Lalla Romano: la sua passione per la pittura in mostra

Dall’8 agosto al 7 novembre l’Espace Porta Decumana di Aosta presenta manoscritti, documenti e fotografie e un’ampia raccolta di dipinti e disegni, testimonianza di una passione sempre coltivata dalla Romano accanto a quella per la poesia
Cultura
Ad otto anni dalla scomparsa della grande scrittrice, poetessa e giornalista cuneese Lalla Romano, una mostra fornisce l’occasione per ricordare la sua opera e analizzare il profondo rapporto che l’ha legata alla Valle d’Aosta, luogo abituale di villeggiatura e fonte di ispirazione per alcuni suoi celebri romanzi. La mostra, 8 agosto – 7 novembre, allestita presso l’Espace Porta decumana di Aosta, è ideata da Antonio Ria, il compagno di vita e di lavoro degli ultimi anni di vita che Ledda incontrà nel 1986, dopo la morte del marito. Con Ria la Romano condivise l'amore per l'arte sotto tutti i profili, umani, esistenziali e progettuali. L’esposizione oltre a manoscritti, documenti e fotografie, presenta al pubblico un’ampia raccolta di dipinti e disegni, testimonianza di una passione sempre coltivata accanto a quella per la poesia.

Nei trascorsi di Lalla Romano c’è  anche la figura di Eugenio Montale che con un giudizio positivo sui suoi versi la incoraggiò a pubblicare alcune sue poesie, e il 1941 segna il suo esordio come poetessa Riservata, chiusa ma anche molto determinata, dal carattere severo, rigoroso, introverso, diventano l'impronta più specifica del suo percorso letterario. Nel 1951 pubblica “Le metamorfosi”, brevi testi in prosa dedicati alla descrizione di sogni, nel 1953 e nel 1957 i suoi primi romanzi.
L'opera che rivelerà, dopo vari trascorsi, la scrittrice al grande pubblico è il romanzo “Le parole tra noi leggere”, che ottiene il Premio Strega nel 1969, il cui titolo è tratto da un verso di Montale. Scrittrice infaticabile, contemporaneamente alle pubblicazioni dei libri, svolge anche un'intensa attività giornalistica in diversi quotidiani da il “Giorno”, il “Corriere della sera” a il “Giornale Nuovo”.

Negli anni ’80 le sue opere sono destinate a rafforzarne l'immagine come romanziera impietosa, a volte crudele narratrice dei vizi della borghesia italiana, che si riscatta dai perduranti sensi di colpa tramite aforismi ed un personale, specifico modo di scrivere. Negli ultimi anni continua a scrivere e, nonostante una progressiva malattia agli occhi la consegni ad una cecità quasi assoluta, pubblica a gennaio del 2001, dopo una lunga stesura iniziata a marzo del 2000, Diario ultimo. Dopo pochi mesi muore, il 26 giugno del 2001, a Milano.

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