“L’emergenza Covid e le restrizioni hanno rinforzato il bisogno di lavorare al di fuori dell’aula scolastica, privilegiando i contesti all’aperto. È stato ribaltata l’opinione dominante: prima dentro era sinonimo di sicurezza e fuori di pericolo, ora viceversa”. Così Fabrizio Bertolino, docente di Pedagogia generale e sociale presso l’Università della Valle d’Aosta, spiega la teoria su cui si fonda Classi sotto il cielo, progetto triennale di collaborazione tra il Dipartimento di Scienze umane e sociali e le scuole valdostane, primarie e dell’infanzia in primis.
Si tratta della prima azione promossa dal centro di ricerca universitaria GREEN, con l’obiettivo di valorizzare i contesti esterni alla scuola come luoghi di approfondimento, per fare scuola in un dialogo tra dentro e fuori. Raccogliere l’interesse di insegnanti ed educatori è il primo passo per coinvolgere il maggior numero di scuole: ecco perché l’Università della Valle d’Aosta fa parte per il terzo anno consecutivo del gruppo di atenei organizzatori del Corso di Perfezionamento Intrauniversitario “Educazione e natura: ruolo e competenze per un professionista all’aperto”.
Organizzatori insieme ad Univda sono l’Università di Milano Bicocca, l’Alma Mater Studiorum di Bologna e l’Università degli Studi di Parma. La terza edizione del percorso formativo ha preso avvio il 7 novembre 2020 e vede coinvolti 57 professionisti iscritti, che si mostrano sensibili al tema dell’educazione all’aperto. Il corso permette l’acquisizione di 120 cfu per un totale di 128 ore, sotto forma di incontri in presenza e a distanza. In un periodo in cui la didattica a distanza sta atrofizzando sempre di più l’esperienza scolastica, la formazione di professionisti dell’educazione all’aperto rappresenta dunque un’occasione per sperimentare nuove alternative alle classi spesso troppo “strette” dei nostri edifici scolastici.