Le operazioni compiute nel 2017 dai consiglieri regionali Augusto Rollandin e Claudio Restano, a favore di congiunti, non erano mirate a sottrarre risorse al sequestro conservativo scattato, nei confronti dei due politici, lo scorso marzo, nell’ambito della causa contabile sui finanziamenti di piazza Deffeyes al Casinò. È la lettura della Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti che, con sentenze depositate negli scorsi giorni (a seguito della camera di consiglio del 4 dicembre 2018), ha respinto l’azione revocatoria richiesta dalla Procura, mirata a dichiarare l’inefficacia nei confronti della Regione, delle disposizioni patrimoniali effettuate dai due amministratori.
Per Rollandin garanzie patrimoniali sufficienti
A Rollandin, l’allora procuratore Roberto Rizzi (cui è succeduto, nel frattempo, Massimiliano Atelli) contestava di essere un “furbetto” del sequestro per un rogito notarile del 30 giugno 2017, con cui l’ex presidente della Regione “riservandosi l’usufrutto, ha posto in essere due donazioni a titolo gratuito della nuda proprietà di numerosi immobili” ai figli, per un “complessivo valore fiscale di 1.011.300 euro”.
Secondo la Procura, in quel momento vi era già un “’eco mediatico’ significativo relativo all’erogazione di finanziamenti al Casinò da parte della Regione Valle d’Aosta e al conseguente esercizio dell’azione per responsabilità amministrativa” da parte dell’ufficio inquirente di piazza Roncas. Una visione che Rollandin, tramite l’avvocato Gianni Saracco, ha respinto sostenendo in udienza, anzitutto, che alla data della donazione non era stato avviato alcun procedimento risarcitorio. Inoltre, il legale ha osservato che l’addebito iniziale della Procura (oltre 17,2 milioni di euro) è stato “notevolmente ridotto” dalla sentenza dello scorso 25 ottobre, passando a 4,5 milioni. Di conseguenza, “la garanzia patrimoniale fornita dal Rollandin appare pertanto senz’altro adeguata, avuto riguardo ai cespiti mobiliari”.
A tal proposito, i giudici hanno osservato a loro volta l’avvenuto decremento tra il danno contestato e quello accertato, stabilendo che, malgrado il verdetto sui finanziamenti regionali al Casinò non sia definitivo (il procuratore Atelli ha presentato appello) e a carico di Rollandin permanga il sequestro conservativo, “le garanzie tuttora fornite dal convenuto appaiono adeguate. Inoltre, “egli ha conservato l’usufrutto dei beni immobili, cedendo ai figli soltanto la nuda proprietà”. La richiesta di azione revocatoria va rigettata perché deve “ritenersi sopravvenuta la carenza di interesse ad agire, in forza della riduzione del danno posto a carico di Rollandin”.
Una polizza garantisce Restano
Riguardo a Claudio Restano, invece, la Procura aveva chiesto la revocazione della costituzione, con atto del 22 febbraio 2017, di un fondo patrimoniale al quale lui e la ex moglie avevano convenuto di assoggettare, senza traslazione di proprietà, alcuni beni immobili a Valpelline. In particolare: un alloggio con autorimessa e “una porzione ancora in costruzione”; la quota di un mezzo di un immobile destinato a bed & breakfast; la quota di un mezzo di alcuni terreni.
Per la difesa – gli avvocati Massimiliano Sciulli e Jacques Fosson – Restano è titolare di una polizza assicurativa “che garantisce la sua responsabilità per colpa grave con un massimale di 2.500.000 euro, ampiamente capiente rispetto all’ipotetico e contestato danno”. Inoltre, analogamente a quanto osservato dal difensore di Rollandin, all’”epoca della costituzione del fondo” egli “non poteva essere a conoscenza di una contestazione nei suoi confronti”. Gli avvocati avevano quindi fatto presente, per la posizione della ex consorte, che essendo intervenuta la separazione tra i coniugi dal febbraio 2015, lei non è “più al corrente delle vicende politiche del marito” e il “fondo patrimoniale era finalizzato soltanto a tutelare i figli” avuti dalla coppia.
Argomenti che i giudici hanno sostanzialmente accolto, sentenziando che “quanto meno da parte” della già moglie dell’esponente di Pnv non vi poteva essere consapevolezza della frode ed affermando la “verosimiglianza della tesi” difensiva, “attesa la situazione famigliare”. Inoltre, il collegio giudicante mette nero su bianco “la sussistenza, provata in atti, di una polizza assicurativa”, che risulta “ampiamente capiente rispetto al danno per il quale” Restano è stato condannato (dell’ammontare di 807 mila euro). In forza di queste considerazioni, l’istanza di azione revocatoria viene rigettata. A questo punto, restano da definire i casi discussi in udienza la settimana scorsa, dell’attuale presidente della Regione Antonio Fosson e dell’ex consigliere regionale Giuseppe Isabellon.