Credo nella memoria cerebrale perchè nell’epoca delle “memorie digitali”, così effimere come lo sforzo che facciamo per riempirle, ci fa soffermare sulla mancanza anzichè sull’abbondanza, e credo che abbiamo bisogno di mancanze per poterci rendere conto di quello che abbiamo, per farlo risplendere, per esaltarlo.
La prima estate dell’incontro, dopo mesi di letargo, dopo musiche dello stereo, ho ascoltato le chitarre fischiare e le casse ribollire, era il mio corpo che ne aveva bisogno, il mio spirito che si schiantava e urlava, l’abbandono più rivendicato che abbia mai provato.
La montagna è vita, certo. E la vita merita rispetto, la vita di tutti però, non solo di quelli che la montagna la possono frequentare in prima fila, con l’abbonamento. Gli slogan sono facili da indossare, rendersi conto del concreto lo è un pò meno.
Com’è vero che uno champagne patisce la sconfitta, quando la forbice delle possibilità si stringe non resta altro che procurarsi un coltello e sfidare il consenso.
Mi sono illuso, illuso che questa pausa forzata potesse caricarsi di pensieri costruttivi rispetto al domani, che potesse portare un pò di sano socialismo e mutualità, e invece siamo all’esame di maturità senza nemmeno il dizionario di italiano.
Mi chiedo cosa ci abbiano insegnato questi giorni di pausa forzata, se veramente sono stati colti come fiori di montagna o se non vediamo l’ora di strapparli per farci belli davanti alla ragazza dei nostri sogni.
Abbiamo, o avremo, una coscienza più ricca dopo questa pausa, cerchiamo di investirla nel migliore dei modi, ce lo dobbiamo ma soprattutto glielo dobbiamo.
Avevamo scelta e ce ne siamo accorti da un giorno all’altro, come tutte le cose belle ci manca quando è assente, ci manca perché era normale andare al bar sgomitando al bancone e guardarsi intorno cercando occhi amici o una donna con bellissime gambe pronte a stringerti qualche ora dopo.
La musica, la Porsche d’epoca e le magliette bianche dentro ai jeans. Le frasi che non ti aspetti. La luce alla fine del giorno e la gonna sotto al ginocchio. I capelli biondi e mossi.
Ma certe anime le incontri nelle canzoni o sui libri, nei documentari o in qualche fotografia e cazzo se ti ci butti dentro quando succede, quei 21 grammi si trasformano in tonnellate inesplorate.
Fa freddo.
Ma voi non lo sentite? Non ho ancora perso il senno, almeno non in questo momento, so bene che la percezione della temperatura è cosa piuttosto soggettiva e negli ultimi giorni ho fatto di tutto per avere un pò di calore intorno, sono uscito e ho visto piccole isole tropicali dove l’accoglienza è di casa e nessuno viene perso per strada, quindi forse mi sbaglio, forse la sento solo io questa puzza di aria condizionata che mi circonda.
Ho scritto del fuoco durante la sua assenza, qui invece, in queste fotografie, era ben presente, nessuno di noi aveva premeditato di farlo ma quella notte era troppo bella per lasciarla così, le stelle e i pianeti ad un certo punto non ci bastavano più, volevamo una luce naturale che fosse lì, vicino a noi, che ci prendesse per mano e ci portasse a dormire, lassù, al bivacco Chentre Bionaz, durante un'anonima giornata di ottobre.