Così come quando fuori c’è il sole e nessuno mi obbliga ad uscire, in maniera uguale e contraria sono attratto dalle cosiddette brutte giornate, quelle che richiamerebbero chiunque verso nessuna destinazione, quelle che già fare dal divano al letto potrebbe risultare un eccesso.
Qui invece si parla e si guarda al facile accesso (almeno durante la stagione estiva), al rombo del motore e alla strada asfaltata. Un percorso storico quello che porta al Colle del Gran San Bernardo, camaleontico e attraente con scadenze di apertura e chiusura sempre più incerte, luogo che nonostante la più o meno densa presenza umana rimane per me carico di impassibilità e fatica, selvaggio e selvatico per certi aspetti, magico e oscuro per altri.
Da qui sono passati soldati, canonici, briganti e piloti, da qui la neve se ne va per ultima e arriva per prima. Sembrava autunno quel giorno di fine agosto, presagio perfetto di come sarebbe stato il mio prossimo futuro, ma questa è un’altra storia… Sono fotografie semplici queste, aiutate da un bianco e nero digitale che vuole riprodurre un’ormai antica pellicola della Ilford, fatte da bordo strada oppure muovendo qualche piccolo passo sulla roccia. Niente dislivelli gargantueschi o cardio frequenzimetri sonanti, niente barrette energetiche o accese sfide personali. Una birra e un tagliere, magari, accompagnati da due note di tabacco e dai Rival Sons nelle orecchie. Ecco la vera comodità. Si, si può andare in montagna anche con l’automobile e nessun sentiero da seguire, senza superare nessun limite o senza dover per forza continuare a esplorare il cielo sulla testa e il terreno sotto ai piedi, e la cosa bella è che si può fare in gradita solitudine, ascoltando e osservando, che spesso, nella troppa compagnia, c’è il rischio di perdersi.