Cosa ci riserva il cielo nel mese di ottobre? A spiegarlo è Paolo Recaldini, esperto divulgatore dell’Osservatorio Astronomico della Regione autonoma Valle d’Aosta.
Le fasi della Luna
Luna nuova il 6 ottobre, Primo quarto il 13, Luna piena il 20, Ultimo quarto il 28.
Segnaliamo che la Luna sarà visibile prospetticamente vicina alle stelle dello Scorpione il 10 ottobre (a qualche grado a est di Antares, la supergigante rossa che rappresenta il “cuore pulsante” di questo “aracnide celeste”) e al celebre ammasso stellare aperto delle Pleiadi, nella costellazione del Toro, la sera del 23 ottobre. La sera successiva la ritroveremo ancora in questa costellazione, pochi gradi a nord della sua stella più brillante, Aldebaran.
Mercurio
Si può provare a scorgerlo nel cielo del mattino: il giorno migliore per tentarne l’osservazione è il 25 ottobre, con il pianeta che sorge un’ora e 30 minuti circa prima del Sole. In pratica possiamo metterci in osservazione rivolti verso est attorno alle 7.00: abbiamo circa mezz’ora per tentare di scorgerlo, molto basso sull’orizzonte (una quindicina di gradi).
Venere al tramonto
Venere si vedrà invece dopo il tramonto del Sole: alle 19.00 è già ben visibile, brillantissimo, all’altezza di una quindicina di gradi sopra l’orizzonte ovest.
Giove e Saturno ci tengono ancora compagnia.
I due pianeti più grandi del Sistema Solare sono ben visibili, già all’inizio della sera, verso sud. In Osservatorio Astronomico, grazie alle immagini proiettate in diretta dal nostro telescopio, potremo ammirare le caratteristiche dell’atmosfera di Giove e i suoi satelliti, mentre per quanto riguarda Saturno godremo della vista dei suoi meravigliosi anelli e potremo scorgere Titano, la sua luna più brillante. Entrambi i pianeti si trovano nella costellazione del Capricorno.
Urano visibile per tutta la notte.
Il pianeta, scoperto 240 anni fa (13 marzo 1781) dall’astronomo William Herschel, è osservabile praticamente per tutta la notte nella costellazione dell’Ariete, che sorge a oriente verso le otto di sera. Essendo al limite di osservabilità a occhio nudo, per apprezzarlo è bene utilizzare uno strumento ottico (meglio se un cannocchiale o un telescopio), per vederlo come un piccolo dischetto dal caratteristico colore verde chiaro. Le sue minute dimensioni apparenti, nonostante il suo diametro sia superiore a 50.000 km (4 volte la Terra!) sono giustificate dalla distanza da noi di quasi 3 miliardi di km.
Nettuno, il gigante azzurro.
È visibile nella costellazione dell’Acquario: nonostante le sue dimensioni (quasi 50.000 km di diametro), a causa della sua lontananza (4.5 miliardi di km dal Sole) è visibile solo al telescopio come un dischetto molto piccolo, dal vivace colore blu chiaro.
Gli sciami meteorici di ottobre.
In questo mese abbiamo ben due sciami di meteore. Il 7 ottobre è la data del picco di attività delle Draconidi una pioggia di meteore che produce solo circa 10 meteore all’ora. È prodotto dai granelli di polvere lasciati dalla cometa 21P/Giacobini-Zinner. Una delle particolarità delle Draconidi risiede nell’insolito fatto che la visione migliore è in prima serata, e non al mattino presto, come nel caso della maggior parte delle piogge meteoriche.
Nello spettacolo “Sulle ali di Pegaso”, in programmazione il sabato alle 18 a partire dal 2 ottobre al nostro Planetario di Lignan (Link), dedichiamo una sezione alla spiegazione del fenomeno.
Il 21 ottobre abbiamo invece il massimo del secondo sciame di ottobre, le Orionidi, che raggiunge una media di 20 meteore all’ora. Queste meteore sono associate alla famosa cometa di Halley, che ha un periodo di 76 anni (è passata al perielio nel 1986). Purtroppo quest’anno la Luna, in fase piena il 20, ostacolerà non poco la visibilità delle meteore più deboli.
La costellazione del mese: l’Acquario.
Questa costellazione, la cui forma dovrebbe ricordare quella di una grande brocca di acqua versata da un essere umano, nella mitologia greca rappresenta Ganimede, il Coppiere degli Dei.
Presso l’antica India era associata all’arrivo dei monsoni.
All’interno di questa costellazione segnaliamo la stella multipla Zeta Aquarii, formata da due componenti (A e B) di massa molto simile a quella del Sole, ma rispetto a quest’ultimo si trovano a uno stadio evolutivo più avanzato e sono molto più brillanti. A e B orbitano una attorno all’altra in circa 540 anni; la componente “A” è a sua volta una stella doppia.
L’occhio brillante del Pesce Australe.
All’inizio della serata, verso le 21.30, vediamo a sud Fomalhaut, la stella più brillante del Pesce Australe. La possiamo individuare prolungando verso il basso il lato occidentale del Grande Quadrato al centro della costellazione di Pegaso. Se mi è concessa una piccola nota personale, mi sono sempre chiesto perché si chiami “Quadrato”, dato che è piuttosto un… Rettangolo!
In conclusione parliamo di due oggetti del cielo profondo, entrambi nella costellazione dell’Acquario: una nebulosa planetaria e un ammasso globulare.
La nebulosa “Saturno” (NGC 7009).
È una delle nebulose planetarie più luminose, il cui nome deriva dal fatto che, osservandola visualmente al telescopio, la sua forma allungata ricorda quella del pianeta Saturno (vedi l’immagine qui sopra). La sua distanza non è conosciuta con precisione ma è stimata attorno ai 2-3.000 anni luce. La forma bilobata di NGC 7009 è percepibile visualmente solo con grandi telescopi, oppure utilizzando la tecnica fotografica per accumulare e rendere visibile la debole luce delle propaggini laterali.
L’ammasso globulare M2.
È uno degli ammassi globulari più cospicui visibili nell’emisfero nord, distante da noi circa 38.000 anni luce. Al telescopio è sempre uno spettacolo emozionante vedere un’enorme quantità di stelle racchiuse nello spazio (relativamente) compatto di 180 anni luce: M2 ne contiene almeno 150.000!
Tutti i sabato del mese di ottobre proseguono gli spettacoli al Planetario e le visite guidate notturne, con prenotazione obbligatoria, in Osservatorio Astronomico. Per informazioni e aggiornamenti consultate il sito web.
A cura di Paolo Recaldini
La rubrica “Un, due, tre stella!” è realizzata dalla Fondazione Clément Fillietroz-ONLUS con il contributo della Fondazione CRT.