Lasciata la macchina al parcheggio in località Pravieux Dèsot, si imbocca il sentiero che sale verso il Rifugio Chabod, attraversato il Savara in uno dei suoi punti più spettacolari, si abbandona subito il sentiero principale e si gira a destra costeggiando il torrente. Questo primo tratto, incontaminato e non calpestato, è un’ampia radura che ci permette di ammirare spesso Camosci intenti a cercare qualcosa da mangiare sulle ripide pareti poste di fronte a noi.
Dopo circa 10 minuti si attraversa un torrentello completamente ghiacciato che scende dalle vette più alte poste sopra di noi. Siamo nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso, in alta Valsavaranche, a 1 km da Pont, meta rinomata per gli alpinisti o i semplici escursionisti che cercano avventura e gloria con la scalata verso la cima del Gran Paradiso, la montagna più alta interamente italiana con i suoi 4061 m. Da qui si può ammirare in alto la parete nord di questa importante vetta con la sua forma a piramide, diversa dall’iconografia classica che si è abituati a vedere nelle cartoline.
Superato il torrente si continua sempre diritto in direzione di Le Pessey, piccolo borgo ormai abbandonato ma un tempo abitato tutto l’anno. Qui si possono ancora osservare le caratteristiche modalità costruttive di queste valli, grazie alla disposizione delle case, dei materiali con il quale venivano costruite e le scelte architettoniche. Questo piccolo agglomerato di case ci dà lo spunto per capire perché il Lupo ha riconquistato le aree di montagna. Avendo l’uomo abbandonato questi territori, la Natura è tornata a riconquistare quelle zone che erano sue di diritto, e specie come il Lupo in 50 anni hanno ripopolato tutto l’Appennino fino alle nostre Valli. Il suo ritorno ha ristabilito quello che era un equilibrio ormai perso in Natura da diversi secoli, migliorandone la qualità e la biodiversità. Certo il rapporto con l’uomo è da sempre stato difficile, e in questo periodo storico, in cui non c’era più l’abitudine di convivere, tutto si è complicato. Ci sono delle soluzioni e dei metodi per trovare la giusta quadra. E’ proprio di questo che vogliamo parlare durante la nostra ciaspolata, presentando il Lupo per quello che è, provando a vederlo da punti di vista differenti, senza mai esser estremisti o schierati. L’idea è di finire con in testa una propria opinione sul Lupo in modo tale da avere gli strumenti per poter capire bene quello che si legge o si sente tutti i giorni su questa specie.
Ma torniamo alla nostra escursione. Lasciandoci alle spalle Pessey, continuiamo sempre in direzione dell’alta valle. Non esiste un vero sentiero, tantomeno d’inverno, e quasi mai qualcuno ha battuto traccia prima di noi. Bisogna tenersi leggermente più alti del torrente e non troppo sotto le pareti. Restando sotto la linea elettrica possiamo avere un’idea di dove passare. Si prosegue verso il bosco rado di Larici camminando sopra un ontaneto, luogo dove bisogna fare attenzione alle buche nella neve che questo arbusto crea. E’ incredibile come a poche centinaia di metri dalla strada Regionale si possano trovare ambienti così unici e intatti nel loro genere, sentendosi completamente circondati dalla natura e dai suoi abitanti. Durante la passeggiata è infatti facile incontrare Volpi, Camosci, Scoiattoli e tracce di animali invisibili come il Lupo o la Martora, e con un po’ di fortuna e pazienza, alzando il naso all’insù, riconoscere qualche sagoma di Aquila reale o Gipeto scagliarsi contro il cielo blu. Non per niente proponiamo questo itinerario, perché anche una specie come il Lupo, se può, sceglie le zone più comode dove spostarsi e cacciare le proprie prede. Nel territorio del Parco si è specializzato nell’attaccare Camosci, semplicemente perché sono presenti in gran numero, e possibilmente vecchi, malati o giovani. In questo modo c’è stato un enorme contributo nell’aumento della qualità genetica della popolazione, in quanto solo i più forti sopravvivono e continuano a riprodursi.
La ciaspolata ci porta a ridiscendere di pochi metri il versante della montagna arrivando a costeggiare il letto del fiume dopo aver superato una piccola pozza sulla sinistra, spesso piena di Rane rosse. Da qui, una volta attraversato un piccolo pascolo, rimane da affrontare l’ultima salita della giornata prima di arrivare all’alpeggio di Pont Djuan. Di fronte ci si trova il ponte che attraversa il Savara in un altro dei suoi tratti più spettacolari e che permette di tornare dall’altra sponda dove si imbocca il sentiero di ritorno, che in circa 40 minuti ci riporta al punto di partenza, portando a termine uno stupendo itinerario ad anello nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso…sulle tracce del lupo.
Date previste: 5 Marzo – tutto l’anno
Dislivello: 130 m
Quota di partenza: 1830 m
Quota di arrivo: 1950 m
Tempo di percorrenza: giornata intera
Info e prenotazioni 3408247725 – info@guide-trek-alps.com