È il workshop “industria 4.0 e piccole regioni: quale futuro tra globalizzazione e sostenibilità” a concludere la tre giorni dei Job Training Days 2019. La manifestazione dedicata al mondo del lavoro e della formazione termina con un momento di riflessione e dibattito sul rapporto esistente fra industrie di nuova generazione e piccole regioni, nel tentativo di conciliare la dialettica che divide il mondo fra globalizzazione e futuro sostenibile.
Ospiti dell’appuntamento il Presidente Nazionale Vincenzo Boccia, il Presidente di Piccola Industria Carlo Robiglio affiancati dal vicepresidente di Confindustria Valle D’Aosta Francesco Bonfiglio.
Già durante i saluti di apertura vengono toccati alcuni dei temi caldi di giornata, primo su tutti la necessità di una collaborazione fra politica e imprese per riuscire nell’adattamento alle nuove istanze avanzate dalla società in cui viviamo oggi. Poi il bisogno di investire sui giovani e nelle economie circolari al fine di creare un futuro degno di essere vissuto per tutti, come diranno il Sindaco Giovenzi e il Presidente di Confindustria Valle D’Aosta Giachino, a cui Luigi Bertschy aggiunge: “risultato ottenibile solamente ripensando il modo di fare lavoro e facendo programmi chiari e definiti in settori di importanza strategica per la Regione e la Nazione”
Il dibattito
Il dibattito, moderato dal già Vicedirettore di TG5 Giuseppe De Filippi, vede l’intervento di Patrik Vésan, docente presso il Dipartimento di Scienze Economiche e Politiche dell’Università della Valle d’Aosta, secondo cui: “L’industria 4.0 rappresenta una novità importante per le politiche industriali e di competitività del nostro paese. Il progetto lanciato già nel 2016 non è stato di sola iniziativa italiana e doveva essere un piano per sfruttare la lenta ripresa economica in atto. A dire il vero altre realtà sono partite prima, ad esempio la Francia o la Spagna, e nei fatti quello italiano è sembrato più un tentativo di rincorsa nei confronti di questi paesi.” Anche Bonfiglio è d’accordo nel dire che il piano varato dal ministro Calenda rischia di essere un mero “piano di rincorsa” e si dispiace nel notare che, a tal proposito, il nostro Bel Paese non riesca a stare in prima linea quando si tratta di innovazione industriale:” parlando di industria 4.0 pensiamo spesso di conoscere ciò di cui stiamo parlando, ma non è così! Purtroppo manca della didattica a riguardo, e nel settore industriale la formazione è di fondamentale importanza. Inoltre in questo contesto è anche cambiato il ruolo di Confindustria che adesso è pure orientata allo scouting di eccellenza di settore e di advisoring”
Secondo Robiglio, invece, il ruolo di Confindustria sarebbe quello di impegnarsi a cambiare le vesti e la mente di persone ed imprenditori. Questo per potersi adattare alla nuova industria 4.0 che di fatto rappresenta un importante strumento per il futuro. “È di primaria importanza la formazione e la creazione di competenze”, aggiunge il presidente di Piccola Industria.
L’intervento di chiusura viene lasciato al Presidente Vincenzo Boccia, il quale racconta come già da tempo Confindustria abbia avviato una forma di evoluzione del pensiero economico in Italia nell’ottica dell’industria 4.0, proponendo “una politica dei fattori e non dei settori” che nega l’esistenza di contesti e, appunto, settori innovativi in favore di una gestione diversa e più efficace di capitali umani e monetari da parte delle istituzioni.
Conclude ponendo l’accento su due aspetti fondamentali per la riflessione economica in Italia. Da una parte la necessità di un ritorno alle origini, più precisamente al tanto caro Articolo 1 della Costituzione Italiana che suggerisce, anzi eleva, il lavoro come collante ed elemento fondamentale della nostra società. Dall’altra la necessità di pensare all’aspetto temporale dei progetti e dei piani proposti dalle istituzioni, poiché il tempo può esserci amico o nemico in quello che facciamo, e per questo è fondamentale per gli attori del settore politico-industriale porsi obiettivi di medio periodo e cercare quantomeno di portarli a termine senza che la breve durata dei governi degli ultimi anni ne intacchino le basi ed i propositi.