Raggiri a tre extracomunitari, 36enne condannata a 7 anni e mezzo di carcere

I reati di cui è stata ritenuta colpevole Federica Ieromazzo, 36enne di origini campane, includono la truffa aggravata, la sostituzione di persona e l’estorsione. A suo carico, anche 2.100 euro di multa e il risarcimento danni ad una delle vittime.
Tribunale di Aosta
Cronaca

Ha richiesto diversi minuti, nel primo pomeriggio di oggi, giovedì 5 aprile, la lettura della sentenza nei confronti di Federica Ieromazzo, 36enne di origini campane finita a processo, dinanzi al giudice monocratico Marco Tornatore, per una vicenda a base di raggiri a tre extracomunitari. La donna, già nota alle cronache come protagonista di episodi di truffa ad Aosta e dintorni, è stata condannata a 7 anni e 6 mesi di reclusione, oltre a 2.100 euro di multa ed al risarcimento dei danni ad una delle vittime, costituitasi parte civile.

In vista del giudizio, per Ieromazzo era scattata la custodia cautelare in carcere. Nel sentenziare, il giudice l’ha revocata ed ha disposto gli arresti domiciliari a casa di parenti, nonché l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Tutto era nato da un’indagine della Guardia di finanza sulla dichiarazione presentata dalla 36enne per essere ammessa al “gratuito patrocinio” in un altro procedimento in cui era coinvolta. L’imputata aveva dichiarato di non aver percepito redditi nel 2015, ma le Fiamme gialle avevano accertato un introito di oltre 14mila euro, cui sommare pure quello del compagno (altri 5mila euro circa).

Alla contestazione di falsità in tale attestazione, se ne erano però aggiunte ben presto altre. Approfondendo la vicenda, gli uomini della Sezione di Polizia giudiziaria della Guardia di finanza presso la Procura di Aosta, in collaborazione con i colleghi del Gruppo di Salerno, erano infatti arrivati a ricostruire vari episodi, dall’aprile 2014 all’agosto 2016, nei quali la donna, secondo loro, aveva richiesto soldi ad extracomunitari, in cambio della promessa di “agevolare” il rinnovo dei loro permessi di soggiorno, attraverso l’offerta di un lavoro, spesso come “badanti”.

Di quelle occupazioni non vi era però traccia. Dalle indagini era emerso come Ieromazzo, infatti, licenziasse dopo pochi giorni le persone cui aveva promesso l’impiego, pretendendo anzi da loro ulteriore denaro, a suo dire da fornire all’Inps per la regolarizzazione delle singole posizioni. Non solo l’ente previdenziale non vedeva un centesimo, ma per la Procura la donna – che, in un caso, era arrivata ad attribuirsi il titolo di avvocato (non posseduto) – se non riceveva i soldi passava alle minacce di problemi ai danni di congiunti e, addirittura, di arresto da parte delle forze dell’ordine. Spaventati, i malcapitati spesso pagavano ancora.

L’accusa, al processo, era rappresentata dal pubblico ministero Carlo Introvigne, che aveva chiesto una condanna ad 8 anni e 6 mesi. I reati di cui la donna è stata giudicata colpevole includono la falsità ideologica commessa dal privato aggravata, la truffa aggravata, la sostituzione di persona e l’estorsione, oltre alla falsità nella dichiarazione presentata per il gratuito patrocinio legale. Solo per un episodio (una presunta falsa attestazione al Centro per l’impiego di Aosta ed all’Inps dell’assunzione di un lavoratore), il giudice ha stabilito l’assoluzione “perché il fatto non sussiste”.

Una delle persone raggirate, parte civile attraverso l’avvocato Fulvio Zhara Buda, riceverà, per effetto della sentenza di oggi, 369 euro di risarcimento. Aveva consegnato alla donna, dopo essersi sentito dire che qualora non avesse pagato il figlio “avrebbe passato dei guai”, 1.069 euro e settecento gli erano stati restituiti prima del processo. A carico dell’imputata, il giudice Tornatore ha posto anche 3.420 euro di spese legali. Il giudizio chiuso oggi, segue quello dello scorso febbraio in cui – per episodi simili, di cui si era occupata la Squadra Mobile della Questura – Ieromazzo era stata condannata ad un anno e due mesi per millantato credito.

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