Inizia la primavera astronomica. Domenica 20 marzo alle 16.33 dei nostri orologi, ha luogo l’equinozio primaverile: il Sole si trova esattamente sull’equatore celeste: in pratica sorge esattamente a est e tramonta esattamente a ovest, naturalmente considerando un orizzonte teorico, ossia totalmente sgombro da ostacoli naturali o artificiali. Il dì dura 12 ore e equivale alla notte: la parola “equinozio” deriva da aequinoctium, derivato a sua volta dalla locuzione aequa nox, cioè “notte uguale (al dì)”.
Le fasi della Luna. Luna nuova il 2 marzo, Primo quarto il 10, Luna piena il 18 e Ultimo quarto il 25.
Luna vicina a stelle brillanti. L’8 marzo il nostro satellite naturale passerà (prospetticamente) a circa sette gradi a nord di Aldebaran (la stella più brillante del Toro) e sarà quindi vicina sulla volta celeste agli ammassi stellari Iadi e Pleiadi; il 12 si vedrà vicina ai Gemelli e il 19 a sud ovest di Spica, la stella più brillante della Vergine.
Venere e Marte vanno incontro a Saturno. Al mattino, prima del sorgere del Sole, a patto di disporre di un orizzonte sgombro verso sud est, già a partire dalle ore 5 sarà possibile vedere Venere, luminosissimo, a un’altezza di 6 gradi. Marte apparirà invece come un punto meno brillante, ma dall’inconfondibile colore rossastro, a 4 gradi a sud ovest di Venere. Per la sua scarsa luminosità consigliamo di tentare di osservarlo non oltre le 6 ora in cui il cielo comincia a schiarire.
All’inizio del mese entrambi i pianeti si muovono nella costellazione del Sagittario, il 7 marzo sconfineranno nel vicino Capricorno, per trovarsi alla reciproca minima distanza apparente il 12 e a fine mese incontreranno Saturno! È questa una specie di preparazione al fenomeno molto particolare di un quasi perfetto allineamento prospettico tra i tre pianeti che si verificherà ai primi di aprile.
La costellazione del mese: il Cancro, un piccolo granchio fatto di stelle. Il Cancro è la più piccola fra le costellazioni zodiacali. Appare come una piccola “Y” a testa in giù, ma la si riconosce meglio grazie alla presenza al suo interno di un piccolo batuffolo luminoso, che già al binocolo rivela la sua natura di ammasso aperto, M44, composto da un migliaio di stelle e alla distanza da noi di circa 600 anni luce.
Questo ammasso fu soprannominato Praesepe da Plinio il Vecchio. Questo termine in latino designa una “mangiatoia” presso cui si foraggiano i due asinelli (rappresentati nel cielo dalle due stelle Gamma Cancri, l’Asellus Borealis, e Delta Cancri, l’Asellus Australis). Gli italiani appassionati di astronomia lo chiamano “ammasso del Presepe”, anche se nella nostra lingua questa parola ha un’accezione prettamente… natalizia. Nei paesi anglosassoni M44 è invece soprannominato Beehive Cluster, ossia “l’Ammasso dell’Alveare”.
Le costellazioni che non tramontano: l’Orsa Minore e l’asterismo del Piccolo Carro. Il mese scorso abbiamo inaugurato una nuova sezione della nostra rubrica, dedicata alle costellazioni circumpolari, quelle che, situate tra polo nord celeste e orizzonte, non tramontano mai. E questo mese parliamo di qualcosa che tutti praticamente conoscono, ma forse non tutti sanno come individuare in cielo.
Se si ha la fortuna di disporre di un orizzonte settentrionale sgombro, guardando con attenzione in prima serata si può riconoscere il Piccolo Carro, che a quell’ora si trova verso nord a metà cielo (cioè a un’altezza intermedia tra l’orizzonte e il punto sopra la nostra testa). Si veda l’immagine qui sotto per maggiore chiarezza.
Come il Grande Carro, anche il Piccolo Carro è un asterismo, ossia un disegno fatto di stelle all’interno di una costellazione ufficiale, che in questo caso è l’Orsa Minore, che fu designata come area di cielo ben precisa dagli astronomi riuniti a Parigi nel lontano 1929.
La figura della piccola Orsa è composta di stelle deboli in aggiunta a quelle un po’ più luminose del Piccolo Carro. Per quanto riguarda quest’ultimo, la scarsa luminosità di quattro delle sue sette stelle è il motivo per cui consigliamo sempre di partire dal Grande Carro, prolungando la semiretta da Merak a Dubhe di cinque volte per trovare il Polo nord celeste e la Stella polare, che è la stella finale delle tre del timone del Piccolo Carro. Con un cielo scuro è possibile quindi individuare la forma dell’Orsa Minore.
Riproduciamo qui sotto l’immagine con cui il mese scorso spiegavamo il procedimento per trovare la Polare.
Orione si vede ancora. Torniamo adesso alle costellazioni stagionali, che nel corso delle notti possiamo vedere sorgere o tramontare. In questo periodo dell’anno, situato tra la fine dell’inverno astronomico e l’inizio della primavera, in prima serata possiamo ancora ammirare verso sud la costellazione di Orione. La sua sagoma è inconfondibile, con la sua forma a clessidra, le quattro brillanti stelle che simboleggiano le spalle e le ginocchia, e le tre stelle della cintura quasi allineate, che balzano agli occhi anche dei meno esperti, e che qualcuno ancora confonde con la coda dell’Orsa Maggiore!
Betelgeuse, la stella che rappresenta la spalla destra del gigante Orione, è una supergigante rossa. Come suggerisce questa espressione si tratta di un’enorme stella con un diametro 1.000 volte quello del Sole e una massa circa 18 volte superiore. Si trova nelle fasi finali di evoluzione: esploderà come supernova entro (relativamente) poco tempo, forse, a detta di alcuni astrofisici, entro 100.000 anni. Rigel, che di Orione simboleggia il ginocchio sinistro, è una giovane stella di 10 milioni di anni di età, che tra alcuni milioni di anni potrebbe seguire lo stesso destino di Betelgeuse.
A fine serata si può ammirare in tutta la sua estensione il Leone, riconoscibile dalle stelle che, disponendosi in una sorta di punto interrogativo alla rovescia, ne formano la criniera. Regolo, la stella più luminosa della costellazione, rappresenta il cuore di questa splendida figura che illustreremo il mese prossimo.
Nel mese di marzo i ricercatori dell’Osservatorio propongono visite al Planetario e visite guidate notturne in Osservatorio Astronomico, in programma al sabato con prenotazione online obbligatoria. Per informazioni, consultate il nostro sito web: https://www.oavda.it/
A cura di Paolo Recaldini