Truffe online, 32enne indagato per i raggiri a tre valdostani

L’uomo, individuato dalla Polizia postale di Aosta e sottoposto a misura cautelare, è ricorso al metodo dell'“ATM reverse”, nei confronti di venditori di beni in rete. L’inserzionista, anziché ricevere il pagamento, finisce con il ricaricare una carta Postepay.
immagine di archivio
Cronaca

Sono note come truffe “ATM reverse” e i loro responsabili risultano spesso difficili da individuare, perché colpiscono per via telematica e sfruttando vari prestanome. Del raggiro ai danni di tre valdostani, che avevano posto vari beni in vendita online, la Polizia postale e delle telecomunicazioni del capoluogo regionale, attraverso approfonditi accertamenti, è però venuta a capo. Così, i Carabinieri di Sandrigo (Vicenza) hanno eseguito una misura cautelare disposta dal Gip del Tribunale di Aosta, su richiesta della Procura, nei confronti di un 32enne del luogo, chiamato a rispondere di truffa aggravata, sostituzione di persona e indebito utilizzo di carta di credito.

I fatti risalgono al periodo tra la fine di febbraio e marzo 2019. Su portali di inserzioni online, tre residenti in Valle pongono in vendita due valigie, delle porte interne per abitazione e una bici da corsa. Una persona li contatta e si dice interessata all’acquisto. Chiede di recarsi ad uno sportello Bancomat, per chiudere la transazione rapidamente. A quel punto, il potenziale compratore fornisce delle istruzioni da seguire e il venditore non si rende conto – nella concitazione del momento (ovviamente alimentata dall’altro all’altro capo del telefono) – che, anziché ricevere un pagamento, sta ricaricando una carta Postepay, pagando anche le commissioni dell’operazione.

Così facendo, ai tre venditori è stato carpito un totale di 3.616 euro. Il Gip del Tribunale, nell’accordare la misura cautelare, ha riconosciuto l’aggravante della minorata difesa, per le modalità telematiche di compimento della truffa (quindi con la vittima distante e in condizione di maggiore vulnerabilità). Nel campo del contrasto ai raggiri online, proprio questo elemento è giudicato innovativo rispetto al passato ed in grado di offrire un’arma in più agli inquirenti. Le vittime di questi tranelli, peraltro, non sono solo anziani. Gli “addetti ai lavori” sottolineano come sia la voglia di incassare, dopo aver pubblicato un’inserzione, a rendere meno attenti e facili prede dei truffatori.

Il fenomeno è quindi insidioso e il primo errore è pensare che non possa capitarci. Chi vi ricorre è infatti un professionista del settore. Tant’è che il pm Carlo introvigne, che ha coordinato le indagini, vista la natura di pluripregiudicato per fatti specifici dell’indagato, ne aveva chiesto la custodia in carcere. Il giudice ha optato per l’obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria tre volte a settimana. L’accusa di sostituzione di persona è legata all’aver fornito, nel contattare i venditori, delle generalità false (non solo nel nome, ma anche nella provenienza). Quella di indebito utilizzo di carta di credito si riferisce, invece, all’aver turlupinato pure la persona che ha fornito al 32enne, cedendogliela poco dopo l’attivazione, la carta Postepay poi ricaricata dai valdostani.

Secondo le indagini, all’inconsapevole prestanome erano state rappresentate necessità personali legittime e comunque ben diverse dalla riscossione dei proventi di truffe. Anche in questo caso, la contestazione del reato è aggravata dall’aver agito per assicurarsi il profitto dei raggiri attuati nei confronti dei tre venditori. I soldi delle truffe sono stati ritirati dall’indagato in tre località del trevigiano. Un accorgimento in più, quello di cambiare zona e luogo del prelievo ogni volta, derivante probabilmente dall’esperienza sviluppata nel tempo dall’indagato e mirato a rendere ancora meno evidenti le proprie tracce, per quanto telematiche. Stavolta, però, non ha funzionato.

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