Agli abitanti di La Salle, nell’estate 2014, qualcosa proprio non tornava. Possibile che, da un giorno all’altro, con i ghiacciai più alti d’Europa a due passi e problemi di approvvigionamento idrico mai vissuti prima, aprendo i rubinetti delle case non uscisse più acqua?
Sbigottiti, si erano rivolti al Comune. Immediate le verifiche. Nelle vasche dell’acquedotto non c’era effettivamente più una goccia. Il perché, lo si è capito dopo un sopralluogo della Polizia locale: qualcuno si era collegato ad una colonnina antincendio, per irrigare dei prati vicini, consumando tutta l’acqua destinata alle abitazioni, dove non ne è arrivata per diversi giorni.
Il responsabile è stato successivamente individuato e, stamattina, è comparso dinanzi al giudice monocratico del Tribunale di Aosta, Marco Tornatore. Imputato di furto, Cassiano Treboud, 41 anni, allevatore del paese dell’alta valle, ha proposto anzitutto un risarcimento economico di settemila Euro all’Amministrazione comunale, da corrispondere in due tranches.
“Dalle verifiche compiute, – spiega Loris Salice, sindaco di La Salle – il danno cagionato ammonta a circa diecimila Euro. Ad oggi, le proposte avanzate dal responsabile non erano state ritenute sufficienti, mentre quella odierna è apparsa maggiormente congrua e quindi considerata accettabile”.
Treboud ha quindi chiesto, tramite il suo legale, di patteggiare una pena di quattro mesi di reclusione e 200 euro di multa, sostituiti da otto mesi di libertà controllata. Il pubblico ministero, Edmondo Givone, si è riservato di accettare la proposta in occasione di un’udienza convocata per il prossimo 9 marzo, anche per verificare se l’imputato, nel mentre, tenga fede agli accordi transattivi raggiunti stamane, iniziando effettivamente a versare quanto stabilito.
Gli altri guai giudiziari di Cassiano Treboud
Per il quarantunenne di La Salle, quella di oggi è stata una mattinata tutt’altro che semplice. Uscito dall’aula in cui è comparso per il furto d’acqua, era atteso dal giudice Eugenio Gramola, per l’udienza preliminare di un altro processo a suo carico, quello nato dal ritrovamento da parte del Corpo Forestale Valdostano, nell’aprile 2015, in un fienile della sua azienda, di venticinque candelotti di dinamite, di cui non seppe giustificare la presenza.
Difeso dall’avvocato Filippo Amoroso, Treboud, che a seguito della perquisizione venne arrestato e trascorse un periodo in carcere, ha ribadito oggi la sua estraneità alle accuse (pm Luca Ceccanti), sostenendo che il locale in cui è stato rinvenuto l’esplosivo sia in realtà proprietà di un familiare. Il Gup ha deciso il rinvio a giudizio dell’uomo, per ricettazione e detenzione di materiale esplosivo. L’udienza si terrà il 19 maggio, dinanzi al giudice monocratico Marco Tornatore.
I guai giudiziari sembrano comunque non aver fine per Cassiano Treboud. E’ infatti di ieri la notizia del suo ulteriore rinvio a giudizio, nell’ambito dell’inchiesta “Blu Belga”. In quel caso, la Procura ha chiesto di processare l’allevatore per aver smaltito le carcasse di sette bovini nella concimaia della sua azienda agricola. I resti vennero alla luce proprio nella perquisizione in cui la Forestale trovò anche la dinamite.
