Intervista a Paolo Bougeat, l’organista e scrittore che taglia il traguardo dei 35 anni di carriera

Il musicista ha compiuto studi musicali in "organo e composizione organistica e in clavicembalo" presso il Conservatorio "Giuseppe Verdi" di Torino, per poi debuttare giovanissimo, a 18 anni, il 7 agosto 1981 a Rhêmes-Notre-Dame.
Paolo Bougeat - Foto di Gianni Proietti, per gentile concessione IPSAR
Occhio alla penna

Il prossimo anno cadrà il trentesimo anniversario del convegno di respiro internazionale "Organi un patrimonio da salvaguardare" svoltosi a Saint-Pierre il 28 agosto 1987; in quel frangente gli esperti discussero su problemi di catalogazione, conservazione, restauro e utilizzazione degli strumenti a canne e si crearono le premesse per concepire un progetto di censimento e di catalogazione di tutti gli organi della Valle d’Aosta, pubblicato e illustrato sui due tomi di "Organi della Valle d’Aosta" (L’"Erma" di Bretschneider, anni 1991/1992), a cura del professore Ennio Bassi.

Successivamente altri due testi incentrati su questo tema sono stati dati alle stampe. Si tratta di “L’organo della cattedrale di Aosta − 1902 · 2002” (Musumeci editore, 2002) e "Organi in Valle d’Aosta" (Edizioni LeChâteau, 2012), entrambi a cura di Paolo Bougeat, già organista titolare presso la cattedrale di Aosta e la chiesa di Courmayeur e docente di "Organo e composizione organistica" presso l’Istituto Musicale Pareggiato di Aosta.

Il musicista, in anni in cui non vi erano organisti professionisti in Valle d’Aosta, ha compiuto studi musicali in "organo e composizione organistica e in clavicembalo" presso il Conservatorio "Giuseppe Verdi" di Torino, per poi debuttare giovanissimo, a 18 anni, il 7 agosto 1981 a Rhêmes-Notre-Dame, dove ha avuto inizio la sua attività concertistica per cui, a trentacinque anni esatti di carriera, è noto e apprezzato in Italia e all’estero.

Paolo, hai fatto di una passione il tuo lavoro, qual è la molla che spinge un giovane a "scommettere" su uno strumento di grande fascino, ma protagonista di un genere musicale indubbiamente di nicchia?

Hai espresso una parola perfetta: fascino. È indubbio che l'organo a canne, per la sua imponente presenza nelle chiese e il suo suono caratteristico, mi ha sempre affascinato, sin da bambino. Non sono in grado d'identificare la molla che mi ha spinto a intraprendere questa attività, direi piuttosto che la musica è "entrata" dentro di me subito, vertiginosamente! È un entità esterna che mi ha coinvolto sin dalla giovane età. Avrò avuto quattro o cinque anni quando con la mia famiglia ogni tanto si andava a trovare mio zio, che era parroco a Morgex; in canonica c'era un armonium a pedali e il mio pensiero era subito volto alla ricerca di suonare quello strumento, questo mi procurava un gran benessere e ogni volta che tornavo a trovare lo zio, andavo di corsa a suonare.

Ora definiamo questo settore musicale di nicchia, ma non dobbiamo dimenticare che l'organo è uno strumento antichissimo che ha avuto un ruolo profano per almeno dieci secoli prima di appartenere al genere sacro. In tutto il mondo vi sono migliaia di strumenti preziosissimi, spettacolari, che funzionano perfettamente anche dopo cinque secoli, poiché concepiti per durare. Quale altro strumento possiede una specificità così intensa? Non vi è uno strumento uguale all'altro e abbiamo a disposizione migliaia e migliaia di organi tutti differenti! Non è magnifico? E forse è questo il paradosso della nostra epoca: organi presenti in quasi tutte le chiese, utilizzati da epoca immemorabile sia nelle funzioni liturgiche che, più recentemente, in concerto e, nonostante tutto… appartenenti a un settore di nicchia. Se fosse veramente così, allora dovremmo constatare l'assoluta decadenza dell'epoca nella quale viviamo.

A fine anni ottanta, hai fatto parte dell’équipe di ricercatori che, sotto la guida del professor Bassi, effettuò il censimento organario sul territorio regionale e, successivamente, il tuo interesse per la ricerca e per lo studio si è concretizzato con la scrittura di ben due pubblicazioni specialistiche, vi sono altri progetti di divulgazione all’orizzonte?

Attualmente non è previsto nulla. Devo riconoscere che sarebbe utile aggiornare il libro curato da Ennio Bassi, relativo a tutti gli organi valdostani e ormai irreperibile, in quanto sono trascorsi venticinque anni dalla stampa e nel frattempo la situazione si è modificata. Nel mio più recente libro "Organi in Valle d'Aosta", viene trattato un corpo strumenti molto parziale e l'argomento include solo alcuni fra i più significativi organi della regione. Invece il mio primo libro è monotematico e si concentra sullo strumento più importante della Valle d'Aosta: l'organo della Cattedrale.

Rappresenta, quindi, non solo per me, ma anche per la collettività, un fattore di stimolo il poter aggiornare il corpus di strumenti e concepire conseguentemente una nuova e aggiornata raccolta generale.

Affermo con soddisfazione che, dopo un periodo di stagnazione, c'è stato un rilancio artistico in Valle d’Aosta: negli ultimi dodici anni, infatti, tra altri lavori di minore entità, spiccano tre grandi organi: due assolutamente nuovi (Arnad e Courmayeur) e prossimamente Saint-Vincent, che ritornerà a suonare dopo un "silenzio" di oltre vent'anni, inoltre un piccolo e precisissimo strumento di fattura tedesca è stato collocato al Tempio Valdese, nel cuore della città di Aosta.

Desidero riservare energie per altri due settori che mi coinvolgono in modo estremamente creativo: oltre alla mia continua attività didattica e concertistica, negli ultimi cinque anni mi sono prevalentemente dedicato alla composizione, in particolare a quella legata al mio strumento, e ho rivolto l'attenzione verso la progettazione fonica di nuovi strumenti. Attraverso tanta passione e un pizzico d'innovazione lo studio dell'arte antica e contemporanea apre, in questo caso, una splendida finestra sul futuro!

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