Si è chiuso oggi, martedì 8 maggio, con tre patteggiamenti, il processo ad una famiglia accusata di stalking e interferenza illecita nella vita privata, ai danni di una coppia di vicini di casa, a Saint-Marcel. Sul banco degli imputati erano Massimo Furlan, 77 anni (cui il giudice monocratico Marco Tornatore ha inflitto 10 mesi di reclusione, convertiti in 20 mesi di libertà controllata), suo figlio Oliviero Furlan, 51 anni (6 mesi di carcere, sostituiti da 12 di libertà controllata) e la moglie e madre Giannina Grinfan, 72 anni (6 mesi, pena sospesa).
Per la Procura, rappresentata in aula dal pm Eugenia Menichetti, dal gennaio 2016 al maggio 2017 i tre avevano installato delle telecamere che puntavano fuori dalla loro proprietà, a Saint-Marcel, al fine di osservare il nucleo residente nella villetta accanto. Inoltre, avrebbero agito ai danni della famiglia (che, nel frattempo, è arrivata a mettere in vendita l’abitazione, comprandone una nuova) con minacce, insulti e intimidazioni, anche nei confronti dei figli minori. Tutto ciò, stando alle indagini dei Carabinieri, per affermare un “preteso diritto di supremazia sul circondario”.
La vicenda processuale, iniziata tempo addietro con alcuni fascicoli dinanzi al giudice di pace, si protraeva da tempo. Con l’udienza di stamane, in cui l’avvocato difensore Corinne Margueret ha dimostrato il trasferimento dei tre imputati ad Aosta, sono state revocate dal giudice Tornatore anche tutte le misure cautelari verso i tre. A vario titolo, gli erano stati applicati il divieto di dimora e di avvicinamento, oltre ad un periodo di arresti domiciliari per Massimo e Pietro Furlan, a seguito della violazione – emersa in una precedente fase del processo – di alcune prescrizioni poste all’epoca a loro carico.
