L’arrivederci alla prossima edizione che compare anche oggi sul sito del Festival di Sarre e che rimandava appassionati e pubblico all’estate del 2008 è un invito che perde di significato dopo la decisione di Aldo Limonet, assessore al Turismo di Sarre e direttore artistico del Festival, di lasciare il timone della manifestazione. Il Festival internazionale di Sarre, che con il tempo ha portato consensi e plausi ed è cresciuto costantemente grazie alla presenza di artisti di stampo mondiale (Noa, Momix, Youssou n’ Dour solo per citare gli ultimi) non sarà nel cartellone culturale estivo 2008. “Non si butta al vento nulla – commenta Limonet a malincuore – se in futuro si apriranno altre soluzioni il Festival ripartirà, gli sponsor sono stati sempre disponibili e hanno creduto nell’iniziativa, necessita però maggiore condivisione e collaborazione”. Il richiamo di Limonet, che evidenzia di non voler assolutamente aprire polemiche e lanciare accuse, diventa così un invito a trovare nuove strade per gestire il Festival di Sarre, “creatura” voluta e sostenuta dall’assessore Limonet per fare del maniero di Sarre un volano economico e turistico con l’obiettivo di rilanciare le attività del territorio e per arricchire il palinsesto estivo regionale con una manifestazione capace di portare nel Giardino reale e nella sala dei Trofei artisti di fama internazionale della musica classica, tradizionale, pop e della danza.
“La macchina organizzativa del Festival, per il budget economico che gestisce e per la sua complessità, non può più appoggiarsi su una gestione comunale – spiega Limonet – La maggior parte dei finanziamenti arriva, infatti, dai privati, cui si aggiunge un contributo pubblico di circa 50mila euro proveniente dall’Assessorato al Turismo. Il costo di una stagione ormai raggiunge i 250mila euro ma bisogna fare i conti con una programmazione dell’evento che comincia un anno prima a fronte di incertezze di copertura economica e il comune non può correre rischi”.
Per Limonet, che è stato il creatore e organizzatore del Festival, affiancato dai consulenti artistici Manuela Lagnier e Giorgio Costa, la soluzione a tale situazione è la creazione di una fondazione o associazione cui affidare la gestione dell’evento. Un ente che coinvolga Comune di Sarre, Regione e sponsor, tra cui la banca CRT che ha sempre sostenuto l’iniziativa.
Proprio sulla questione, nel periodo in cui nasceva l’Associazione Forte di Bard per la gestione e sviluppo della “sentinella delle Alpi”, ci fu un “pour parler” anche per il Castello di Sarre. “In passato è stata presentata una bozza di Statuto per un’associazione legata al Castello di Sarre – precisa il Sovrintendente ai Beni culturali Roberto Domaine – ne parlammo con Aldo Limonet, un pour parler, ma successivamente dal Comune di Sarre non è arrivato mai nulla. Come Sovrintendenza abbiamo concesso in questi anni le sale del Castello e abbiamo proceduto all’acquisto di sedie utili ad ospitare il pubblico”. Riconoscendo la validità e il successo del Festival di Sarre, Domaine evidenzia che tuttavia il problema è relativo alla crescita del Festival stesso “che rende difficile una gestione comunale ma che non troverebbe soluzione semplice nemmeno nella gestione da parte di un’associazione o fondazione”.
Il Festival vede la sua origine nel 2001 con la rappresentazione dell’opera “Marta e Maria” di Pivetti e Mazzoli. Un esperimento mirato a capire se la bellezza del Castello Reale di Sarre potesse trovare un naturale completamento nella cultura. Dodici mesi dopo, seguì la prima edizione del “Festival Internazionale di Sarre”.