Il procedimento nato dall’inchiesta su un concorso bandito dall’Usl della Valle d’Aosta nel 2017, per l’assunzione di quattro ginecologi, ha ora una parte civile. Si tratta della stessa azienda sanitaria, che si è costituita, assistita dall’avvocato Corinne Margueret, durante l’udienza preliminare tenutasi oggi, martedì 16 aprile, dinanzi al giudice Giuseppe Colazingari.
Gli imputati sono sei, accusati di concorso in abuso d’ufficio e nella rivelazione di segreto d’ufficio. Si tratta di due componenti dell’allora commissione giudicatrice – il primario del reparto di ginecologia-ostetricia del “Beauregard”, Livio Leo (56 anni), che la presiedeva, e il medico Enrico Negrone (59), al tempo in servizio in Piemonte – nonché dei quattro candidati risultati idonei al termine della prima prova scritta, poi annullata dall’Usl: Veronica Arfuso, Andrea Capuano, Francesca Deambrogio e Riccardo Fiorentino.
L’udienza è stata rinviata al 19 giugno, occasione in cui gli imputati potranno chiedere un rito alternativo, come il giudizio abbreviato. Secondo le indagini del Gruppo Aosta della Guardia di finanza, coordinate dal pm Luca Ceccanti, il test sarebbe avvenuto tramite “quiz”, anziché con domande “aperte”, risultando quindi difforme a quanto previsto dalle norme in materia. Inoltre, nella ricostruzione degli inquirenti, la prova sarebbe stata preparata con ampio anticipo sulla data dell’esame e i quattro concorrenti erano a conoscenza del suo contenuto.
Tesi che la Procura sostiene sulla base della sostanziale identità dei voti riportati dai candidati, che Leo avrebbe inteso favorire anche per la provenienza professionale comune, in aziende sanitarie del novarese. Dall’attività investigativa svolta, uno dei quattro indagati risulta aver compiuto docenze sulle materie scelte dalla commissione per la prova orale (risultate riguardare tutte la stessa patologia), mentre altri hanno all’attivo pubblicazioni scientifiche sugli stessi organi del primario.
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