Si chiama 'Giù le mani dalle nostre acque e dalla Cva: si scrive acqua e si legge democrazia', e si presenterà mercoledì 29 marzo alle 17.00 alla saletta della biblioteca di Châtillon.
Un comitato costituitosi per impedire – attraverso una petizione – che Cva venga quotata in borsa, e perché la partecipata regionale resti interamente di proprietà della Valle d'Aosta: “Visto come è stata gestita la Cva in questi 25 anni – scrive il Comitato in una nota – è necessario che i dirigenti siano nominati non dal Presidente della giunta bensì dal Consiglio regionale a cui devono rispondere. Per fare chiarezza e individuare se ci sono responsabilità il consiglio, nella seduta del 17 febbraio 2017 ha nominato una commissione d’inchiesta. Tale commissione è decaduta, ma è auspicabile che la nuova maggioranza di governo la riproponga”.
“Per quale motivo si vuole vendere la 'gallina dalle uova d'oro'?”, si chiede il Comitato, che specifica: “Con la privatizzazione, gli utili Cva (che a a febbraio 2017 ammontano a 1.386 milioni di euro, ndr) andrebbero in parte a società o persone private riducendo ulteriormente le entrate della Regione e di conseguenza la ridistribuzione ai comuni della Valle”. Richiamando poi il referendum nazionale del 2011 'Giù le mani dalle nostre acque' aggiunge che: “Le acque in quanto bene comune devono essere preservate e tutelate per le generazioni future: con la privatizzazione, per aumentare gli utili, non si farebbe altro che incentivare i prelievi e quindi lo sfruttamento a scapito dell’ambiente, consumo umano, flora e fauna, compresa l’utilità turistico-economica dal punto di vista paesaggistico”.