Era stato rinviato ancora prima di iniziare, il maxi processo per il crack di Eurovie Costruzioni. Il 7 maggio scorso, il processo era stato rinviato, in quanto il collegio giudicante non era compatibile. Ora, il presidente del tribunale di Aosta ha formato un nuovo collegio e ha fissato una nuova data. Dunque, il processo riprenderà il 22 settembre prossimo.
Ad ottobre dello scorso anno, l’udienza preliminare si era conclusa con due patteggiamenti e tredici rinvii a giudizio. Avevano patteggiato, un anno e due mesi, Giuliano Follioley, 77 anni di Pavone Canavese, e un anno e sei mesi Giovanni Montalbetti, 49 anni di Hône. Per Follioley l’accusa era di bancarotta mentre Montalbetti era accusato di turbativa d’asta e false fatturazioni. Il giudice Maurizio D’Abrusco aveva poi disposto il rinvio a giudizio, per gli altri tredici imputati. Si tratta di: Jean Carbonelli, 47 anni di Aosta; Dario Consol, 41 anni di Donnas; Paolo Anselmo, 50 anni di Aosta; Mario Boidi, 78 anni commercialista di Torino; Giorgio Fagiano, 46 anni di Chiaverano; Maggiorino Beltrami, 71 anni; Rudi Santin, 50 anni di Montalto Dora; Raffaella Cataneo, 52 anni; Patrizio Parisio, 44 anni di Donnas; Walter Pramotton, 52 anni di Donnas; Luciano Cagnassone, 71 anni di Torino; Angelo Cipullo, 68 anni di Caserta e Emanuele Tasca 46 anni di Treviso. Per loro le accuse vanno dalla bancarotta fraudolenta e semplice alla turbativa d’asta, dal falso all’omessa denuncia, dal rifiuto di atti di ufficio a false fatturazioni.
L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Luca Ceccanti, era iniziata a fine 2003 e si era sviluppata su tre filoni: la distrazione di capitali dai bilanci, la concessione di finanziamenti per almeno 10 milioni di euro alla stessa società da parte di Finaosta (la finanziaria della Regione Valle d’Aosta) e la vendita all’asta di Eurovie, acquisita dalla Socea e poi ceduta alla Piemonte Costruzioni. La procura di Aosta ipotizza varie irregolarità nei bilanci della società commesse tra il 1995 e il 1999, con la presunta sottrazione di centinaia di milioni di euro dalle casse che sarebbero finiti in banche estere, forse in qualche paradiso fiscale.