Certe cose, nella vita come in politica, danno la sensazione di essere, in certi momenti, semplicemente inevitabili. Ed era inevitabile che, sebbene l’ordine del giorno dei lavori non ne facesse esplicito riferimento, il Conseil Fédéral dell’Union Valdôtaine, ieri sera, facesse il punto sull’incontro pomeridiano avuto con l’Uvp.
Il ‘Parlamentino’ unionista si è radunato, formalmente, per parlare del referendum sulle trivelle del 17 aprile (referendum sul quale il ‘Mouvement’ ha deciso di lasciare la libertà di coscienza ai singoli militanti e simpatizzanti), ma il discorso pregnante era tutto rivolto ai Progressistes. Inevitabile, appunto.
La richiesta di confermare il mandato dato alla Commissione politica per “manifestare la disponibilità al dialogo con tutte le forze politiche” per il superamento del difficile momento economico/finanziario regionale ha fatto storcere qualche naso e dalla platea si è alzata qualche perplessità, per non dire di aperto dissenso. Il discorso è semplice: “Per Uvp sono importanti gli ideali ed il bene della Valle o inseguono qualche altro obiettivo?”. E ancora: “Se i ‘figlioli prodighi’ vogliono tornare per dare una mano è giusto, sono valdostani anche loro, ma possono farlo anche restando in minoranza”. Ma non solo: “Faccio fatica a riconoscermi in questa Union, secondo me ci sono dietro più interessi personali che per il bene della Valle d’Aosta. Dobbiamo mantenere una linea che sia una linea, senza cambiare percorso ogni volta”. Ed il riferimento agli accordi con il Partito Democratico prima e l’apertura agi esuli di Creare VdA poi non è neanche troppo velato.
Ennio Pastoret, Presidente del ‘Mouvement’, aveva già cercato di fare da ‘pompiere’ e di andare con i piedi di piombo: “È stato un incontro interlocutorio al quale siamo stati invitati ed abbiamo accettato con senso di responsabilità e con il piacere di incontrarci con chi voleva parlare di politica con noi. Siamo di fronte a grandi difficoltà chiare a tutti, dovute dalla crisi e da un’autonomia aggredita da una radicalizzazione centralista senza precedenti. Ora è indispensabile rafforzare il quadro istituzionale per avere una comunità più forte, unita e determinata, di fronte a quello che ci aspetta in futuro. Vogliamo confrontarci con chiunque sia disposto al dialogo, e questa è e resterà la nostra posizione”.
Augusto Rollandin risponde ricordando le difficoltà di questi tre anni in Consiglio Valle, per cercare di convincere il Conseil che: “Se siamo convinti che gli altri non siano in buona fede per discutere assieme è un dubbio legittimo, ma non si può chiudere ad una discussione che oggi bisogna portare avanti. Vi chiediamo di poter continuare a discutere, e lo faremo attraverso le nostre idee ed i nostri ideali, e se non saremo d’accordo sui programmi non si farà niente. Ora ci chiedono di confrontarci e vedere se ci sono accordi su alcuni punti programmatici, e l’Union Valdôtaine non si è mai rifiutata di parlare con nessuno. Che oggi sia più difficile fare certi passi a causa della storia recente lo capisco, ma questo è un confronto serio e necessario”.
Il Conseil Fédéral, con due astenuti, approva il mandato. Via libera al dialogo con UVP, dunque, anche se i dubbi nelle teste unioniste permangono forti e chiari. Inevitabile, appunto.