Un folto pubblico ha assistito, venerdì 22 agosto, alla bella chiacchierata, fresca e spontanea, di Paolo Giordano che ha risposto all’intervista condotta da Cesare Bieller e alle numerose domande di persone che avevano o meno letto il libro.
Rompendo la tradizione che storicamente ha affidato lo “Strega” a grandi e affermati nomi della narrativa italiana, Giordano, ventiseienne fisico torinese, si è aggiudicato la 62° edizione del prestigioso premio con il suo primo romanzo “La solitudine dei numeri primi”.
“Non era quello il titolo che avevo scelto, avrebbe dovuto essere Dentro e fuori dall’acqua e ne andavo anche molto fiero!Ma poi ho dovuto arrendermi al consiglio dell’editore e ho fatto bene!”
“In realtà – spiega meglio Giordano – la questione dei numeri primi era allora semplicemente una pagina all’interno del libro, solo più tardi ho realizzato che invece rappresentava la vera chiave di lettura”.
I numeri primi sono divisibili soltanto per uno e per se stessi, sono diversi e solitari, rari ma certi, vicini a volte, come quelli “gemelli”, ma sempre a distanza e incapaci di incontrarsi davvero. Così sono Alice e Mattia, i protagonisti del romanzo marchiati entrambi da episodi diversi ma che hanno avuto il potere di segnare i binari paralleli delle loro esistenze.
“L’urgenza della scrittura passa per il desiderio di liberarsi di alcuni ricordi”, dice Giordano per spiegare l’inizio della vicenda che descrive una bambina spaventata e demotivata in un freddo inverno sui campi da sci; “ho vissuto un trauma simile da piccolo, e nel mio libro c’è molto di me anche se in generale è nascosto, non immagino un modo diverso di scrivere che non passi attraverso me stesso, non basta raccontare ciò che si osserva, occorre filtrarlo”.
Per quanto riguarda l’identificazione con Mattia: “mi ritrovo nel suo desiderio di cercare le geometrie delle cose, ma siamo solo vicini, lui è troppo cupo, questo a me non appartiene!”.
Per il futuro Giordano annuncia di avere già qualche idea magari per sviscerare alcuni aspetti poco sviluppati nel primo romanzo e regalare al suo pubblico un’altra storia a cui appassionarsi.