A mezzanotte e dieci, quando a Parigi è ancora guerra, François Hollande va in tv e annuncia alla Francia lo stato d’emergenza. La capitale è sotto attacco e la strategia difensiva annunciata dal Presidente assume, tra l’altro, il nome di “chiusura delle frontiere”, perché “nessuno deve lasciare il Paese, nessuno deve entrare”.
Ventotto minuti dopo, alle 00.38, la promessa dell’inquilino dell’Eliseo si compie. Sul sito del Tunnel del Monte Bianco compare l’avviso: “la circolazione è temporaneamente sospesa nei due sensi di marcia”. La frontiera smette di essere cerniera tra due popoli e torna a rappresentare una barriera tra altrettanti Stati, eretta dalla nazione stordita dai colpi del terrore.
A memoria, non esiste un precedente recente del genere. Quanto basta per mettersi in macchina, verso il confine chiuso. Per il portale sulla Statale 26, all’altezza di Sarre, è una notte d’inverno come altre: il messaggio ricorda di tenere a bordo le catene da neve. Null’altro. All’imbocco dell’A5, casello di Aosta Ovest, il testo è ovviamente diverso, visto che da lì si va proprio alla frontiera: “Tunnel M. Bianco chiuso fermé closed”.
All’una e dieci, l’autostrada è deserta: altri due pannelli luminosi, sul tragitto verso il traforo, ne ricordano la chiusura. E’ solo all’uscita di Courmayeur, tuttavia, che si riceve qualche informazione in più. Il tunnel è chiuso “fino a nuovo ordine”, con l’aggiunta della frequenza di Isoradio (103.3 MHz) per “Info”.
Poco dopo averla sintonizzata, la speaker spiega che il traforo è chiuso per consentire “il controllo di Polizia”. Cosa significhi non è chiaro, ma stanotte le domande sono altre. All’arrivo sulla piattaforma del tunnel, l’accesso è sbarrato con cartelli che guidano le auto in un’inversione di marcia, per tornare da dove si è venuti. I tir sono fermi a bordo strada. In coda se ne contano una decina. Non molti. Le radio CB, dai loro abitacoli, gracchiano e rimandano le notizie sul conto dei morti nelle diverse sparatorie, che continua malauguratamente a salire.
Il tempo di parcheggiare e due poliziotti si avvicinano: “Il tunnel è chiuso”. Spiego le ragioni della mia presenza, ottenendo un “non c’è problema, ma non superi questa linea” dall’agente che indica i coni posti a terra. Automobilisti in attesa di transitare, quando l’orologio segna le due, non ce ne sono.
Questione di dieci minuti e arriva una macchina. Una “Mini”, targa francese. Avvolto nella sua tuta gialla, un addetto della gestione del tunnel si avvicina: “Toutes les frontières sur la France sont fermées…”. Il conducente, un uomo sulla cinquantina, scende e si accendende una sigaretta. Alla domanda se lo aspetti ancora un lungo tratto di strada risponde sbuffando. O non sa cosa stia succedendo, o ha un senso di attaccamento alla nazione leggermente diverso da quello del Presidente Hollande.
Alle 2.20, dopo essere rimasti sul piazzale per qualche attimo, attenti alle loro radiotrasmittenti straripanti di messaggi, gli addetti del traforo rimuovono i coni delimitatori. Uno di loro sale su un furgone, che accende i lampeggianti e percorre lento a ritroso la coda di Tir, suonando il clacson per far presente agli autisti che è possibile rimettersi in marcia. Un altro ancora fa un cenno all’automobilista in attesa: “vous pouvez y aller”. Il primo tir s’infila nel casello alle 2.28. La macchina è subito nella pista accanto.
Quindi, il tunnel è riaperto? “Sì”. Non sono passate nemmeno due ore dalla chiusura. La scelta sembra inspiegabile rispetto all’annuncio iniziale di Hollande. E’ una riapertura temporanea, magari per far passare i camion in colonna e poi la frontiera verrà richiusa? “Non so, provi a chiedere alla Polizia”. Un agente non lontano, alla domanda “chiuderete di nuovo nella notte?”, risponde semplicemente: “per ora è aperto”.
Dal pannello sul piazzale sparisce il messaggio di chiusura “fino a nuovo ordine”, che lascia il posto ad un più rassicurante “Tunnel M. Bianco chiuso il 16/11, dalle 22.00 alle 06.00 per lavori”. Alle 2.51 arriva la precisazione dell’Eliseo: malgrado le parole del Presidente in tv, la Francia ha ristabilito “i controlli alle frontiere”, non “la chiusura” dei confini. I cittadini europei potranno continuare a circolare nella République, se provenienti da Paesi dello spazio Schengen, ma saranno sottoposti a controlli.
Dopo pochi minuti, un posto di controllo sui mezzi provenienti dalla Francia viene istituito anche, alla fine della copertura del piazzale, dalla Polizia stradale. Si circola, ma resta la frontiera con un Paese in stato di emergenza. Di normale, questa notte, c’è ben poco.