All’Ospedale Parini i medici, gli infermieri, le Oss dei reparti in prima linea nella battaglia contro il Coranavirus non hanno tempo neanche per andare in mensa. Saltano i pasti o mangiamo alle macchinette. Il grido di allarme di alcuni di loro è stato raccolto a inizio settimana dalla Locanda Urbana, un ristorante in centro ad Aosta che, vista l’emergenza, ha deciso di dare il suo contributo. “Il ristorante era chiuso, avevamo il magazzino pieno di alimenti deperibili, abbiamo comunque voluto rispondere all’appello di chi sta lavorando notte e giorno per la comunità” ci racconta Roberto, il titolare.
E così, sempre alla velocità della luce, contattano il Parini, preparano la pasta al ragù Parini, la confezionano in 25 monoporzioni facili da riscaldare e la consegnano, insieme ad una decina di pinse, sabato scorso, era il 14 marzo, nel reparto di Medicina 1. “Abbiamo preparato piatti semplici da gestire, in grado però di restituire un po’ di energia”. Il tutto senza chiedere nulla.
Dall’Ospedale Parini poi il soccorso alimentare di chi è in prima linea si è allargato ai Carabinieri, alla Questura, alla Guardia di Finanza. In pochi giorni sono una sessantina di pasti donati.
Roberto pensa e agisce velocemente. Capisce che non possono fare tutto da soli, che la loro non è che una goccia nel mare per cui contatta altri 6 ristoratori di Aosta per allargare l’azione, per rispondere in modo più efficace alle necessità alimentari degli operatori sanitari del Parini. Accettano in sei – Puburger, Locanda Urbana, Sushi Koi, Fruit koi, Oriental Bambu e B63 a cui si aggiunge Alessandro Lunardi, l’ideatore di Pinsette– si chiameranno “Ristoratori per il Parini”. “Proprio in queste ore stiamo dialogando con l’Azienda usl per capire cosa di hanno bisogno, e se possiamo portarglielo noi”.
Detta così sembrerebbe facile, ma la riorganizzazione della Locanda Urbana ha richiesto una grande accelerazione di tempi “Come Locanda stavamo già pensando di aprire al delivery, con quello che è successo abbiamo dovuto lavorare in tempi brevissimi e in condizioni complesse” spiega Roberto.
Così in quattro ora vivono da giorni praticamente autoisolati nel loro ristorante. Roberto, dopo diversi anni, ha ripreso in mano la cucina, Francesca la sua compagna gestisce gli ordini e smista le consegne a domicilio e poi ci sono Sebastiano e Raphael che in fretta e in furia da camerieri di sala si sono riconvertiti a rider portando i piatti a casa delle persone. Per spostarsi usano per lo più il mezzo elettrico e dove non si riesce l’automobile.
Dallo stop forzato per il decreto del Governo oltre alle attività di beneficienza consegnano dai 20 ai 60 pasti al giorno. “Abbiamo deciso di non fermarci non per lucro, con i pasti che consegniamo siamo comunque in perdita, ma per portare un po’ di calore e di piacere nelle case dei valdostani”. “Il futuro sono i piatti consegnati a domicilio – chiude Roberto – e finito questo momentaccio spero di assumere nuovo personale e non di licenziarne.”
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Bravi!!! Come già detto…le persone “semplici” si attivano, sono solidali, si aiutano… Resto in attesa dei politici… cosa fanno?
Grandissimi, iniziativa doppiamente lodevole perchè si evitano sprechi e si dà un aiuto gratuito a chi è in prima linea coi fatti.