Valanga di Rhêmes, la Procura chiede di revocare l’istanza di archiviazione

Il provvedimento, notificato all’unico indagato nelle scorse ore, arriva a seguito di una memoria presentata, ad inizio settembre, da un avvocato delle parti offese. Potrebbero così proseguire le indagini sul distacco che uccise tre persone.
Palazzo giustizia di Aosta
Cronaca

La Procura della Repubblica ha chiesto al Gip di revocare la richiesta di archiviazione depositata alcune settimane fa relativamente all’inchiesta per omicidio colposo plurimo sulla valanga staccatasi nella zona del colle della Tsanteleina, in alta Val di Rhêmes, il 13 aprile di quest’anno. Nell’incidente erano morte tre aspiranti guide alpine e l’unico indagato era l’istruttore che le accompagnava quel giorno, il 49enne Matteo Giglio, cui è stato notificato (è emerso oggi, martedì 12 settembre) il provvedimento dell’ufficio inquirente.

La decisione della Procura giunge a seguito di una memoria presentata, ad inizio settembre, da un avvocato delle parti offese. Potrebbero così essere possibili ulteriori indagini sul distacco che, verificatosi in territorio francese (una 80ina di metri oltre il confine), aveva ucciso il maestro di sci Sandro Dublanc (43 anni), il finanziere Elia Meta (36) e il campione di scialpinismo Lorenzo Holzknecht (38).

Gli inquirenti avevano sentito Giglio in due occasioni (come testimone e poi quale indagato), ritenendo la sua versione credibile e basando su questo, e sull’assenza di altri elementi, la richiesta iniziale di archiviazione. Per l’istruttore, nell’affrontare il passaggio in un canale caratterizzato dalla presenza di una “placca” di neve ventata, due allievi erano riusciti a seguire le sue tracce, mentre il terzo, Dublanc, era fuoriuscito dal tracciato, finendo nella neve riportata e facendo partire la valanga.

Giglio aveva quindi dato l’allarme, sfruttando un sistema satellitare, e con l’Artva si era poi messo alla ricerca dei compagni. Le condizioni meteo avverse avevano impedito ai soccorsi di raggiungere la zona, consentendo il recupero dei corpi solo l’indomani. Oltretutto, il vento soffiato abbondantemente aveva precluso agli inquirenti la possibilità di ottenere dei riscontri nivologici, senza ricavare quindi indicazioni opposte al racconto reso dall’istruttore indagato. Una visione cui le parti offese avevano già annunciato l’intenzione di opporsi, ma ora è arrivata la decisione del pm che può riaprire il fascicolo.

Valanga di Rhêmes, per il superstite fu causata dalla manovra di una vittima

Matteo Giglio, l’istruttore che accompagnava le tre aspiranti guide morte nella valanga in Val di Rhêmes, è l’unico superstite dell’incidente del 13 aprile scorso. Di più, è l’unico testimone. Altre guide presenti nella zona del rifugio Benevolo (il distacco si verificò nell’area della Tsanteleina) sono infatti state sentite dagli inquirenti, ma nessuna di esse ha riferito di aver assistito all’accaduto. La versione del sopravvissuto – imperniata sul distacco causato dalla manovra di una delle vittime – è stata ritenuta credibile dalla Procura, che ha chiesto l’archiviazione del fascicolo, per omicidio colposo plurimo, in cui Giglio era il solo indagato.

Una versione ripetuta in due occasioni, senza contraddizioni. La prima nell’imminenza dell’incidente, ascoltato a “sommarie informazioni”. L’altra, una settimana dopo, in un interrogatorio, seguito all’iscrizione nel registro degli indagati e durato attorno alle tre ore. Il suo racconto è quindi la sola testimonianza a disposizione degli inquirenti, per i quali non sono emersi rilievi nivologici, tracce gps o altri elementi che lo smentiscano. Le parole dell’istruttore, considerato una guida esperta, al pm Giovanni Roteglia, titolare del fascicolo, ripercorrono i minuti cruciali costati la vita al maestro di sci Sandro Dublanc, al finanziere Elia Meta e allo scialpinista campione Lorenzo Holzknecht.

Sono le 13 passate da poco quando, dopo aver iniziato l’uscita nella val di Rhêmes (dove il pericolo di valanghe era, quel giorno, 2-moderato), i quattro giungono in territorio francese, a 80 metri dal confine (ove la classificazione del rischio era 3-marcato). Arrivati ad una cresta – è proseguito il racconto dell’indagato al pm – nel valutare le condizioni di un canalone, ineludibile per proseguire la discesa, si rendono conto che sulla sinistra orografica è presente una “placca” di neve riportata dal vento, definita pericolosa dall’istruttore.

La decisione, per ovviare al rischio, è di affrontare il tratto uno alla volta, mantenendosi nel centro e nella parte di centro-destra del canale, porzione utile, considerate la necessità di evitare l’accumulo e che a destra si trovano delle rocce. Giglio scende per primo, quindi le sue tracce vengono seguite da Holzknecht e Meta, che non incontrano problemi nell’attraversamento. Dublanc, stando a quanto riferito dall’istruttore, fuoriesce dal tracciato e si sposta sulla sinistra, finendo nella neve riportata e facendo partire la valanga che investe l’intero gruppo.

L’istruttore, ha riferito ancora Giglio, viene coperto a metà dalla massa nevosa. Nel giro di una decina di minuti riesce a liberarsi ed attiva l’Artva, il dispositivo con cui cerca i compagni sepolti, oltre ad aver attivato il sistema satellitare “Inreach” per dare l’allarme. Scava e trova dapprima Holzknecht, poi si sposta seguendo il segnale e individua Dublanc (che crede essere Meta): per nessuno dei due c’è, purtroppo, più nulla da fare. Arriva al punto più a monte, in cui l’Artva segnala la terza presenza, ma iniziato a scavare si ferma per un mancamento. Con un solo sci, arriva in una zona provvista di copertura telefonica e completa le informazioni ai soccorritori.

Le condizioni meteo avverse in quota fanno sì che i soccorsi cerchino di raggiungere il luogo della valanga fino quasi all’imbrunire, ma senza arrivarci. Ci tornano il mattino dopo, quando riusciranno a recuperare i corpi delle aspiranti guide senza vita. Il vento soffiato abbondantemente ha però fatto venir meno la possibilità di ottnere dei riscontri nivologici. Gli accertamenti possibili agli inquirenti non hanno pertanto fornito indicazioni opposte al racconto reso dall’istruttore indagato.

Un elemento fattuale (rilevato dalle tracce gps dei dispositivi delle vittime) è che al momento in cui è stata notata la “placca” di neve ventata, il gruppo era in territorio francese. Ne consegue l’impossibilità di retrocedere parte della condotta di sottovalutazione del potenziale rischio in Italia. Per questa ragione, al di là di eventuali profili di colpa (che la Procura ha comunque concluso senza ritenere integrati), non sarebbe possibile tenere il processo nel nostro Paese in assenza di un provvedimento del Ministro della giustizia.

La Procura chiede l’archiviazione del fascicolo

Conclusi gli accertamenti, la Procura della Repubblica ha chiesto l’archiviazione del fascicolo aperto sulla valanga in cui persero la guida tre allievi del corso per aspiranti guide, lo scorso 13 aprile, in val di Rhêmes. Indagato era l’istruttore che accompagnava le vittime Matteo Giglio, 49 anni, che quel giorno, era riuscito a liberarsi dalla neve e dare l’allarme, grazie ad un sistema satellitare.

Il distacco in cui avevano perso la vita il maestro di sci di Champorcher Sandro Dublanc, 44 anni, il finanziere Elia Meta, 37 anni, e il campione di scialpinismo Lorenzo Holzknecht, 39 anni, si era verificato nella zona della Tsanteleina, cima di 3.601 metri al confine tra Italia e Francia, ed aveva investito il gruppo. Il maltempo aveva impedito l’uso dell’elicottero e i corpi delle vittime erano stati recuperati solo l’indomani.

Depositata, da parte della Procura, l’istanza di archiviazione, ora le parti hanno un termine per decidere se opporsi alla stessa (ha indagato il Soccorso Alpino della Guardia di finanza, coordinato dal pm Giovanni Roteglia). Sarà poi il Gip del Tribunale a dover decidere lo sviluppo del procedimento, accogliendo l’istanza dell’ufficio inquirente, disponendo ulteriori indagini o stabilendo l’imputazione coatta dell’indagato.

Sulla valanga indaga la Procura della Repubblica

Con il deposito dei primi atti da parte del Soccorso Alpino della Guardia di finanza, che sta procedendo agli accertamenti, la Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo sulla valanga in cui, ieri, hanno perso la vita le aspiranti guide alpine Sandro Dublanc, Lorenzo Holzknecht ed Elia Meta. L’inchiesta si prefigge di ricostruire ciò che è accaduto e definire eventuali responsabilità.

Il fascicolo – di cui non sono note al momento le ipotesi di reato, né l’eventuale iscrizione di indagati – è affidato al pm Giovanni Roteglia. Nelle prossime ore, sulla base del riscontro esterno del medico-legale sui cadaveri, il magistrato deciderà se siano necessari approfondimenti tramite l’autopsia delle vittime.

Chi sono le vittime della valanga in Val di Rhêmes

Valanga in Val di Rhêmes, trovati senza vita i dispersi

Sono stati individuati e recuperati dal Soccorso Alpino Valdostano i corpi senza vita delle tre aspiranti guide alpine rimaste coinvolte nella valanga staccatasi attorno alle 14 di giovedì 13 aprile, in Val di Rhêmes. Si tratta del valdostano Sandro Dublanc, 44 anni, maestro di sci di Champorcher, del 37enne Elia Meta, finanziere in servizio alla caserma di Entrèves e del campione di scialpinismo Lorenzo Holzknecht, 39 anni, nato a Sondalo e cresciuto a Bormio. 

lorenzo holzknecht
lorenzo holzknecht

I cadaveri sono stati trasportati ad Aosta. Delle operazioni di riconoscimento e degli accertamenti sull’accaduto si occupa il Soccorso Alpino della Guardia di finanza. Le ricerche erano state sospese nella serata di ieri a causa delle condizioni meteo avverse. Il distacco era avvenuto nella zona della Tsanteleina, cima di 3.601 metri, ed ha investito il gruppo in cui erano i tre, in zona per il corso guide. Assieme a loro c’era l’istruttore del corso Matteo Giglio, 49 anni, che è riuscito a dare l’allarme con un sistema satellitare.

Sandro Dublanc
Sandro Dublanc

La zona è al confine tra Italia e Francia e gli enti di soccorso di entrambi i Paesi hanno raccolto la richiesta. Da subito, il maltempo – con nubi e vento in quota – aveva impedito l’uso dell’elicottero. Le squadre del Soccorso Alpino Valdostano e della Guardia di finanza sono state posate sopra il rifugio Benevolo (a 2.300 metri), per muoversi via terra, ma le condizioni avverse avevano portato allo “stop” delle operazioni.

Elia Meta
Elia Meta

Giglio è stato trasportato al Parini, ma le sue condizioni non sono gravi. Dopo il crollo era rimasto parzialmente coperto dalla neve. E’ riuscito a liberarsi e a cercare i compagni, estraendoli ma incoscienti. Dublanc e Meta erano iscritti all’albo professionale regionale delle guide alpine ed aspiranti guide dal 2020. Holzknecht, nell’albo del collegio regionale dall’inizio di quest’anno, ha vinto nella sua carriera un oro, un argento e due bronzi ai campionati mondiali, oltre a quattro medaglie negli europei.

L’incidente ad un corso guide riporta alla mente la tragedia del settembre 1985, quando un gruppo di aspiranti professionisti della montagna, impegnati in uno dei moduli di formazione, si trovava a 50 metri della vetta del Lyskamm, nel massiccio del Rosa. Un costone di neve e ghiaccio si staccò e travolse tre cordate. Due partecipanti riuscirono a salvarsi, in sei persero la vita, tutti valdostani, tra i 18 e i 33 anni. Una tragedia che scosse l’intera Valle.

11 risposte

  1. Purtroppo, se non ci sono elementi su cui fare ulteriori indagini, non è che rimangano tante alternative all’archiviazione.

  2. L’archiviazione non fa altro che gettare ombre sulla corporazione. Per chi bazzica in montagna soprattutto d’inverno il commento spontaneo sull’incidente è stato “che ci facevano in quel posto con quelle condizioni?”. Non nascondiamoci dietro un dito. La corporazione ha sempre i manganelli pronti contro chi non ne fa parte, in questo caso un procedimento equilibrato sarebbe stato opportuno, non tanto per la ricerca di un responsabile, ma per dimostrare che non esiste qualcuno che gode d’immunità.

  3. Ma… come si può organizzare un Corso di Alpinismo proprio quando e dichiarato pericolo marcato?
    Credo che qualcuno dovrà risponderne.

    1. Sono d’accordo con Andrea, ma qua non si sta parlando di un “corso di alpinismo” si sta parlando di un Corso Guide. Ha soffiato molto vento in questi giorni, come scialpinista so che in questi casi il pericolo è maggiore. Mi auguro veramente che il fascicolo non venga archiviato con tanta leggerezza.

      1. Vergognoso accusare chi non può più difendersi e chiudere un indagine basandosi sulle parole di chi ha portato i ragazzi in quel posto sapendo del rischio marcato. Questa si chiama giustizia?

  4. Conoscevo personalmente Elia Meta, collega affabile e molto preparato. Un dispiacere unico. R.I.P.

  5. Sono profondamente scossa dalla tragedia verificatasi oggi in Val di Rhêmes e provo angoscia per le tre aspiranti guide alpine disperse; tre alpinisti innamorati della montagna che si stavano dedicando, sicuramente con entusiasmo e dedizione, alla loro comune passione. Questa sera desidero sopra ogni cosa sperare in un miracolo, occorre sperare, sempre.
    Silvana Perucca, sorella di Ioio, aspirante Guida Alpina caduto sul Lyskamm Orientale nel 1985 insieme a Corrado, a Carlo, a Piero, a Ettore ed a Roger

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