Un anno di carcere. È la condanna chiesta nell’udienza di oggi, venerdì 11 dicembre, dal pm Maria Luisa Verna al giudice monocratico Marco Tornatore nei confronti del 41enne aostano Alberto Broglio, a giudizio per l’occultamento del cadavere del 48enne Emanuele Sella. Il corpo era stato ritrovato il 20 giugno 2019 in una cantina sfitta delle “Case Giacchetti”, nel quartiere Cogne del capoluogo regionale.
Il processo si svolge con rito abbreviato. Concluse la requisitoria dell’accusa e l’arringa del difensore dell’imputato, l’avvocato Oliviero Guichardaz, culminata nella richiesta di assoluzione, il giudice ha rinviato per eventuali repliche del pubblico ministero (e per le possibili controrepliche) a martedì 22 dicembre, giorno in cui è quindi attesa la sentenza. Sui fatti avevano indagato il Nucleo Operativo Radiomobile dei Carabinieri e la Squadra Mobile della Questura.
Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, l’imputato – che vive nello stesso stabile di via Lexert – era consapevole che l’uomo si fosse stabilito nelle cantine e, una volta accortosi della sua morte, ha tentato di dissimulare la presenza del corpo senza vita, nella volontà di evitare ripercussioni. In particolare, senza essere riuscito a trovare aiuto per spostare la salma, Broglio gli avrebbe spruzzato sopra del profumo.
Un tentativo infruttuoso, perché a favorire la scoperta dell’accaduto era stato proprio l’olezzo proveniente dalle cantine, amplificato dal periodo particolarmente caldo, a far scattare l’allarme dei condomini. Secondo l’autopsia, Sella era morto una ventina di giorni prima del ritrovamento nel seminterrato. La causa della morte era stata individuata dall’esame tossiologico in un’intossicazione derivante anche dall’assunzione di alcool.
Non erano però emersi, dagli accertamenti, elementi tali da condurre la Procura a contestare ad altre persone responsabilità nel decesso. Così, Broglio è andato da solo a processo, con l’accusa di occultamento del corpo. Sella, di origini biellesi, viveva in un comune della “plaine”: la sua scomparsa era stata denunciata dalla moglie. Alla sua identificazione si era giunti, visto l’avanzato stato di decomposizione del cadavere, attraverso alcuni brandelli di vestiti.