Regali di Natale dal cielo: il solstizio d’inverno e la Grande congiunzione
Questo Natale così diverso vi rende di cattivo umore? Non riuscite ad avvertire la magia dello spirito natalizio? Sursum corda, dicevano gli antichi per farsi forza: in alto i cuori. E siccome di mestiere facciamo gli astronomi, all’invito a sollevare il morale aggiungiamo quello di sollevare anche lo sguardo e rivolgerlo al cielo. Infatti oggi, lunedì 21 dicembre 2020, è una giornata importante dal punto di vista astronomico. Il cielo ci offre un paio di regali, quasi a compensare un po’, almeno metaforicamente, le difficoltà, quando non i drammi, che tutte e tutti stiamo affrontando in questo periodo.
In primo luogo, per l’emisfero settentrionale della Terra oggi è il giorno del solstizio d’inverno. Comincia quindi la stagione fredda, astronomicamente intesa, perché dal punto di vista meteorologico l’inverno è già cominciato dall’inizio del mese.
Ricordiamo che le stagioni dipendono principalmente da come arriva l’energia dal Sole a una certa latitudine. La Terra ruota su sé stessa, come una trottola: è il moto di rotazione, grazie al quale vediamo il Sole sorgere dall’oriente e tramontare verso occidente. È un’impressione, perché è la Terra che ruota in senso opposto – e noi con lei, passeggeri di questa bellissima giostra planetaria.
La Terra si muove anche attorno al Sole nello spazio, moto che invece è detto di rivoluzione. L’asse di rotazione del nostro pianeta è inclinato di 23,5° rispetto alla direzione perpendicolare al piano in cui compiamo il moto orbitale. Se guardassimo il nostro pianeta dall’esterno, vedremmo che, nella parte dell’orbita dove si trova la Terra adesso, al Polo nord l’asse punta nella direzione più lontana dal Sole rispetto agli altri periodi dell’anno. Per questo motivo dall’emisfero boreale, dove ci troviamo, il Sole appare più basso, resta poche ore sopra l’orizzonte e a mezzogiorno i suoi raggi arrivano al suolo molto inclinati rispetto alla direzione perpendicolare al terreno. L’energia ricevuta dal Sole si diluisce sulla superficie dove giunge e l’effetto di riscaldamento è poco efficace.
Al contrario, dall’emisfero australe il Sole appare più alto, resta molte ore sopra l’orizzonte e a mezzogiorno i suoi raggi arrivano al suolo secondo una direzione più vicina alla perpendicolare. In questo modo l’energia ricevuta dal Sole rimane più concentrata per unità di superficie rispetto a quanto capita da noi, riscaldando di più. Ecco perché qui è inverno e dall’altra parte del mondo è estate. Tra sei mesi, quando la Terra raggiungerà la posizione opposta nella sua orbita, la situazione sarà invertita. Il suo asse di rotazione, infatti, non cambia direzione, puntando sempre verso il Polo nord del cielo, vicino al quale si trova la Stella polare. Stavolta sarà l’emisfero boreale ad essere più assolato, diciamo così, rispetto a quello australe: lì sarà inverno, da noi estate.
Oggi, alle ore 11.02 dei nostri orologi, il Sole, nel suo moto apparente lungo l’eclittica, raggiungerà la massima declinazione australe rispetto all’equatore celeste e l’emisfero boreale riceverà la minima illuminazione dell’anno. A partire dall’istante immediatamente successivo al solstizio, il Sole comincia a risalire l’eclittica e di conseguenza la durata del dì (la porzione della giornata con il Sole sopra l’orizzonte di riferimento) inizia a crescere, molto lentamente, ma inesorabilmente. Il termine solstizio deriva dal latino e vuol dire “stazione del Sole” – non quella dei treni, che i Romani non avevano, bensì nel senso della fermata della riduzione delle ore di luce.
I nostri antenati lo ritenevano un momento importante: segna infatti l’inizio della rivincita della luce sulle tenebre. Gli antichi Romani celebravano attorno al solstizio invernale la festa del Sol Invictus, di origine orientale. Il solstizio era talmente di riferimento che perfino le città potevano essere progettate tenendone conto. Un esempio? Aosta! Si sa che venne fondata nel 25 a.C., all’epoca di Ottaviano Augusto. L’attuale nome della città deriva da Augusta Prætoria, in omaggio all’imperatore. Dal 2012, grazie a un’importante scoperta archeologica alla Torre dei Balivi e a successivi studi archeo-astronomici, avvallati da verifiche e prestigiose pubblicazioni scientifiche, abbiamo anche alcune indicazioni in più. La città sarebbe stata fondata proprio il giorno del solstizio d’inverno. Oggi è il compleanno di Aosta, che compie 2045 anni!
Non solo, il suo Cardo Maximus, la strada di riferimento che usualmente va da nord a sud, sarebbe stata orientata in modo da guardare verso il punto da cui il Sole, nel fatidico giorno del solstizio, spunta dal profilo delle montagne. Chi è di Aosta può verificare di persona, andando oggi in via Croce di Città, che approssimativamente segue il percorso dell’antico cardo, e ammirare lo spettacolo. Il primo raggio che spunta oltre la cresta dei monti staglierà le ombre di cose e persone esattamente lungo la direttrice della strada! Non serve andare all’alba, perché il Sole supera l’ostacolo dei rilievi attorno alle ore 10.40-10.50 circa. E come ogni show di successo ci sono le repliche, perché nei giorni subito dopo il solstizio il Sole non cambia di molto il suo percorso apparente in cielo (appunto, “staziona”). Possiamo vedere più o meno lo stesso effetto anche il 22 e il 23 dicembre. Se facciamo delle riprese e le carichiamo sui social, ricordiamo di mettere l’hashtag #Aosta2045 (che non è Blade Runner 2049) e #AostaSolstizio2020.
Per il secondo regalo dal cielo, invece, dobbiamo attendere che il Sole tramonti. Man mano che cala il crepuscolo, indicativamente dopo le ore 17.00, potremo notare a occhio nudo un astro luminoso verso sud ovest. Si tratta della congiunzione tra Giove e Saturno, che appariranno uno accanto all’altro. La vicinanza è solo prospettica: Giove dista dalla Terra 886 milioni di km, Saturno addirittura 1 miliardo 600 milioni di km. Dal nostro punto di vista, però, li vediamo uno dopo l’altro in modo da sembrare uno accanto all’altro.
Le congiunzioni tra Giove e Saturno capitano ogni 20 anni circa. Quella di quest’anno è così speciale da meritarsi l’appellativo di Grande congiunzione. Sarà infatti molto stretta, con i due pianeti che si mostreranno alla distanza di sei minuti d’arco, ovvero un decimo di grado (0,1°). Si tratta di un quinto del diametro apparente della Luna piena. Un avvicinamento di questo genere non avveniva dal 1623. Ma attenzione, allora la congiunzione era ad appena 13° dal Sole, quindi probabilmente nessuno riuscì a osservarla per bene. Per avere una congiunzione più stretta di quella di quest’anno e allo stesso tempo osservabile dobbiamo tornate indietro addirittura fino all’anno 1226.
Chi ha un binocolo o un telescopio non si lasci sfuggire l’occasione di osservare i due pianeti visibili insieme nello stesso campo dell’oculare, con i satelliti di Giove e gli anelli di Saturno. Anche in questo caso, siamo invitati a postare le nostre fotografie dell’evento astronomico sui social con l’hashtag #FUTURO24, rubrica di informazione scientifica e tecnologia di RaiNews24. Tutte le immagini saranno raccolte in una gallery sul sito www.rainews.it. Chi non ha questi strumenti e non si accontenta dell’occhio nudo, trova sui social dell’Osservatorio Astronomico i link ad alcune delle tante pagine che mostreranno in diretta l’incontro tra i due pianeti giganti.
Dalla Valle d’Aosta non sarà affatto scontato vedere la Grande congiunzione. Avviene nella costellazione del Capricorno, vicino al confine con quella del Sagittario, con i pianeti bassi prossimi a tramontare anch’essi. È fondamentale avere sgombro l’orizzonte sud occidentale, sperando poi che la foschia di stagione e la nuvolaglia di passaggio non rovinino la festa. Altrimenti sarà per la prossima volta: per una congiunzione analoga tra Giove e Saturno basterà aspettare il 15 marzo 2080…
La congiunzione di Giove e Saturno è considerata anche una delle possibili spiegazioni dell’evangelica “stella” di Natale, citata nel Vangelo di Matteo. Non una congiunzione qualsiasi, bensì la rarissima “congiunzione tripla”, che si verifica ogni 800 anni circa. Nel 7 a.C. avvenne una congiunzione di Giove e Saturno, nella costellazione dei Pesci, addirittura tripla. Il calendario che usiamo risente di errori di calcolo compiuti quando venne stabilito, per cui la nascita di Gesù sarebbe avvenuta proprio tra il 7 e il 4 a.C. e non nel mitico “anno zero”. Inoltre c’è la suggestione della costellazione dei Pesci, perché il pesce è un antico simbolo del Cristo. Ma che cos’è una congiunzione tripla? Ce lo spiega nel video l’astrofisico Matteo Benedetto, già ricercatore del nostro Osservatorio Astronomico e adesso anima del canale di divulgazione scientifica Melody On Time, di cui è co-fondatore. Il video è il secondo della serie “A Christmas Carol”, realizzato da Melody On Time in collaborazione con il nostro centro di ricerca e cultura scientifica, aderendo insieme al progetto social “È pur sempre Natale” .
Il solstizio d’inverno, il compleanno di Aosta e la Grande congiunzione saranno i protagonisti dell’iniziativa “Aosta – La città del solstizio d’inverno”, trasmessa stasera alle ore 21.00 sul canale YouTube della Regione e sull’emittente TV Vallée. La conferenza online, proposta dall’Assessorato Beni Culturali, Turismo, Sport e Commercio in collaborazione con il Comune di Aosta, il Consiglio regionale della Valle d’Aosta e la Fondazione Clément Fillietroz-ONLUS, è a cura di Stella Bertarione, archeologa della Soprintendenza per i Beni e le Attività culturali, e di Giulio Magli, Professore ordinario di Matematica e Archeoastronomia al Politecnico di Milano, con la partecipazione del nostro ricercatore Andrea Bernagozzi.
Buon solstizio, Buona Grande congiunzione e Buone feste a tutte e tutti dallo staff dell’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta!
L’articolo è stato realizzato in collaborazione con l’Associazione LOfficina del Planetario che gestisce il Civico Planetario “Ulrico Hoepli” di Milano (lofficina.eu).