Truffe agli anziani, colpì anche in Valle l’organizzazione sgominata dall’inchiesta “Gerione”

L'indagine, coordinata dalla Procura di Imperia, si è chiusa ieri, giovedì 26 novembre, con l'esecuzione di 15 misure cautelari, tra le quali 10 arresti. Per l'episodio in bassa Valle finirono in manette, in flagranza di reato, due persone.
Arma dei Carabinieri Aosta
Cronaca

C’è anche la truffa ad una 79enne valdostana, risalente al marzo 2019, tra quelle confluite nelle investigazioni dell’indagine “Gerione”, coordinata dalla Procura di Imperia e chiusasi ieri, giovedì 26 novembre, con l’esecuzione, da parte dei Carabinieri, di quindici misure cautelari (dieci arresti con custodia in carcere, nelle case circondariali di Napoli, Potenza e Terni, e cinque sottoposizioni all’obbligo di dimora) nei confronti dei presunti appartenenti ad un’organizzazione criminale a base campana, ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata a raggirare anziani.

L’inchiesta è stata avviata nel novembre 2018, per chiudersi a maggio 2019, ed ha messo in luce l’esistenza di cinque distinte “batterie”, tra loro collegate in ragione della conoscenza dei luoghi da colpire da parte degli affiliati. A queste sono stati ricondotti dai militari del Comando provinciale imperiese 42 episodi (alcuni non consumati, ma comunque tentati) in dieci diverse regioni italiane – tra le quali appunto la nostra, assieme a Emilia Romagna, Friuli, Lazio, Lombardia, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria e Veneto – per un danno complessivo di 300mila euro.

Cinque, durante le indagini, le persone arrestate in flagranza di reato, tra le quali i due uomini che, il 28 marzo dell’anno scorso, stavano tentando di fuggire dopo aver “ritirato” 1.000 euro da una donna di Verrès. Alla 79enne, qualcuno si era annunciato telefonicamente poco prima come “Cancelliere del Tribunale di Aosta”, spiegando che il figlio aveva causato dei feriti in un incidente stradale, ma “pagando una multa, non ci saranno strascichi giudiziari, si presenterà a breve da lei un avvocato”.

La tecnica del “finto legale” o del “finto Carabiniere” è stata messa a fuoco quale “modus operandi” collaudato dell’organizzazione. Il livello associativo che si occupava delle telefonate compiva più tentativi, all’indirizzo di persone scelte in ragione della posizione dei complici già sul territorio, fino ad arrivare alla persona emotivamente più fragile, possibilmente con l’abitazione in posizione periferica, così da agevolare la fuga di chi si sarebbe presentato al domicilio. Nell’episodio valdostano, però, la vettura usata dagli impostori era stata segnalata all’Arma per altri tentativi di truffa, avvenuti subito prima ad Aosta, Saint-Vincent e nuovamente Verrès, e i militari erano sulle sue tracce.

Una volta affiancati i fuggiaschi in bassa valle, i Carabinieri della Compagnia di Saint-Vincent/Châtillon li avevano bloccati (vano il tentativo di fuga a piedi di uno dei due). Dopo l’arresto in flagranza di reato erano comparsi in Tribunale per il processo con rito direttissimo, conclusosi, dopo qualche settimana, con il patteggiamento da parte di entrambi. L’indagine della Procura ligure è stata alimentata anche dal materiale raccolto dagli inquirenti valdostani su un’altra decina di episodi nella regione, relativi allo stesso arco temporale. Il nome dell’inchiesta è stato scelto per rievocare la falsità e la malvagità dei fraudolenti di raffigurazione dantesca. Qualità che, purtroppo, gli anziani coinvolti faticheranno a dimenticare.

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