miglior sceneggiatura al Festival di Cannes 2019. Il film racconta una storia d’amore intensa tra due donne nella Francia del XVIII secolo, raccontata con uno stile visivo raffinato e una tensione emotiva profonda.
Lisa Cholodenko
Cholodenko si distingue per il suo approccio realistico e sensibile alla rappresentazione delle famiglie queer: le sue storie parlano spesso di identità, relazioni complesse e scelte morali, con una vena ironica e toccante.
The Kids Are All Right (2010) è il film che vi suggeriamo: una commedia drammatica che segue una coppia lesbica alle prese con l’arrivo del padre biologico dellə loro figliə. Intelligente, emozionante e con un cast eccellente.
Luca Guadagnino
Regista italiano dallo stile elegante e sensuale, è noto per la sua capacità di raccontare il desiderio, l’ambiguità emotiva e l’estetica dei corpi e dei paesaggi. I suoi film, spesso, esplorano l’amore queer con uno sguardo intimo e contemplativo.
Il nostro consiglio è Call Me by Your Name (2017), un racconto di formazione e primo amore tra un adolescente e un giovane studioso nell’estate italiana degli anni ’80. Un film poetico, malinconico e visivamente splendido, che ha segnato una svolta nella rappresentazione queer nel cinema mainstream.
John Waters
Icona del cinema underground americano, il re del trash con un’ironia sovversiva e provocatoria. I suoi film sfidano ogni norma sociale e sessuale, celebrando l’eccesso, il kitsch e l’anticonformismo queer.
Il cult che vi consigliamo è Pink Flamingos (1972), un film scandaloso con scene grottesche che ha ridefinito i limiti del cinema underground. Non per tutti i gusti, ma imprescindibile per chi vuole capire l’importanza del cinema queer come atto radicale e politico. In Italia non è mai stato proiettato al cinema in quanto ritenuto dalla commissione di censura “un’offesa al buon costume”.
Lukas Dhont
Regista belga emergente, si distingue per il suo tocco delicato nel raccontare l’identità di genere e la pressione sociale. I suoi film trattano temi queer con una sensibilità profonda, spesso attraverso le storie di personaggi giovani e vulnerabili.
Il suo lungometraggio d’esordio, Girl (2018), è ispirato alla vera storia di Nora Monsecour, una giovane ragazza transgender che sogna di diventare ballerina. Toccante e intenso, il film viene premiato a Cannes e ha anche suscitato dibattito per il modo in cui rappresenta l’esperienza trans.
Gregg Araki
Voce radicale del New Queer Cinema anni ’90, ha dato spazio a personaggi outsider, queer e ribelli con uno stile visivo psichedelico, pop e volutamente esagerato. I suoi film parlano di sessualità fluida, adolescenza alienata e critica alla cultura dominante.
Il nostro suggerimento è The Doom Generation (1995), il secondo film una trilogia denominata Teenage Apocalypse Trilogy: un road movie delirante e violento con un trio amoroso tra due ragazzi e una ragazza. Un film nichilista, provocatorio e stilisticamente unico che rappresenta perfettamente l’estetica queer alternativa degli anni ’90.
Desiree Akhavan
Regista, sceneggiatrice e attrice, racconta storie queer con ironia tagliente e uno sguardo profondamente personale. La sua opera è spesso incentrata sull’identità culturale, la sessualità e le contraddizioni dell’essere “fuori posto” in più modi. Vi proponiamo The Miseducation of Cameron Post (2018), tratto dal romanzo omonimo: un dramma potente e sobrio su una ragazza spedita in un centro cristiano dove vengono effettuate terapie di conversione. Il film affronta con intelligenza il trauma e la resistenza queer in ambienti ostili.
Sally El Hosaini
Di origini britannico-egiziana, esplora l’identità, l’appartenenza e la sessualità in contesti complessi, spesso legati all’immigrazione e alla diaspora. La sua narrazione è intensa, umana e attenta ai margini.
My Brother the Devil (2012) è il suo primo lungometraggio, una storia coming-of-age ambientata nell’East London che segue due fratelli in una famiglia egiziana, uno dei quali scopre la propria identità queer. Un film potente che unisce realismo sociale a una profonda riflessione sull’identità culturale e sessuale.
Lana e Lilly Wachowski
Le sorelle Wachowski sono tra le registe transgender più note e influenti nel panorama cinematografico mondiale. Conosciute per la loro visione innovativa e il profondo interesse per temi legati all’identità, alla realtà e alla libertà, hanno lasciato un’impronta indelebile nella cultura pop. La loro transizione è avvenuta dopo il grande successo della trilogia di Matrix, ma molti critici hanno riletto le loro opere alla luce delle tematiche trans già presenti in modo simbolico nei loro film.
È appunto Matrix (1999) che vi consigliamo. Un film rivoluzionario che, oltre alla sua estetica cyberpunk e alla trama filosofica, può essere letto come una potente metafora della disforia di genere e del risveglio dell’identità autentica.
Sam Feder
Regista e documentarista trans, si è distinto per il suo impegno nel raccontare le esperienze delle persone transgender nei media. La sua opera è fondamentale per comprendere come la rappresentazione delle persone trans si sia evoluta nel tempo e quanto questo influisca sulla percezione pubblica.
La visione di Disclosure (2020) è sicuramente da non perdere: si tratta di un documentario potente e informativo, prodotto anche da Laverne Cox, che esplora la storia della rappresentazione trans nel cinema e in TV. Un’opera fondamentale per chi vuole capire l’impatto dei media sulla vita delle persone transgender.
Vera Drew
Drew è una regista, montatrice e artista transgender con uno stile audace, sperimentale e profondamente personale. Il suo lavoro mescola cultura pop, satira e introspezione queer, portando una voce originale nel cinema indipendente americano.
L’opera a cui vi dare un’occhiata è The People’s Joker (2022), un film indipendente e surreale che reimmagina l’universo del Joker da una prospettiva trans e queer. È una satira brillante e dissacrante che gioca con i codici del cinecomic, dell’autobiografia e della critica sociale.