“In questi mesi abbiamo sperato di poter essere presi in considerazione in modo importante, sapendo che le grandi difficoltà quotidiane reclamavano a gran voce la necessita di cure urgenti e mirate. Abbiamo atteso che i referenti politici e tecnici (soprattutto la Sanità e le Politiche Sociali) fornissero da un lato indicazioni utili e chiare e dall’altro riuscissero a predisporre, in tempo utile, gli adeguati sostegni, necessari a garantire comunque una qualità di vita degna di tale nome”.
A scriverlo è il Coordinamento disabilità Valle d’Aosta, parlando del lungo “lockdown” vissuto anche dal mondo della disabilità, con i servizi ripartiti il 22 giugno scorso.
Un’attesa di risposte, da parte delle istituzioni, che però è venuta meno. Il CoDiVda, infatti, aggiunge: “Ricordiamo che ogni persona con disabilità è unica e necessita di un piano individualizzato di presa in carico. A volte tali interventi sono onerosi e complessi da organizzare, altre volte invece non richiedono che pochi accorgimenti in più rispetto alle persone pienamente autonome. Purtroppo, occorre sottolineare che molte delle nostre aspettative sono rimaste tali. Non abbiamo avuto segnali forti e precisi da parte delle istituzioni responsabili di voler dare aiuto e risposte alle famiglie, con il risultato, per molte di loro, di aver vissuto periodi di vera segregazione senza la possibilità di riprendere contatti forti e produttivi con il mondo fuori dalla propria abitazione”.
Ora, però, anche il mondo della disabilità chiede di ripartire: “Adesso c’è la necessità urgentissima di riprendere la continuità assistenziale – si legge ancora nella nota –, per le famiglie, ma ancor di più per le persone con disabilità con le quali gli operatori dovranno ricostruire il rapporto di fiducia e complicità interrotto bruscamente; sarà necessario recuperare le competenze che si sono perse in questi tre mesi, ci vorrà tempo, non possiamo permetterci di sprecarne. Per gli studenti con disabilità la ‘scuola a distanza’ spesso è stata inefficace per le difficoltà facilmente immaginabili di taluni, ma anche per il venir meno della parte relazionale dell’esperienza scolastica che, in molti casi, costituisce la parte più importante del percorso formativo di uno studente con disabilità e che difficilmente sarà recuperabile, specialmente per i più giovani”.
Il cambio di paradigma
Per il Coordinamento disabilità serve una ripartenza, sì, ma anche una nuova prospettiva: “Chiediamo alle istituzioni responsabili che questo momento costituisca l’occasione per ripensare il paradigma ‘assistenziale’ di presa in carico e cura delle persone con disabilità e delle loro famiglie, alla luce delle chiare indicazioni contenute nella Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, favorendone l’accesso ai diritti e il contrasto alle discriminazioni. Il CoDiVdA è ovviamente disponibile a collaborare, come sempre, con le forze sociali per costruire una società valdostana accogliente e matura, che sappia non dimenticare i cittadini più deboli, ma allo stesso tempo non si può permettere e non intende aspettare un giorno di più. Le difficoltà prospettate e che ben conoscevamo sono esplose in maniera deflagrante mettendo a nudo le carenze o I’assenza di adeguati strumenti che da anni sollecitiamo. A solo titolo di esempio Il Dopo di Noi, il progetto DAMA, il reale sollievo famigliare, i progetti personalizzati costruiti sulle specifiche esigenze sociosanitarie della persona e così via, già oggetto di ripetute segnalazioni negli anni scorsi”.
“Infine – chiude la nota –, in merito alla lettera alle famiglie a firma dell’Assessore Baccega che comunica la riapertura dei servizi, esprimiamo da un lato un certo sollievo palesato da parte delle famiglie interessate, sottolineando come i tempi siano comunque risultati lentissimi: ci aspettavamo segnali in tal senso almeno da un mese e mezzo. Inoltre, pur consapevoli dei limiti che le misure di prevenzione al contagio impongono, auspichiamo un impegno da parte dell’Amministrazione Regionale nel non allungare ulteriormente i tempi di attesa per il rientro presso le strutture assistenziali, siano esse regionali o in convenzione (ad oggi le attività sono limitate ad un paio d’ore all’aperto); ci aspettiamo da subito e in modo continuativo forti segnali affinché la situazione possa tornare il più presto possibile alla normalità (con la piena ripresa delle attività). Tale necessità è dettata sia dalla necessità di riprendere la continuità assistenziale che dall’urgenza di dare respiro alle famiglie. Da questo punto di vista, continuando a fornire alle istituzioni il nostro contributo, saremo attenti a monitorare le varie situazioni, a denunciare eventuali ulteriori ritardi ed a stimolare il processo di completamento del funzionamento dei servizi”.