Vandali a 3000 metri: sfasciano il rifugio per dormire nella fossa biologica

Ad essere preso di mira è stato il Boccalatte-Piolti, a 2.803 metri, tra i ghiacciai di Planpincieux e delle Grandes Jorasses, nel massiccio del Bianco. Secondo il gestore, si tratta di alpinisti, che hanno agito “un po’ per dispetto”.
Cronaca

“E’ un peccato che ci sia gente così in giro”. Il problema adesso è risolto, e il rifugio Boccalatte-Piolti è nuovamente fruibile, ma nella voce del gestore Franco Perlotto, guida alpina veneta di lungo corso, affiorano ancora amarezza e contrarietà. Al momento di riattivare la struttura (di proprietà della sezione di Torino del Club Alpino Italiano), in vista della stagione estiva, si è infatti trovato a fare i conti con evidenti atti vandalici, sulle fosse biologiche e in altri locali.

Il punto è che il rifugio sorge a quota 2.803 metri, su un isolotto incastrato tra i ghiacciai di Planpincieux e delle Grandes Jorasses, nella parte settentrionale del Monte Bianco. Un luogo in cui non si arriva per caso, e comunque non alla portata di tutti, perché occorre un avvicinamento alpinistico dalla durata stimata in tre ore e mezza. Dettagli che portano Perlotto a individuare i responsabili in “alpinisti, non certo turisti”. 

Secondo il gestore, “i danni risalgono a questa primavera, perché nello scorso autunno persone di mia conoscenza erano salite e non avevano riscontrato nulla”. Durante l’inverno, il rifugio è chiuso, ma cartelli in varie lingue, già alla partenza dell’itinerario, avvertono chi volesse intraprendere l’ascensione della possibilità di chiedere le chiavi per poter comunque entrare, già che si tratta “di un’oasi che può rappresentare la salvezza”, alla quale si arriva “con la spia della riserva accesa da un pezzo". “Le chiavi le hanno le guide di Courmayeur – aggiunge Perlotto – le ha il Cai di Torino, le ho io. Alla fine, sarebbe bastato chiedere”.

Probabilmente, qualcuno non ha pensato a tale dettaglio e, un po’ perché alla ricerca di riposo, “un po’ per dispetto, secondo noi”, ha “rotto una porta e dormito nel locale fossa biologica. Il problema è che per riuscire ad entrare, ha divelto completamente una parete”. Il conto dei danni è presto fatto: “2500 euro delle fosse, il legno, il lavoro degli operai e l’elicottero salito fin qui con il materiale”. Al gestore, che nel mentre ha ripristinato la situazione e aperto regolarmente il Boccalatte-Piolti, resta la mesta constatazione per cui “questo non è un rifugio che rende, si dà un servizio. E questo è il ringraziamento”.

Il Cai di Torino, riuscito a riaprire la struttura nel luglio 2016 dopo sette anni di chiusura, non esita, dalle colonne del suo sito, a sottolineare come “un’azione del genere non comporta solo lesioni a parti di una struttura ristrutturata di recente con grande dispendio di energia e di fondi della sezione, ma può causare disagi a frequentatori che utilizzano il rifugio per necessità, e non per farsi le vacanze a sbafo della comunità alpinistica”.

Secondo la sezione piemontese del Club, “stupidità e ignoranza di quanti causano danni agli altri senza realizzare nessun vantaggio per se stessi sono una piaga antica quanto l’umanità”. “Qualcuno – si legge ancora – dice che gli stupidi sono le persone più pericolose che esistano. L’affermazione non fa una grinza, ed è importante non prenderla sotto gamba e ricordarsi che, in mancanza di riprovazione sociale, certi comportamenti tendono a reiterarsi e a spargere contagio”. Difficile non essere d’accordo.

0 risposte

  1. Negli anni 80 mi è capitato di parlare con il custode del Gonella che raccontava di quando qualche buontempone, nel periodo di chiusura, era entrato e aveva buttato fuori pentole , piatti e roba simile.
    Era successo anche un furto di sacchi piuma al Vitt. Emanuele, in inverno, mentre i proprietari erano impegnati in montagna.

  2. che ingenuo!pensavo che tra i veri amanti della montagna certi comportamenti da ultras fossero banditi.certo hanno nome e cognome spero che vengano publicizzati giusto per ringraziarli……

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