Il 18 agosto 2015, in un blitz scattato a seguito di una segnalazione, il Corpo Forestale Valdostano gli aveva sequestrato, in un alpeggio nella Valgrisenche, 194 forme di formaggio della filiera della Fontina. Poco tempo dopo, l’interessato si era opposto all’emissione del decreto penale che, con un’oblazione, gli avrebbe consentito di chiudere la vicenda. Così, Enzo Praz, 56 anni di Aosta, è finito a processo, accusato di detenzione di sostanza alimentare in cattivo stato di conservazione e tentata frode nell’esercizio del commercio. Oggi, al termine dell’ultima udienza, il giudice monocratico del Tribunale di Aosta, Marco Tornatore, ha sentenziato, riconoscendo solo metà di quelle contestazioni.
Per il tentativo di frode, il produttore di formaggi, difeso dall’avvocato Paola Pellissier, è stato assolto, "perché il fatto non sussiste". Per la condizione delle forme rinvenute, invece, il giudice ha inflitto all’imputato un’ammenda di 1000 euro, ma la pena che rischia di rivelarsi più impattante per Praz è la sospensione, per tre mesi, dell’attività di produzione casearia. Il pubblico ministero, Carlo Introvigne, aveva chiesto la condanna dell’uomo, con 1800 euro di multa e tre mesi di stop alla commercializzazione dei formaggi.
In cosa consisteva, secondo l’accusa, il tentativo di frode? Le forme erano state sequestrate dai forestali in un alpeggio sulla sinistra orografica della Valgrisenche, ma il luogo risultava sconosciuto al Consorzio Fontine per quel produttore, perché la sede di produzione da lui segnalata all’organismo di controllo era altrove. In sostanza, a Praz veniva obiettata l’intracciabilità della filiera, elemento che – secondo gli inquirenti – lo avrebbe oltretutto posto in condizione di indebito vantaggio rispetto ai colleghi ligi alle regole. Per quanto riguarda la cattiva conservazione, i forestali avevano rinvenuto le 194 forme su assi in un magazzino sulle quali, secondo gli atti redatti al momento del sequestro, era presente del topicida.