Gli inquirenti lo ritenevano il “braccio destro” del capo di un gruppo di albanesi specializzato in furti, entrato in azione tra Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta e sgominato dall’operazione dei Carabinieri “Alba bianca”, condotta nel luglio 2016 a Torino e provincia. Al termine dell’udienza tenutasi oggi, martedì 15 gennaio, il giudice monocratico del Tribunale di Aosta Marco Tornatore ha però assolto il 32enne Taulant Qoshja per i cinquantaquattro furti, in abitazione e negli uffici di stazioni sciistiche, che gli venivano contestati dalla Procura nella nostra regione.
Nel chiedere di condannare l’imputato a 7 anni e 6 mesi di carcere, il pm Carlo Introvigne aveva addotto quale prova della sua colpevolezza soprattutto la correlazione tra “le intercettazioni e localizzazioni telefoniche” e “le occasioni in cui era stato identificato alla guida di auto” nelle vicinanze dei luoghi svaligiati (in controlli compiuti “senza fargli sospettare l’attività” investigativa in corso). Nel merito dei “colpi” andati a segno in Valle, per l’accusa rilevante era soprattutto “la professionalità” di Qoshja, “data dalla disponibilità a passare notti all’addiaccio, a usare auto dedicate a utilizzare sim card diverse”.
Il pm ha quindi osservato come l’imputato avrebbe dovuto rispondere anche di “associazione a delinquere”, ma “l’andatura della vicenda processuale è stata sfortunata” e, per quell’accusa, “c’è stato il non luogo a procedere in udienza preliminare”. Il processo aostano si è quindi incardinato sull’accusa dei “cinquantaquattro furti commessi tra l’8 aprile e il 18 giugno 2016”. Si tratta di quelli “che gli si è potuto ricondurre in Valle d’Aosta”, ma “non v’è dubbio che ne siano stati commessi altri”, perché le sentenze dei procedimenti celebrati nel frattempo a carico del gruppo in altri Tribunali “riguardano un arco temporale più esteso”.
Proprio su queste considerazioni ha puntato il difensore dell’imputato, Massimo Ghellini del foro di Torino. “Qoshja – ha detto – è stato arrestato il 18 giugno 2016 e quindi dopo non può aver commesso fatti”. Dopodiché, ha “ricevuto l’avviso di chiusura delle indagini, per l’associazione a delinquere”. Dinanzi al Gup cade l’ipotesi “di essere l’ideatore del gruppo”, ma “nonostante tale esito, scatta questo procedimento, in cui l’accusa associativa scompare”.
Nel processo “si è seguito il percorso logico di capire il suo ruolo e un testimone ci ha detto che usava un’auto” vicino ai luoghi dei furti. Questo aspetto però, secondo l’avvocato, è “già stato definito”, con un precedente patteggiamento di Qoshja al Tribunale di Cuneo. Affermazioni cui il pm ha replicato, sostenendo con vigore che “l’azione penale non è stata esercitata” solo per il presunto ruolo rivestito nel sodalizio criminale, ma “per tutti i reati”. Il giudice, dopo essersi procurato una copia della sentenza cuneese menzionata, si è quindi ritirato in camera di consiglio. All’uscita, attorno alle 14, l’assoluzione dell’imputato.
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In futuro invece di 54 furti ne farà 108!
Spero tanto che il signor Giudice non si sbagli, in ogni caso, in barba alla gentilezza giuridica, speriamo arrivi presto la legge sulla legittima difesa.