Tre aziende agricole valdostane, del campo dell’allevamento, sono inibite a negoziare con la pubblica amministrazione – cioè non possono vendere ad enti i loro prodotti, né partecipare a gare d’appalto eventualmente bandite – perché colpite da interdittiva antimafia del Questore. I provvedimenti sono stati spiccati, uno all’anno, tra il 2017 ed oggi.
Il dato sul numero degli atti d’interdizione emessi in Valle, vale a dire nove dal 2015, è emerso ieri durante l’audizione in prima Commissione consiliare del questore Ivo Morelli. Se, in una prima fase, ad esserne raggiunte sono state esclusivamente società edili od operanti nel campo del movimento terra (sei in tutto), una modifica al codice delle leggi antimafia del 2017 ha ampliato la casistica in cui il provvedimento scatta.
Attraverso quella revisione è stato infatti previsto l’impedimento a trattare con gli enti pubblici nel caso in cui soci o componenti dell’azienda abbiano riportato condanne per reati quali la truffa ai danni dello Stato, o la truffa aggravata per il conseguimento di pubbliche erogazioni, fattispecie spesso legate alla percezione (indebita) di contributi o sovvenzioni (ricorrenti nella legislazione, comunitaria, statale ed anche regionale, a sostegno delle attività rurali).
Da questa circostanza sono nate le tre interdittive più recenti, che appunto interessano tre aziende del settore agricolo, con sede in Valle. Il caso – come osserva chi ha familiarità con la materia – è diverso da quello delle imprese edili, in cui l’interdizione non è direttamente connessa a procedimenti penali, ma basata su un quadro indiziario dal quale il competente Gruppo interforze desume il rischio di condizionamento aziendale da parte del crimine organizzato.
Se sull’interpretazione di quegli indizi spesso si basano i ricorsi contro le interdittive (l’ulltima società edile venne colpita nel settembre 2017), l’esistenza di una condanna è aspetto non ambiguo, che vincola l’autorità all’emissione della misura di prevenzione, tanto che tale tipo di interdizione raramente viene impugnato.
Nella stessa logica è prevista, in questi casi, la possibilità per gli imprenditori, ottenuta la riabilitazione penale, di chiedere la revoca dell’interdizione. Al momento, comunque, tutte e tre risultano in vigore.